Nick Kyrgios rimonta due set di svantaggio, annulla un match-point e nega i quarti di finale ad Andreas Seppi, imponendosi 5-7 4-6 6-3 7-6 8-6. Ma l'azzurro ha ben poco da recriminare, e saluta il torneo a testa alta.La maledizione dell’Hisense Arena colpisce ancora. Nel 2013 Andreas Seppi vi mancò contro Jeremy Chardy la prima grande chance di arrivare nei quarti in un torneo del Grande Slam. Due anni più tardi, sullo stesso Plexichusion azzurro si è inchinato a Nick Kyrgios, sempre più fenomeno e sempre meno baby. Dopo 3 ore e 34 minuti di fuoco e fiamme, l’australiano si sdraiato a terra stremato, incredulo, dopo un 5-7 4-6 6-3 7-6 8-6 che parla da solo. Una battaglia che resterà scolpita nelle carriere di entrambi, ma per motivi diversi. Il diciannovenne di Canberra riporta l’Australia nei quarti dello Slam di casa a dieci anni dall’indimenticata finale di Lleyton Hewitt, Andreas invece la ricorderà con tanta, troppa amarezza, e troverà conforto (e che conforto!) solo riavvolgendo il nastro di ulteriori 48 ore. Ma l’azzurro ha ben poco di cui rammaricarsi. “Di nuovo contro tutto il pubblico, sarà bello” aveva scherzato dopo la sconfitta di Federer, e in un clima da Coppa Davis, con diecimila australiani pronti a esplodere a ogni suo errore, ne è uscito da signore. Ha giocato due set da campione e si è comportato in maniera esemplare dal primo all’ultimo quindici, anche quando Kyrgios gli strillava in faccia dopo ogni winner. Non ha fatto una piega, tenendo duro in silenzio fino alla fine, e ha meritato ogni singolo battito di mani del lungo applauso ricevuto all’uscita dal campo. Ha imboccato il tunnel col capo chino, ma lascia l'Australian Open a testa alta, altissima, con 23 ace e 71 colpi vincenti, cinque in più di un avversario che fa della forza bruta la sua principale qualità. Con un pizzico di amor patrio, vien quasi da dire che i quarti li avrebbe meritati Andreas. Kyrgios ce l’ha già fatta a Wimbledon e avrebbe rimandato di poco l'appuntamento con il bis, mentre per l’azzurro il discorso è diverso. Ma se il rendimento rimarrà questo, c'è un futuro ancora da scoprire.
KYRGIOS SI SVEGLIA NEL TERZO SET
Si è capito sin dall’inizio che Seppi avrebbe potuto farcela. Kyrgios è sceso in campo teso, nervoso, incapace di far male, mentre Andreas ha approcciato il match alla perfezione. Sulle ali dell’entusiasmo per il successo su Federer, è come se nei primi due set l’azzurro stesse ancora giocando l’incontro dell’altro ieri. Serviva benissimo, sbagliava poco e faceva male da fondocampo, per la gioia del folto clan Italia seduto nel suo box, tra cui Sara Errani e Roberta Vinci. Due set da giocatore esperto, con altrettanti break mantenuti con attenzione, e senza dover strafare l’altoatesino si è trovato con un vantaggio importante. Kyrgios parlottava in continuazione lamentando problemi alla schiena, ha preso un warning per aver disintegrato la sua Yonex e ha palesato qualche problemino nella gestione delle situazioni meno facili, ma alla prima occasione ha mostrato perché diventerà un campionissimo. Appena Seppi gli ha regalato un paio di punti, l’aussie si è preso il break e ha fatto un passo dentro al campo, iniziando a tirare quei missili che nei primi due set sembrava aver lasciato negli spogliatoi. A suon di bordate ha acceso il pubblico, trovando quella trance agonistica che è ossigeno puro per il suo tennis. E mentre Pat Cash si chiedeva su Twitter se Nick sarebbe stato in grado di tornare in partita (“i campioni nascono in queste situazioni”), lui non ha più concesso una virgola, girando il match in un batter d’occhio. Il quarto set è stata un’autentica battaglia di nervi. Seppi sembrava poter crollare da un momento all’altro, invece ha tenuto duro senza mai tremare. Si è trovato 30-30 in tre game di servizio consecutivi, ma aiutandosi col servizio li ha chiusi senza concedere palle-break, e quando ormai il tie-break pareva l’unica soluzione, Kyrgios ha rischiato la frittata. Sotto 6-5 ha perso tre punti consecutivi da 40-15, facendo calare il silenzio sull’Hisense Arena, ma ha salvato il match-point con un gran servizio al corpo, e si è rifugiato nel tie-break. È volato avanti 2-0 e poi 3-2, si è lasciato riprendere ed è andato sotto 5-4, ma al primo set-point ha mostrato tutta la propria stoffa. Avanti 6-5 col rivale il servizio, in molti avrebbero provato a contenere, lui no, troppo facile. Neanche il tempo di entrare nello scambio e ha sparato una bomba col rovescio lungolinea, lasciando Seppi immobile. Due set pari, tutto da rifare.
SEPPI LOTTA FINO ALLA FINE
Seppi ha accusato il colpo, finendo sotto 3-0 nel quinto. Ma anche quando gli ultimi pezzetti del sogno stavano andando in frantumi, Andreas è rimasto lì, a lottare punto dopo punto nella speranza di trovare un’occasione arrivata poco più tardi. Kyrgios si è ricordato di essere giovane e ha giocato un game da dimenticare sul 4-2, rimettendolo in partita, e per poco Seppi non lo beffava. L’azzurro si è preso una palla-break anche sul 4-4, ma l’australiano gli ha detto di no con un ace, dimenticando alla svelta il momento di difficoltà. A quel punto la pressione ha continuato a rimbalzare da una parte all'altra della rete finché Andreas non è crollato. Sotto 7-6 ha commesso tre errori finendo 0-40, e sul primo match-point ha sbagliato un diritto. Per il pubblico doppio boato: il primo strozzato in gola quando il giudice di linea non ha chiamato ‘out’ la palla, il secondo, reale, dopo che l’occhio di falco ha consegnato il successo all’idolo di casa. “Sono felicissimo – ha detto Kyrgios ai microfoni – e ringrazio una per una tutte le persone che sono venute a sostenermi questa sera. Memore della rimonta con Gasquet a Wimbledon (vinse 10-8 al quinto, da due set sotto, ndr) non ho smesso di crederci nemmeno nel momento più difficile, ed è andata bene”. Battendo Seppi, l’australiano di mamma malese e padre greco si è preso il secondo quarto di finale Slam in carriera: l’ultimo a farcela prima dei vent’anni fu un certo Roger Federer, nel 2001. Gli azzurri capaci di arrivare nei quarti a Melbourne rimangono dunque tre: Giorgio De Stefani (1935), Nicola Pietrangeli (1957) e Cristiano Caratti, protagonista in Australia nel 1991. Seppi continuerà a guardarli con un po’ di sana invidia, e dopo il grande torneo disputato esce di scena nella maniera più difficile da digerire. Ma se due anni fa avrebbe potuto fare di più, oggi ha ben poche colpe. Guai a parlare di prova del nove fallita.
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