Una giornata ricca di emozioni al Foro Italico in un martedì che ha visto calare il sipario sulle qualificazioni

ROMA – “Cecco, Ceccoooo“, si sentiva dalla Grand Stand Arena. «Diego, Diegoooo», facevano eco dal campo 12. Cori da stadio, tifo a squarciagola, emozioni e rimonte. Tra le pieghe dei primi giorni di tennis al Foro Italico, è facile imbattersi in partite che restano epiche magari solo per qualche ora, un giorno al massimo, nella consapevolezza che nel nostro ricordo verranno poi cancellate dall’arrivo dei campionissimi. Siamo solo nelle qualificazioni eppure sono anche e soprattutto partite come quelle di Passaro, un giovane che cerca di (ri)farsi strada nel grande tennis, e di Schwartzman, un veterano alle ultime apparizioni, che restituiscono agli appassionati la vera essenza del tennis, fatta di sudore e terra smossa.


Francesco Passaro, perugino di 23 anni, è venuto a capo di un incontro strambo e drammatico contro il croato Ajdukovic dopo tre ore e tre tie break (7-6 6-7 7-6) di pura lotta. Un match point fallito nel secondo set, nel terzo era in vantaggio per 5-0, prima di subire la rimonta del rivale. «Questo torneo è tropo importante per me – ha detto a fine incontro – mi sono venuti improvvisamente troppi pensieri, non sono stato più lucido». Sul 2-2 del tie break decisivo, la sospensione per pioggia, e la ripresa dopo circa tre quarti d’ora. «Non era semplice non pensare alle occasioni mancate ma ho gestito bene la pressione, e ce l’ho fatta». Grande amico di Arnaldi, un concittadino come Francesco Cancellotti (numero 21 del mondo nel 1985) come fonte di ispirazione, Passaro un anno fa era arrivato a sfiorare la Top Cento (numero 108 il 13 febbraio 2023) prima di scivolare inopinatamente indietro, fino al 240º posto attuale. «Cosa è successo? Mi ero creato troppe aspettative, pensavo solo ai punti, al ranking, e questo mi ha distolto dall’obiettivo principale, migliorare. Per fortuna, il mio team (il suo allenatore storico è Roberto Tarpani, ndc) e la mia famiglia hanno continuato a credere nelle mie capacità e ora mi sento un giocatore più maturo. Voglio entrare nella Top 100 e giocare con continuità nel circuito ATP. Ma un passo per volta, non mi voglio più mettere fretta». Mettendo magari a frutto anche gli allenamenti invernali svolti ad Alicante con Sinner. «Jannik è un ragazzo straordinario e un vero campione. Vederlo in azione, capire come gestisce certe situazioni, in campo e fuori, è stato molto utile». Passaro giocherà per la terza volta nel tabellone principale degli Internazionali, dopo le due wild card del 2022 e 2023 (e le sconfitte in primo turno con Garin e Ramos Vinolas). Il perugino è stato sorteggiato al primo turno del main draw con Arthur Rinderknech.

E poi c’è il Peque, il piccolo grande Diego Schwartzman, che un paio di giorni fa ha annunciato che chiuderà la sua carriera tra pochi mesi, nel torneo di Buenos Aires del febbraio 2025, e che oggi ha ribaltato il kazako Kukushkin (4-6 6-2 6-3) per qualificarsi nel tabellone principale. Classe 1992, Diego ha vinto quattro titoli Atp ed è arrivato in semifinale al Roland Garros nel 2020. Una bella carriera (è stato anche numero 8 del ranking) ma un calo netto negli ultimi mesi. Chiuso il 2023 al 114º posto della classifica, quest’anno non è riuscito nemmeno a qualificarsi in cinque tornei e negli altri sei ha perso al primo turno. «In campo non mi sento più felice, non sorrido più», aveva scritto annunciando l’addio. Forse è bastata l’aria di Roma per restituirgli fiducia, in quel torneo dove Schwartzman (ora 142º del ranking) ha ottenuto la sua vittoria di maggior prestigio, la prima in carriera contro Nadal, allora numero 2 del mondo. Era il 2020 e quel successo lo lanciò verso l’unica finale disputata in un Masters 1000. L’argentino dovrà vedersela al primo turno del tabellone principale con Aleksandar Vukic.

La magia del Foro Italico ha colpito ancora.