Al 18esimo tentativo, Sara Errani approda alla seconda settimana di uno Slam: battuta la Cirstea in tre set. E adesso i quarti non sono un miraggio. DI RICCARDO BISTI 
Tutta la grinta di Sara Errani

Di Riccardo Bisti – 21 gennaio 2012

 
E adesso non ti fermare. E’ l’appello che l’Italia del tennis lancia a Sara Errani, che dal basso dei suoi 164 centimetri guarda tutti dall’alto. Alla 18esima partecipazione (consecutiva) in un torneo del Grande Slam, ha finalmente superato lo scoglio della prima settimana. Un risultato eccezionale, che fa il paio con i due successi WTA colti nel 2008 (Palermo e Portorose). Le chiediamo di non fermarsi perché avrà un match possibile, contro Jie Zheng, vincitrice un po' a sorpresa su Marion Bartoli. Negli ottavi di uno Slam è difficile chiedere di meglio. Già, gli ottavi. Per la romagnola erano diventati una specie di ossessione. In cinque occasioni era giunta al terzo turno (curiosamente mai al Roland Garros, lo Slam sulla carta più favorevole) ma non aveva mai superato lo scoglio. Stavolta ce l’ha fatta, al termine di un match dai due volti con la rumena Sorana Cirstea, sosia di Ana Ivanovic nello stile e nell’aspetto, ma non nell’efficacia, battuta 6-7 6-0 6-2. L’exploit al primo turno contro la Stosur aveva rilanciato la rumena, classe 1990 ed ex promessa "teen". Adesso è “soltanto” una delle cinque rumene tra le top 100. Il tennis della Cirstea è più convenzionale di quello della Errani. Botte piatte, trame lineari. Sara, al contrario, è impostata come terraiola e deve sempre inventarsi qualcosa per contrastare lo strapotere fisico delle avversarie. Stavolta ha avuto un pizzico di fortuna, poiché la Cirstea ha avuto un problema fisico dopo aver vinto il primo set (parte bassa della schiena, ma anche fianco sinistro) e ha ceduto 10 giochi di fila. Ma è un regalo che “Sarita” si merita, per l’impegno e i sacrifici cui si sottopone dall’età di 12 anni, quando papà Giorgio la spedì per un anno da Bollettieri. Piangeva tutti i giorni, ma si è costruita un carattere d’acciaio. Lo stesso che l’ha aiutata a non abbattersi quando in Italia non ha trovato nessuno che la volesse seguire nella fase del delicato passaggio a professionista. Pigrizia? Scarsa lungimiranza? Comunque sia, si è trasferita in Spagna e ha trovato ospitalità presso l’Accademia Tenis Val di Valencia, dove ha conosciuto Pablo Lozano “Uno che ha voglia di viaggiare e ha grandi ambizioni”.
 
In Spagna ha trovato la sua dimensione, fino a inserirsi stabilmente tra le top 50. E’ dal 2008 che si mantiene sugli stessi livelli, mostrando una continuità impressionante. Con il suo fisico e il suo tennis, basta lasciarsi andare un attimo per franare e non rialzarsi più. Invece lei è sempre lì, e per una volta la sorte le ha dato una mano. Dopo aver spazzato via la controfigura di Nadia Petrova, ha sfiancato la Cirstea in un primo set estenuante, perduto nonostante un setpoint a favore nel tie-break. Sul 6-5 per lei, la Errani ha sparato in corridoio una risposta e perso i due punti successivi. Sembrava l’ennesima occasione persa per il tennis italiano. Invece no, stavolta no. Sara ha continuato a giocare come se niente fosse, sbranando piano piano la Cirstea. Al termine del secondo set, la rumena ha chiamato la fisioterapista e si è fatta massaggiare la schiena. La trainer è rimasta nel suo angolo fino alla fine del match, portandole persino la borsa al termine. Visibilmente menomata, la Cirstea è andata sotto 4-0 nel terzo set e non è riuscita a colmare il divario quando il dolore sembrava finalmente passato. Ed è uscita dal campo tra le lacrime. La Errani, sostenuta dal numeroso clan italiano (c’erano Vinci, Barazzutti, il prof. Parra, anche Giorgio Di Palermo), è stata perfetta sul piano mentale. Non è mai facile giocare contro un avversario menomato, ma lei ci è riuscita alla perfezione. E ha pure chiuso in bellezza, tirando un bel dritto incrociato. Il suo sorriso, la sua gioia, hanno squarciato le nuvole di una giornata uggiosa, dando all’Italia un posticino nella seconda settimana quando ormai non ci credeva più nessuno. Un risultato reso possibile – va detto – anche dal cambio di attrezzo. La nuova racchetta è più potente e le permette di essere aggressiva, lei che certamente non brilla per potenza.
 
I quarti di finale, adesso, non sono un miraggio. Per emulare Francesca Schiavone, tra le prime otto lo scorso anno, troverà Jie Zheng che ha battuto con un rapido 6-1 6-2 a New Haven nel 2010. Negli ottavi di uno Slam, senza essere testa di serie, è difficile chiedere di meglio. Nel frattempo, in campo femminile si è delineato l'ottavo di finale tra Petra Kvitova (+Kirilenko) ed Ana Ivanovic (+King). Nella notte italiana, si è consumata un'altra sorpresa: Vera Zvonareva si è arresa 7-6 6-1 alla connazionale Ekaterina Makarova, che probabilmente negli ottavi avrà l'onere di perdere contro Serena Williams. Terremoti permettendo, obviously.