"Non ci sono arabi nel tennis d'elite? Bella domanda. Ma vi assicuro che non è facile riuscirci". Parola di Younes El Aynaoui, intervistato dal "The National" a 20 anni dalla sua esplosione nel tour. Il marocchino, ex top-15, ha spiegato che la sue esperienza non può essere presa ad esempio. Cresciuto in un paese senza alcuna tradizione, a 18 anni si è spostato negli Stati Uniti, da Nick Bollettieri, dove ha trovato gente come Agassi, Courier e Haas. "Mio padre era contrario, voleva che studiassi come il mio fratello maggiore". Ma Younes non ha cambiato idea: per mesi, i due non si sono rivolti la parola. Per mantenersi in accademia, il giovane El Ayanoui faceva di tutto: "Pulivo la palestra, incordavo racchette, mi prendevo dura dei più piccoli. Nessuno credeva che potessi farcela, soltanto io. Ma per me era ugualmente il paradiso, con 70 campi da tennis". Younes ce l'ha fatta, mentre oggi c'è il solo Malek Jaziri tra i top-100. L'impressione è che i limiti culturali degli arabi siano l'ostacolo più grande. Non è un caso che sia emerso proprio lui, scappato per allenarsi nel paese più capitalista del mondo. Ci voleva un ribelle. Un ribelle che oggi sembra non esserci."Non ci sono arabi nel tennis d'elite? Bella domanda. Ma vi assicuro che non è facile riuscirci". Parola di Younes El Aynaoui, intervistato dal "The National" a 20 anni dalla sua esplosione nel tour. Il marocchino, ex top-15, ha spiegato che la sue esperienza non può essere presa ad esempio. Cresciuto in un paese senza alcuna tradizione, a 18 anni si è spostato negli Stati Uniti, da Nick Bollettieri, dove ha trovato gente come Agassi, Courier e Haas. "Mio padre era contrario, voleva che studiassi come il mio fratello maggiore". Ma Younes non ha cambiato idea: per mesi, i due non si sono rivolti la parola. Per mantenersi in accademia, il giovane El Ayanoui faceva di tutto: "Pulivo la palestra, incordavo racchette, mi prendevo dura dei più piccoli. Nessuno credeva che potessi farcela, soltanto io. Ma per me era ugualmente il paradiso, con 70 campi da tennis". Younes ce l'ha fatta, mentre oggi c'è il solo Malek Jaziri tra i top-100. L'impressione è che i limiti culturali degli arabi siano l'ostacolo più grande. Non è un caso che sia emerso proprio lui, scappato per allenarsi nel paese più capitalista del mondo. Ci voleva un ribelle. Un ribelle che oggi sembra non esserci.