AUSTRALIAN OPEN. L’azzurra perde il servizio otto volte su dieci e cede alla Suarez Navarro. Il 2013 sarà una stagione difficile. Ottimo Seppi, ok Murray, suicidio Lisicki.
Andreas Seppi ha iniziato l’Australian Open nel migliore dei modi
 
Di Riccardo Bisti – 15 gennaio 2013

 
Il sogno di Carla Suarez Navarro è vincere un torneo del Grande Slam. Dice che uno vale l'altro. Se insisti, tuttavia, rivela che l’Australian Open è il suo preferito. “Ma la vittoria con Venus Williams non c’entra niente! Mi piace la città, l’organizzazione e poi il clima è molto simile a quello delle Canarie”. La spagnola, piena di talento e dal gran rovescio a una mano, avrà un’altra ragione per amare lo Slam australiano. Ha sconfitto Sara Errani con un doppio 6-4, mandando a casa (senza appello) la freccia più importante dell’arco italiano a Melbourne. Non otterrà mai gli stessi risultati di Nadal, ma Carla gli assomiglia parecchio, almeno sul piano caratteriale. Isolana come lui (Rafa viene dalle Baleari, Carla dalle Canarie), di poche parole e con qualche problema di comunicazione (per anni ha parlato quasi soltanto il dialetto della sua zona). E’ la seconda volta che la Suarez Navarro dà una delusione al tennis italiano. La prima risale al Roland Garros 2008, quando battè Flavia Pennetta dopo che l’azzurra aveva superato Venus Williams e ambiva a chissà quali traguardi. Piccola, poco attraente, ma dotata un elegante rovescio, forse ancor più bello di quello della Schiavone, è la miglior giocatrice del tennis spagnolo. Un tennis femminile in rivolta, che ha chiuso ogni rapporto con la presidenza federale (a proposito: sabato ci sono le elezioni). Secondo le migliori giocatrici, Josè Luis Escanuela non porta avanti alcun programma di sviluppo per il tennis in gonnella. Per fortuna ci sono le Accademie, come quella di Luis Bruguera, dove la Suarez si è trasferita qualche tempo fa e si allena con Muguruza Blanco e Martinez Sanchez. Fino a qualche mese fa c’era anche Anastasia Pavlyuchenkova.
 
L’Australia, dicevamo: quattro anni fa battè Venus Williams e raggiunse i quarti, sconfitta dalla Dementieva. Sembrava pronta a esplodere (è stata anche n. 22 WTA), ma quel carattere un po’ così, schivo e tranquillo, un po’ Lucio Battisti e un po’ Simone Bolelli, ne ha rallentato la crescita. Allora ha pensato bene di cambiare qualcosa e unirsi al “Team Elitia” dell’Accademia Bruguera, sotto la guida di coach Xavi Budo. Un tipo esigente. Le dice di guardare più video, di autoanalizzarsi. A volte gli dà ascolto, altre no. “Da quando mi alleno a Barcellona ho trovato amicizia e competitività anche in allenamento – racconta – ma va meglio anche sul piano economico. Spendo meno”. Frew Mcmillan, acuto osservatore, ha detto che il suo tennis ricorda vagamente Justine Henin. Chissà cosa ne pensa Sara Errani, battuta nel catino della Margaret Court Arena, altra splendida interprete del rovescio a una mano. Con il suo tennis di fatica, forgiato in Spagna, la Errani sembrava una specie di intrusa nel tempio del tocco e del talento. Dopo i tanti complimenti del 2012, oggi la Errani merita le critiche. Ha giocato male ed è stata disastrosa al servizio, perdendo ben otto turni di servizio su dieci. Un’involuzione preoccupante, perché l’anno scorso era riuscita ad ovviare al problema. E adesso le scadranno i 500 punti intascati 12 mesi fa, quando acchiappò i quarti di finale prima di perdere (con onore) dalla Kvitova. Sarita dovrà lavorare duro al servizio, perché non può permettersi di tirare la seconda palla a 109 km/h di media, soprattutto fuori dalla terra battuta. Ma con quel movimento lì, parecchio costruito, sarà dura. A parte un break in avvio, la Errani ha sempre rincorso. Preoccupa l’epilogo di entrambi i set: la Suarez Navarro è andata a servire sul 5-3 sia nel primo che nel secondo, ma si è fatta brekkare. Due volte su due, la Errani non ha tenuto il servizio al momento di restare in partita. Un cattivo segnale. Adesso si concentrerà sul doppio, poi dovrà fare il punto della situazione in vista di un 2013 che si preannuncia molto delicato.
 
Tra gli uomini, l’Italia prende una boccata d’ossigeno grazie ad Andreas Seppi. C’era un briciolo di preoccupazione per il match contro Horacio Zeballos, mancino argentino dotato di buon braccio ma fragile fisicamente. La vittoria al recente challenger di San Paolo aveva destato qualche preoccupazione, invece Seppi ha dominato dalla prima all’ultima palla, chiudendo con il punteggio di 6-2 6-4 6-2. Partita convincente, con pochi errori e ancor meno fronzoli. Non sarà facile artigliare i primi 20 grazie a questo torneo, ma non si sa mai. Al secondo turno affronterà una vecchia conoscenza: quel Denis Istomin battuto tre volte su quattro, con l’unica sconfitta giunta all’ultimo Wimbledon. Questo Seppi può farcela…e poi, chissà. Tra gli altri match di giornata, si segnala l’agevole esordio di Andy Murray. Nel primo match sulla Rod Laver Arena, lo scozzese ha cercato di sbrigare in fretta la pratica Haase. Ce l’ha fatta. Ha rischiato grosso Caroline Wozniacki: la danese ha superato 2-6 6-3 6-3 Sabine Lisicki, ma che fatica! Dopo essere stata schiantata nel primo set, Caroline ha cercato di allungare gli scambi e variare il gioco, ma era impotente di fronte alla potenza della tedescona. Il problema della Lisicki è che tira a occhi chiusi, senza alcun discernimento. Se la palla le sta in campo è punto, ma ci sono momenti in cui infila grappoli di errori gratuiti senza alcun senso. Nel secondo set, sul 5-3 Wozniacki, ha avuto un paio di palle break per portarsi 4-5, ma le ha giocate in modo scandaloso. Nel terzo è salita 3-0 prima di perdere sei giochi di fila, senza colpo ferire. Una partita sconcertante, buttata via. E Caroline ringrazia.