da Bradenton (Florida), Pierpaolo Renella
L’ospite indesiderato della pioggia ha bussato alla porta del torneo, stravolgendo il programma e rendendo forse più amara la sconfitta di Gianluigi Quinzi, che ha stretto la mano al suo avversario pochi minuti prima che si aprissero le cateratte del cielo. L’uomo – o meglio – il kid della pioggia ha le sembianze di Joe Digiulio e possiede un tennis poco appariscente ma estremamente efficace. Se a Tarbes aveva tolto un set al vincitore Milojevic, a Bradenton neutralizza l’unico italiano in gara. Lo fa giocar male, portandolo al soliloquio. Tra i due la differenza è impercettibile, il modo di giocare è simile (sono due ottimi incontristi), ma oggi il californiano è stato… come si dice… the better player.
Nessun dramma, per amor del cielo. I tornei come l’Eddie Herr servono a comprendere come migliorare il proprio tennis. A 13 anni è ridicolo pensare che anche i migliori non abbiano tanto da lavorare, il difficile è capire “come”, con quali priorità. Il discorso vale per tutti, compresi Kozlov e la Shishkina, rispettivi vincitori nella categoria Under 12.
Kozlov è il tipico figlio di un bravo maestro di tennis che si prodiga nel doppio ruolo di istruttore e mentore. Il piccolo Stefan parte con un indubbio vantaggio rispetto ai coetanei. Ma i conti si fanno alla fine. Papà Andrei è stato comunque bravissimo a mettere suo figlio nelle condizioni di saper giocare tutti i colpi, smorzata e slice compresi. E oggi, se a 11 anni sai giocare tutti i colpi, ti dicono che “giochi diverso”. Evviva la diversità e tanti complimenti al kid, che ha vinto la sua personalissima Guerra di Corea, vendicando contro Seongchan Hong la sconfitta subita lo scorso anno contro l’altro coreano Chung.
Sulla Shishkina si potrebbe scrivere un libro, ma il suo percorso di crescita atletica, tecnica, il suo saper stare nel match con una buona dose di cattiveria, sono l’esempio concreto che “il laboratorio” Bollettieri funziona alla grande. Quante Shishkina ci sono al mondo? Potenzialmente tante, ma quante lavorano qualitativamente come lei? Sarebbe bello poter organizzare al posto del noiosissimo torneo di Natale, un masterino di esibizione, con le seguenti partecipanti: Mariya Shishkina, Vanessa Zemp (l’allieva di Gabe Jaramillo che alcuni di voi avranno visto al Simposio organizzato dal Pro Patria lo scorso 14-15 novembre), Martina Zerulo e Giulia Sartori. Round Robin all’italiana, con sorteggio della superficie e tanto di giudice arbitro. L’evento offrirebbe spunti molto interessanti e chiunque vinca non si faccia illusioni: il cammino è ancora molto lungo.
L’altro grande protagonista della giornata è Marton Fucsovics (Under 18 maschile): sontuoso e al tempo stesso devastante (6-2 6-3 a Raymond Sarmiento). Lui è uno dei pochi sul quale ci sentiamo sereni nel dire che avrà un sicuro avvenire tra i pro. Marton è una vecchia conoscenza di Federico Gaio: dopo aver perso dal faentino in finale a Firenze, lo ha battuto due volte a Prato e ai Campionati europei. E non è da escludere che i due possano ritrovarsi presto in qualche Futures.
Concludiamo con un pensiero nostalgico: quando assistiamo all’oscenità di due undicenni che si insultano in campo, nella nostra mente si ravviva il ricordo del compianto Glenn Feldman, nipote del decano Eddie Herr, anima e fondatore di questo torneo. Feldman che di mestiere faceva l’avvocato – Cino Marchese (ex Presidente di IMG Italia), ad esempio se lo ricorda bene – girava per i campi e quando notava un comportamento scorretto, prendeva da parte il ragazzo e lo induceva a più miti consigli con la forza della persuasione. I tempi cambiano ma i ragazzi hanno ancora bisogno di uno come Glenn Feldman. Pazzesco.
© 2009 “Il Tennis Italiano” – Tutti i diritti riservati