Ritorno con vittoria per Maria Sharapova: nel torneo amico di Stoccarda supera in due set Roberta Vinci, mostrando un po' di (ovvia) ruggine soltanto nei primi due game. Ma poi serve bene e infierisce sul lato debole dell'azzurra, riprendendosi un palcoscenico che le avevano tolto quindici mesi fa, secondo lei ingiustamente.

Federer e Nadal hanno bisogno l’uno dell’altro per sezionare in due la schiera degli appassionati. Maria Sharapova, almeno in questo, può dirsi superiore perché è sufficiente la sua presenza per scatenare un putiferio mediatico di guelfi e ghibellini: tra chi grida allo scandalo per le wild card e chi ,di lei, aveva uno spasmodico bisogno, circuito Wta in testa. Si è creato un hype, per dirla coi codici dell’era social, probabilmente senza precedenti per un misero primo turno del torneo di Stoccarda

IL RITORNO
456 giorni dopo l’ultima volta – l’ennesima sconfitta contro Serena nei quarti d’Australia del 2016 – e 18 ore dopo la fine del ban, Maria Sharapova torna a saggiare la sensazione di una palla break, il brivido di un ace al momento giusto e, ovviamente, l’adrenalina del matchpoint. Scrollata di dosso l’inevitabile ruggine per l’inattività (agonistica) lunga 15 mesi, la siberiana torna con agio alle abitudini di sempre e, quindi, alla vittoria: Masha riserva a Robertina Vinci – attrice forzatamente secondaria nel palcoscenico apparecchiato per il ritorno della regina – il medesimo trattamento già registrato nei precedenti tra le due, anzi va meglio alla tarantina visto che nelle due sfide in carriera aveva rastrellato nel complesso appena quattro game.

VECCHIE ABITUDINI
Lo scotto del rientro in gara dura appena due giochi, tanto impiega Sharapova a entrare emotivamente nel match. Due game densi di curiosità, con gli occhi del mondo francobollati addosso per cogliere il minimo cavillo emozionale. Vinci ne approfitta e scappa sul 2-0, ma è un vantaggio che si rivelerà estemporaneo. Con due schiaffoni di rovescio Maria alza il volume – del tennis come del grunting – si riprende il break e da lì comincia la sua partita tanto sontuosa al servizio per quanto sia perfettibile il rendimento nello scambio. L’azzurra riesce ad allungare il set sopra i 10 giochi, ma è una resistenza destinata a essere bucata e la spallata arriva – puntuale – sul 5-5 con due risposte vincenti. Sharapova è perfetta al servizio (11 ace in 10 turni) e, quando la Vinci serve la seconda, le sue risposte sono simili a sentenze: Masha martorizza il lato sinistro dell’azzurra dove fa piovere risposte vincenti che prima piegano Robertina già nel game d’apertura del secondo set, e poi fanno calare il sipario sul match con l’italiana costretta ad alzare bandiera bianca nel nono. Un’ora e 48 minuti, lo stesso numero di errori gratuiti, il quadruplo dei colpi vincenti (39) della russa e il 35% di resa con la seconda di Roberta. Questi i dati-chiave che raccontano di un dominio non troppo ben figurato dallo score finale, un 7-5 6-3 che probabilmente è fin troppo benevolo con la numero uno d’Italia.

EROINA O ANTAGONISTA?
Il clima d’avvicinamento al gran ritorno è apparso a tratti surreale, o semplicemente assurdo. Sharapova non poteva competere fino a oggi, ma neanche entrare nell’impianto dove si disputa il Porsche Tennis Grand Prix, tanto che è stata costretta ad allenarsi sui campi di un anonimo tennis club cittadino, sballottata sul campo 2 in mezzo a vecchi soci e bambini alle prese col cesto. Inevitabile lo zampino, in sede di decisione di wild card, del main sponsor del torneo, quella Porsche che campeggia a bordo campo e che Sharapova ha vinto – chiavi in mano – per tre volte di fila dal 2012 al 2014. Quella stessa Porsche che, assieme a Nike e Head, è restata accanto alla figlia di Yuri durante la squalifica, così come ha fatto Sven Groeneveld che si è rifiutato di guardarsi in giro e abbandonare la nave. O anche Max Eisenbud, manager, scivolato in questi giorni in una caduta di stile definendo dando delle “mediocri” a Wozniacki e Radwanska. Sembra così sola Maria, vilipesa sui social e alienata dalle colleghe, eppure è anche così amata dai fan, coccolata dagli sponsor e agevolata dai tornei. Sono due facce della medaglia agli antipodi e poi c’è lei, la giocatrice-azienda perfida e glaciale, ingiustamente squalificata o frettolosamente aiutata a tornare. È obiettivamente difficile emettere un giudizio solare e allora tanto vale accontentarsi di constatare quanto sia mancata al circuito e quanto lo stesso circuito abbia bisogno ora di lei. Da eroina o antagonista non fa differenza.

WTA PREMIER STOCCARDA – Primo Turno
Maria Sharapova (RUS) b. Roberta Vinci (ITA) 7-5 6-3