Settimana impeccabile per Juan Martin Del Potro: l’argentino conferma di gradire il cemento indoor e domina il torneo ATP di Stoccolma, primo successo dopo quasi tre anni. Jack Sock resiste fino al 5-5, poi sparisce dal campo. In ottica Davis, questo Delpo fa già paura ai croati. E’ il suo 19esimo titolo.

Due anni e nove mesi. Tanto ha dovuto aspettare, Juan Martin Del Potro, per poter alzare di nuovo le braccia al cielo. Certo, c’è stata la parentesi olimpica, con la finale persa ma combattuta oltre lo strenuo delle forze contro Andy Murray. Ma la finale, nel circuito ATP, gli mancava dal gennaio 2014. Era il torneo di Sydney e regolò facilmente in due set Bernard Tomic. Da allora, più dolori che gioie. L’infortunio, l’ipotesi di un ritiro prematuro. I tentativi di ritornare in campo, spesso rivelatisi lettera morta. Ma ora sembra davvero la volta buona. Forse non ancora per tornare il fenomeno che vinse lo Us Open, proponendosi e candidandosi quale alternativa allo strapotere dei Fab Four di allora. Ma almeno per issarsi verso lidi che più gli competono. Il trofeo sollevato allo Stockholm Open, dopo aver regolato senza troppi problemi l’americano Jack Sock, vale molto più che un 250. Già dopo la semifinale contro Grigor Dimitrov la sensazione è che questa volta ci creda per davvero. Niente più dolori, colpi giocati sempre più con sicurezza. Gioco sempre più propositivo, senza aspettare l’errore altrui.

La finale, la numero 27 per l’argentino, la quinta per l’americano, è in equilibrio fino al 5 pari del primo set. Delpo è impeccabile al servizio e anche l’americano concede pochissimo e quel pochissimo, come la palla break offerta sul 3 pari, è annullato con uno splendido dritto lungolinea. Ma il capolinea si palesa improvvisamente dinanzi a Sock. Serve sul 5 pari, va sotto 0-40 e dopo aver ceduto il servizio sparisce completamente dal campo. Un parziale di 8 giochi a 1 permette a Delpo di chiudere il primo e il secondo parziale. Un emorragia di errori non forzati di Sock, uniti ai vincenti dell’argentino, han fatto calare il sipario sulla finale senza più alcuna emozione. Emorragia, gli mancava solo quella, che ha colto anche Juan Martin: si è dovuto fermare qualche minuto a causa di un’improvvisa epistassi. Che non gli ha impedito di chiudere trionfalmente l’incontro e di alzare, infine, le mani al cielo. Dopo 1016 giorni. Poco importa che sia capitato in questo torneo. Poco importa che Juan Martin meriti di trionfare in altri lidi. Da lunedì sarà numero 42 al mondo. All’inizio dell’anno era addirittura fuori dai 1000. Qualsiasi altro giocatore al mondo si sarebbe arreso. Lui è tornato. Ed è certo che non finirà qui.


Juan Martin Del Potro (ARG) b. Jack Sock (USA) 7-5 6-1