da Wimbledon, Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo
Wimbledon 2012 pare essere per Sara Errani l'edizione dei record. Dopo aver segnato la più breve conclusione di match dal rientro in campo (11 secondi senza nemmeno toccar palla grazie a un doppio fallo avversario) nella partita d'esordio del torneo contro Coco Vandeweghe, il terzo turno gliene riserva un secondo, meno apprezzabile: un parziale di 24 punti a 0, un set perso senza agguantare nemmeno un punto.
Dopo una giornata infinita, dopo la seconda sconfitta del pomeriggio in coppia con Fabio Fognini nel misto, ma soprattutto dopo l’amarezza e lo shock ancora percepibile per quei primi 15 folli minuti contro Yaroslava Shvedova, Sara si presenta in conferenza stampa.
Ad accoglierla, oltre al solito folto gruppo di connazionali, alcuni giornalisti stranieri, incuriositi dal numero da Guinness. Nel tour era accaduto una sola volta, nel 1983, a Delray Beach, quando Bill Scanlon sconfisse Marcos Hocevar con il punteggio di 62 60. Ma mai in uno Slam! “Golden set”, lo definiscono.
“Forse per l’altra – attacca Sara – perché per me è stato qualcosa di allucinante. La mia priorità era vincere punti, come sempre, ma non per evitare un record. L’unica cosa che posso dire è che non mi deve far male, non deve essere una vergogna, perché credo di dovermela prendere più per una partita giocata male, mentre oggi non mi sento di aver fatto un disastro”.
Per chi fosse preoccupato per la sua stabilità mentale (magari qualcuno c’è), scordatevi il pensiero. Sara è più lucida che mai, abbattuta come è normale che sia ma consapevole di aver fatto il suo. “Era l’altra che era ingiocabile. Oggi ho risposto più a Mirniy in misto che a lei in singolare. Penso abbia servito meglio della Williams. Sono pure andata a guardarmi le statistiche. Ho messo il 75% di prime palle ma lei mi ha fatto comunque 35 vincenti. Il mio coach mi ha detto di avermi vista un po’ ferma di gambe. Forse appoggiavo male, ma a me non è sembrato di essere lenta”.
Curiosamente l’avversaria di Sarita sembra predisposta a impressionanti strisce vincenti. Nel 2006 la Shvedova, opposta a Amy Frazier a Memphis, infilò 23 punti prima di inciampare su un doppio fallo e concedere poi il game del 61 del primo set. L’incontro in quel caso aveva poi preso una piega diversa, perché l’americana si era vendicata portando a casa il match con un doppio 60.
“Da fuori poteva sembrare un buon terzo turno – scherza la romagnola – Comunque sapevo sarebbe stato un incontro duro, ci avevo già perso altre volte. E con un servizio così magari vince Wimbledon, chissà” aggiunge con scarsa convinzione. D’altra parte, il quinto, impressionante set di Rosol contro Nadal qualcosa insegna. Ma ancora di più dice la sconfitta in tre set dello stesso ceco contro Kohlschreiber al turno successivo. “Semel in anno licet insanire”, dicevano i latini – una volta all’anno è concesso impazzire – poi però la ragione ci riporta a terra. A Sara resterà certo un pessimo ricordo e qualche copertina straniera ma, tenta di rassicurare “perdere 64 64 sarebbe stata comunque una sconfitta”. Vorremmo crederti, Sara…