Curioso episodio a New York: la giudice di sedia dà un warning a Marcos Baghdatis perché stava provando a mandare un messaggiod urante un cambio di campo. “Ha fatto bene, ho violato le regole. Ma non vi dirò cosa stavo scrivendo!”. La tecnologia è sempre più accettata nel tennis, ma non può essere utilizzata durante un match. Con una sola eccezione.

E’ capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di essere redarguiti durante una lezione scolastica perché eravamo distratti, o magari stavamo facendo tutt’altro. E’ ben più difficile che una situazione del genere si presenti su un campo da tennis. E’ successo a Marcos Baghdatis durante gli ottavi dello Us Open, dove è stato nettamente battuto da Gael Monfils. A un cambio di campo, il cipriota è stato colto in flagrante mentre stava armeggiando con il telefonino. Ovviamente non si possono utilizzare apparecchiature elettroniche durante un match di tennis, anche se lo scorso gennaio era squillato il telefonino di Nick Kyrgios poco prima che giocasse un match di doppio misto all’Australian Open (e lui rispose!). Una decina d’anni fa, il mondo scoprì la curiosa suoneria del telefonino di Gaston Gaudio: il telefonino suonò mentre stava giocando a Vina del Mar. Lui, imbarazzato, corse a spegnerlo. Ben diversa la faccenda di Marcos Baghdatis: il cipriota ha candidamente ammesso che stava provando a mandare un messaggio a sua moglie, l’ex giocatrice Karolina Sprem. Sotto 4-1 nel secondo set (avrebbe poi perso 6-3 6-2 6-3), si è seduto al suo angolo e sembrava giocherellare col telefonino. La giudice di sedia, l’inflessibile Alison Hughes, se n’è accorta e ha immediatamente preso nota. Dopo aver rimandato in campo i giocatori, ha annunciato al pubblico: “Code violation. Unsportsmanlike conduct. Warning, Baghdatis”.

TECNOLOGIA A META’
Al successivo cambio di campo, Baghdatis ha chiesto spiegazioni. “Davvero non posso nemmeno guardarlo, al cambio di campo? Che succede se volessi farlo?”. Più tardi ha spiegato, con un sorriso, che stava cercando di mettersi in contatto con la moglie. Quando gli hanno chiesto se pensava che la severità della Hughes fosse corretta, è stato diplomatico: “Si, voglio dire, esiste un regolamento e io sono andato contro le regole. Per questo ho ricevuto un warning”. Un giornalista ha poi chiesto a Baghdatis se poteva rivelare cosa volesse scrivere alla moglie. Se lo faceva addirittura durante un match, doveva essere una cosa importante…“Ovviamente non condividerò con voi quello che scrivo…hai fatto bene a provarci, ma non c’è chance”. Al di là di questo, ha aggiunto che non gli era mai successo qualcosa del genere. Ma quando è capitata l’occasione mi sono detto: “Perché no?”. Va detto che l’ITF ha approvato tre anni fa l’utilizzo delle racchette “intelligenti”, quelle in grado di registrare i colpi e tutti i dati relativi a un match, però l’utilizzo dei dati non è concesso durante la partita, ad eccezione delle statistiche a disposizione dei coach in alcuni tornei WTA, dove gli allenatori possono condividere i dati che ricevono su appositi tablet messi a disposizione da SAP, partner tecnologico della WTA. Comunque a Baghdatis è andata meglio rispetto a qualche anno fa, quando spaccò quattro racchette, una dopo l’altra, a un cambio di campo. Meglio usare il telefonino…