L’INTERVENTO – L’avvocato Massimo Rossi ha chiesto una replica all’intervista realizzata ad Angelo Binaghi dopo la sua rielezione. Alcune cose ci hanno trovato d’accordo, altre un po’ meno, ma sono tutte meritevoli di attenzione. Ognuno si farà la sua idea, ma ci piacerebbe che vicende come il ricorso della settimana scorsa (rigettato) non si ripetessero.L’Assemblea FIT ha stabilito che Angelo Binaghi e il suo gruppo dirigente resteranno al vertice del tennis italiano fino al 2020. Subito dopo l’elezione, abbiamo avuto la possibilità di parlare con il Presidente FIT di varie tematiche e linee programmatiche. Un prodotto molto apprezzato, tanto da essere riproposto integralmente sul sito FIT. Tra le varie tematiche affrontate con Binaghi, c’è stata anche l’intenzione di candidatura di Massimo Rossi, che però non ha superato il famoso “sbarramento” per ottenere la candidabilità (300 circoli, 200 atleti e 20 tecnici). L’avvocato piacentino ha letto l’intervista e ci ha gentilmente chiesto la possibilità di una replica. Abbiamo accolto volentieri la sua proposta perché TennisBest si propone, da sempre, di essere una “tribuna aperta” che dà spazio a tutti, nel rispetto assoluto delle parti e con spirito totalmente propositivo per il bene del tennis italiano. Siamo d’accordo con alcune considerazioni di Rossi (in tutta sincerità, abbiamo sperato che la modifica all’articolo 9 dello Statuto non passasse) e meno su altre (La FIT aveva investito molto su Camila Giorgi, chiedendo in cambio soltanto la disponibilità a giocare in Fed Cup: normale che a una mancata risposta alla convocazione seguisse una spaccatura. Più in generale, la FIT attuale sta investendo cifre importanti sul Settore Tecnico), ma sono tutte meritevoli di riflessione. Come abbiamo segnalato nel podcast, il nostro auspicio è che ci sia un abbassamento degli sbarramenti per la candidabilità. 520 firme ci sembrano troppe: siamo sicuri che l’attuale gruppo dirigente non ne abbia bisogno e un più facile accesso alle candidature migliorerebbe il processo democratico ed eviterebbe una vicenda come quella del ricorso effettuato da Rossi. Una storia che, crediamo, sia definibile con un unico aggettivo: antipatica. Ecco cosa ci ha detto Massimo Rossi.
QUESTO BINAGHI NON MI DISPIACE
“Vorrei fare una premessa: ho apprezzato molto Angelo Binaghi nella vostra intervista. Per la prima volta l’ho trovato pieno di spirito, ironia e simpatia. Una volta non era così, oggi posso dire che ci uscirei volentieri a cena per scambiare qualche parere. Tenete presente che non lo sento personalmente da 10 anni….Quando ha citato la frase di Galgani sugli avversari della mia portata o quando ha detto di aver concordato con me la mia candidatura, le ho prese come battute simpatiche e molto ironiche. Ed è qualcosa. Quando avevo scambiato qualche parere con lui ne ero uscito svuotato: adesso mi sembra molto diverso, anzi, sarebbe bello un confronto aperto su tutti i temi del tennis, magari su SuperTennis. Non mi dispiacerebbe affatto”.
SULL’ETA’
“Gli auguro di arrivare a 68 anni con il mio stato di forma e, soprattutto, la mia lucidità mentale. Anche qui trovo una nota positiva nelle sue frasi: possiamo dire che quando arriverà a 68 anni non si candiderà più. Questa mi sembra una buona notizia, vuol dire che esiste un paletto”
SULLE PROSSIME ELEZIONI
“E’ molto probabile che si terranno quando io avrò 72 anni, ma non è detto. Ho intenzione di provare a ricandidarmi, ma la storia della FIT insegna che possono succedere tante cose: dimissioni del Presidente, del Consiglio, un commissariamento….non è detto che le elezioni arriveranno quando io avrò 72 anni. Quando dice che non ho lo spessore sportivo per essere un avversario, non capisco a cosa si riferisca: è vero che ho giocato soprattutto a livello di Coppa Italia, mentre lui ha toccato livelli più elevati, ma non vedo il nesso: non credo che sia necessario essere stato un tennista più forte per essere preferibile come presidente. Io so solo che mio padre, medaglia d’argento nel pugilato alle Olimpiadi di Los Angeles 1932, mi ha insegnato ad amare tutto lo sport. Ho scelto il tennis perché secondo me è una disciplina fantastica”.
SUL RUOLO DI AVVOCATO
“Visto che è il mio lavoro, ci tengo a precisare una cosa importante. Io ho gestito come avvocato 5 cause contro la FIT. Quattro le ho vinte alla grandissima, con tanto di condanna alle spese e con sentenze definitive, passate in giudicato. Una l’ho persa, ma non è ancora passata in giudicato. E’ pendente, ma non è ancora definitiva. Essere definito avvocato delle cause perse, come era stato fatto anni fa, è qualcosa che non mi piace”.
SULLA CANDIDATURA STRUMENTALE E SENZA SOSTEGNI
“E’ vero fino a un certo punto. Di sostegni ne ho raccolti a bizzeffe. Di certo non sono arrivato al limite richiesto. Molti mi hanno chiesto come mai non sono partito prima: il fatto è che io, da persona corretta, non chiedo supporto ai club prima ancora che si sappiano i nominativi dei candidati. Di fatto ho avuto solo il mese di agosto per raccogliere le sottoscrizioni. Tuttavia, credo che il vero motivo per cui non ce l’ho fatta sia un altro: Non mi e’ sembrato corretto che in alcune situazioni si sia mossa anche la poderosa macchina federale per raccogliere le dichiarazioni di appoggio a presidente e consiglieri. Mi sembra uno “spostare i termini” della par-condicio. Tutti i candidati dovrebbero essere uguali, anche il presidente uscente non dovrebbe sfruttare l’apparato federale. E poi tutte le dichiarazioni di appoggio a Binaghi e ai consiglieri sono quantomeno anomale: sono fatte tutte sullo stesso modello, presentano grafie uguali per gruppi di province e nessuno ha fatto il controllo di corrispondenza del nominativo del legale rappresentante del circolo. Nessuno ha fatto la verifica di autenticità della firma. Non sto dicendo che fossero false, ma credo che una verifica andasse fatta. La verità è che i vari moduli non presentano una piega, un segno, mentre quelli mandati a me sono tutti su carta intestata del circoli, piegate, spedite e ricevute per posta. Nessuno ha risposto alla nostra richiesta su come siano arrivate queste sottoscrizioni. Posta? Nota di deposito? Credo che il sistema mi abbia impedito di avere un ‘parterre’ di circoli a mio favore perché è arrivata prima la macchina federale con modalità che ritengo anomale o quantomeno antidemocratiche. Di certo è provato che alcuni delegati provinciali hanno mandato questi modelli chiedendo di riceverli firmati senza indicazione del nome del candidato. Questo non mi sembra del tutto corretto. Attenzione: è un argomento diverso rispetto a quello che avete toccato nella vostra intervista, dove parlavate di deleghe. Sulle deleghe mi viene da essere d’accordo con Binaghi”.
SULLE DELEGHE
“Binaghi, tuttavia, parla di un gruppo dirigente compattissimo, dai comitati regionali ai delegati provinciali. Poi però quando gli avete chiesto delle deleghe ha detto di non saperne niente e che si trattava di iniziative personali. Mi sembra una contraddizione”.
SUL RICORSO ALLA CORTE FEDERALE DI APPELLO
“La Corte d’Appello scrive che il mio ricorso è pervenuto 26 secondi dopo la mezzanotte. Ma questo non dimostra nulla: ciò che conta è quando la PEC è partita e non quando è “pervenuta”, come scrive testualmente la corte. Se fossi stato componente della Corte, non so se avrei usato questa argomentazione. Sono comunque entrati nel merito, ma non hanno replicato alle mie contestazioni: si sono limitati a dire che io non ho offerto la cosiddetta “prova di resistenza”. Ovvero, uno per uno, avrei dovuto verificare in prima persona se le varie sottoscrizioni erano buone e verificare se era stato davvero superato lo sbarramento. Ma questo non era possibile perché non è stato fatto nessun controllo sull’origine. Inoltre non mi è stato consentito l’accesso agli unici documenti che lo avrebbero consentito: le copie delle affiliazioni e riaffiliazioni con la firma dei vari presidenti. Le ho chieste durante la riunione tenutasi lunedì 5 settembre, è stato messo a verbale. I documenti non mi sono stati messi a disposizione, dunque il controllo non è stato possibile. Per quanto mi riguarda, le sottoscrizioni avrebbero potuto essere tutte regolari o tutte irregolari. Nel ricorso, infatti, avevo chiesto alla Corte che si facesse carico in prima persona di questa verifica. Vi assicuro che non c’è una sola sottoscrizione su carta intestata del club: sono tutte su un unico modello, alcune senza neanche il timbro ma con la semplice firma. Come posso verificare che quella firma è riferibile al presidente di quel circolo se non ho nessuna scrittura di comparazione? Diciamo che gli appoggi avrebbero dovuto essere verificabili. Io avrei avuto diritto a verificarli. A un certo punto, la Corte dice che non avevamo interesse alla verifica di questi dati perché eravamo stati esclusi dalla candidabilità. Non è così: se il mio ricorso fosse stato accolto, e la candidatura di Binaghi fosse stata rigettata, si sarebbe aperta una nuova campagna elettorale con tempi e criteri diversi, a cui io avrei potuto partecipare. Insomma, l’interesse ce l’avevo eccome”.
SUL RICORSO DI AZZOLINI
“Trovo risibile la motivazione della Corte sul ricorso di Azzolini. Hanno sostenuto che non fosse tesserato FIT, non avendo indicato il club di appartenenza. In realtà Azzolini si è tesserato seguendo esattamente le indicazioni delle carte federali (articolo 78 comma 5 del Regolamento Organico, secondo cui i circoli devono tesserare anche i non soci: era illegittimo, per questo lo hanno portato in Assemblea in modo che fosse ratificato nello Statuto). Le nuove norme dicono che puoi essere tesserato anche senza essere socio di un circolo, visto che non sei legato dal vincolo associativo. E’ quello che dicono le stesse norme federali. Su questo punto, secondo me c’è stata una scarsa attenzione della Corte”.
SULLA MODIFICA ALL’ARTICOLO 9 DELLO STATUTO
“Tesserare chiunque faccia un’ora di tennis non favorisce la diffusione della disciplina. Molti circoli vanno in giro per le scuole e invitano i bambini a fare un pomeriggio di prova nel circolo, cercando di avvicinarli al tennis. Adesso, per fare questa operazione, dovranno fare la tessera per ogni bambino. E la tessera non agonistica costa 15 euro, oltre alla necessità del certificato medico. Si tratta di burocrazia che allontana e scoraggia la promozione del nostro sport”.
SULLE PRIORITA’ DELLA FIT
“Binaghi dice che la FIT ha molti soldi e non sa dove metterli. Provocatoriamente mi verrebbe da suggerire a Malagò di togliere qualche contributo al tennis per darlo ad altre federazioni più povere, da cui magari sono arrivate medaglie olimpiche. Al di là di questo, non credo che i risultati del nostro tennis siano esaltanti. Oggi emerge che mancano giovani e ragazzini alle spalle dei nostri top-player. L’esperienza mi insegna che per sostenere un giovane promettente non si spendono meno di 30-40.000 euro all’anno. Io non vedo nell’attività della FIT un grande interesse al tennis giocato. Lo si vede anche dalle interviste di Angelo: lui è un manager, tiene molto ai risultati economici. Parla spesso di denaro, degli Internazionali, del gruppo compatto di dirigenti, ma raramente parla dei risultati sportivi. Mi viene in mente quello che è successo di recente con Camila Giorgi, probabilmente l’unica italiana in grado di sfidare le migliori. Lui ha un grandissimo interesse e una grandissima capacità nel far quadrare i conti, ma un interesse minore per il tennis giocato. Se hai tanti soldi, investili sui circoli che allenano i migliori under e mettili nelle condizioni di competere a livello internazionale con i loro coetanei”.
SUI BILANCI
“Se li vai a vedere non si capisce granché. Ma sono contento che sia stato pubblicato, alla vigilia dell’assemblea, il bilancio del 2015. Lo prendo un po’ come merito mio, che avevo fatto presente la questione nelle scorse settimane. Non mi piaceva il fatto che a settembre 2016 non fosse ancora disponibile quello del 2015. Non credo che il deposito del giorno prima abbia consentito chissà quali analisi, ma certamente la forma è stata salvata”.
SUL FUTURO
“Sono contento di aver fatto questa campagna elettorale. Mi ha fatto capire tante cose, mi ha fatto “studiare”, mi ha messo in contatto con tante persone che si sono esposte, mi hanno scritto, mi hanno mandato i loro appoggi. Mi ha fatto venire voglia di andare avanti. Monitorerò il mondo federale, sto valutando se sarà possibile portare avanti il discorso del mio ricorso. Più in generale cercherò di occuparmene da più vicino, cosa che negli ultimi anni avevo un po’ trascurato. Se poi, facendo gli scongiuri, sarò in buona forma fisica, non escludo affatto la possibilità di candidarmi tra 4 anni. Credo che parlare di età non abbia molto senso, perché nel mondo sia politico che sportivo, senza citare gli Stati Uniti, ci sono candidati anche più vecchi di me. Diciamo che resterò impegnato”.
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