Primo impegno ufficiale per la Sharapova sotto la guida di Jimmy Connors: la russa spera di compiere un salto di qualità sul piano mentale. “Possiede una grande etica del lavoro”. 
Maria Sharapova torna a giocare a Cincinnati dopo la batosta di Wimbledon

Di Riccardo Bisti – 13 agosto 2013

 
Non sarà una Maria Sharapova diversa, almeno nel modo di stare in campo. Il carisma è quello di sempre, così come le urla al momento di colpire la palla. Lo ha confessato in un’intervista con la rivista di fitness “Shape”, in cui ha detto di essere talmente abituata a strillare da non farci neanche più caso. Tuttavia, la nuova Sharapova promette di essere diversa. In modo sottile, ma anche più sostanziale. E’ passato un mese da quando ha annunciato la separazione con Thomas Hogstedt e l’inizio dell’avventura con Jimmy Connors. Un sodalizio affascinante, basato su fondamenta più psicologiche che tecniche. Jimbo non ha mai allenato una giocatrice del circuito WTA e ha ben poco da insegnare alla Sharapova. La russa sa benissimo cosa fare sul campo da tennis. Ha sempre ottenuto il massimo di quel che poteva. Quando ha perso, è perché l’avversaria è stata più brava di lei o il fisico non era a posto. Ma Connors è un’icona: rappresenta la grinta di chi è rimasto per 20 anni sulla cresta dell’onda, vincendo otto titoli del Grande Slam (il doppio della Sharapova) ed esaltando gli americani fino ad oltre 40 anni. Ecco in cosa può aiutarla: c’è stato un momento in cui Jimbo era nettamente inferiore a Borg e McEnroe, ma non lo ha mai pensato. Continuava a ritenersi il più forte, inseguendoli per mare, terra e monti senza pietà. E alla fine ha avuto le sue soddisfazioni. Tutti ricordano il gran successo a Wimbledon 1982, ma ce ne furono altri. La Sharapova si trova nella stessa posizione nei confronti di Serena Williams. Non c’è verso, non riesce a batterla. Dopo 9 anni di sconfitte, un pizzico di scoramento è normale. E Connors rappresenta il carburante psicologico per provarci ancora, magari a partire da Cincinnati, dove esordirà con la (presunta) erede di Serena, la giovane Sloane Stephens.
 
“La filosofia di Connors? Non ci sono alternative al duro lavoro – ha detto la russa, che a Cincinnati si è imposta nel 2011 – ed è in grado di enfatizzare il concetto durante ogni sessione di allenamento. A questo punto della carriera, nessuno potrebbe cambiare drasticamente il mio gioco. Ma la sua esperienza ed etica del lavoro non hanno prezzo. E’ una gran cosa”. Masha ha compiuto 26 anni e ha guadagnato oltre 26 milioni di dollari di soli montepremi, senza contare gli enormi introiti pubblicitari. Non ha certo bisogno di qualcuno che le cambi l’impugnatura o le riveli chissà quali tattiche. Era in cerca di un aiuto motivazionale. Allora le sono tornate in mente le 2-3 settimane trascorse qualche anno fa con Connors, quando era ancora allenata da Michael Joyce. “Aveva molte cose da dirmi. Moltre derivano dalla sua esperienza e conoscenza del gioco…Ho apprezzato il tempo trascorso insieme a lui”. La Sharapova ha accettato il parallelo tra la sua decisione e quella di Andy Murray, che un paio d’anni fa si è affidato a Ivan Lendl, altro ex campione degli anni 80. E’ andata benissimo, visto che lo scozzese si è aggiudicato l’oro olimpico e i suoi primi due Slam”. “Forse è un po’ diverso, perché io ho iniziato a lavorare con Connors avendo già quattro Slam in bacheca. Di certo so cosa ci vuole per vincere: ce l’ho già fatta. Ho bisogno di portare la sua esperienza nella mia etica di lavoro”.
 
Connors ha 60 anni, ma non ha una grande esperienza da coach. L’incarico più importante l’ha avuto tra il 2006 e il 2008, quando ha seguito Andy Roddick. Tuttavia sa come farsi rispettare: al Lindner Family Tennis Center di Mason ha spedito in campo la Sharapova sotto il sole di mezzogiorno. Nelle scorse settimane hanno palleggiato qualche volta, ma non a Cincinnati. Maglia rosa, pantaloni bianchi, Connors ha seguito l’allenamento come un coach qualsiasi, mettendo in gioco la palla verso lo sparring partner e offrendo consulenza occasionale a Masha. Di solito Jimbo ama parlare, ma stavolta è rimasto sulle sue. Come se sentisse il peso di questo incarico. “Siamo solo agli inizi” ha risposto a chi gli chiedeva un parere. Bocche cucite: chissà se c’era anche questo come vincolo contrattuale, visto che mesi fa si discusse della clausola firmata dallo sparring Dieter Kindlmann, che si impegnava a non avere rapporti sessuali nei giorni in cui si allenava con la russa. “Quando c’è una partnership tra allenatore e giocatrice, lui vuole renderti ancora più forte – ha concluso la Sharapova – lui non ha intenzione di dirmi che sono grande. Vuole farmi lavorare duramente e ottenere il meglio di me”. Lo Us Open, teatro di alcune delle più grandi imprese della carriera di Jimbo, sarà il primo vero banco di prova. Nel frattempo c’è Cincinnati da giocare.