L’azzura batte la Petkovic e va nei quarti a Lussemburgo. Il suo stato di forma ne rilancia la candidatura per Italia-Russia. Sembra la più adatta a ricoprire il ruolo di numero 4.
Karin Knapp è tornata tra le prime 50 WTA
Di Riccardo Bisti – 17 ottobre 2013
Il Granducato di Lussemburgo, in fondo, non è così distante dal Belgio. Fu nel paese di fiamminghi e dei valloni che Karin Knapp ottenne il suo miglior risultato in carriera, la finale al torneo di Anversa. Era un Tier II, quelli che contano. Per fermarla ci volle addirittura Justine Henin. Poi la carriera di Karin è diventata un calvario: i motivi li conosciamo, non vale la pena riportarli. Oggi, a 26 anni, Karin è tornata. Non ci voleva un successo su Andrea Petkovic per dimostrarlo, ma i quarti di finale ottenuti a Lussemburgo valgono parecchio perché ricordano proprio la cavalcata di cinque anni fa. Un campo blu, il tetto sopra la testa e quelle mazzate da fondocampo che fanno male, anzi malissimo. Andrea Petkovic (un’altra che le contende l’oscar della sfortuna) è una splendida atleta, veloce e reattiva. Ma quando Karin riesce e piazzare i piedoni come si deve, la velocità di punta dei suoi colpi è strepitosa. E neanche Andrea ci arriva. Si spiega così un 7-5 7-5 che rilancia, alla grande, le ambizioni della Knapp in vista di una possibile convocazione per la finale di Fed Cup. Fosse russa, e si chiamasse…Knappova, Shamil Tarpischev la coccolerebbe e l’avrebbe già blindata per il weekend di Cagliari. Invece Corrado Barazzutti ha problemi d’abbondanza e Karin è tutt’altro che sicura della convocazione. Dando per scontate Errani, Vinci e Pennetta, resta libero il quarto posto. La numero 4 non giocherà, ma una convocazione in questa finale profumerebbe di premio, oltre che di investitura per il futuro. Nel suo magico 2008, prima che i medici del CONI trovassero qualcosa che non andava nel suo cuore, la Knapp era salita al numero 35 WTA. Oggi è numero 48, con ottanta posizioni guadagnate da inizio anno. Mica male, per una ragazza che era stata da un passo dal ritiro. Fossimo nella WTA, la terremmo in considerazione per il premio sulla “Comebeack of the Year”.
Gli ottavi a Wimbledon e il terzo turno allo Us Open sono gli highlights di una stagione che l’ha vista vincere 36 partite. E domani, salvo sorprese, affronterà Sabine Lisicki nei quarti. La tedescona ha raggiunto la finale a Wimbledon, ma poi non ha più colto risultati importanti. Quindi, chissà…E oggi, più che mai, il nome della Knapp diventa attuale per la Fed Cup. Le dirette concorrenti si chiamano Francesca Schiavone e Camila Giorgi. La milanese ha avuto un picco di forma in primavera, si è disimpegnata bene in oriente (semifinale a Seul e buon match a Pechino contro Serena Williams), ma negli ultimi tornei ha un po’ deluso. E a Lussemburgo è uscita al primo turno. Da parte sua, la Giorgi si è auto-eliminata con le ultime prestazioni. A Linz aveva illuso battendo la Goerges, ma poi sono bastate le variazioni della Flipkens per lasciarle tre giochi. A Lussemburgo ha clamorosamente perso nelle qualificazioni contro la tedesca Carina Witthoeft. Alla luce di questo, e di un background non semplicissimo, una finale mondiale non sembra la cornice adatta per una prima convocazione. Per lei ci sarà tempo, visto che la FIT è riuscita ad assicurarsi le sue prestazioni per gli anni a venire. Resta la Knapp, il cui profilo sembra perfetto anche dal punto di vista caratteriale. Karin è tranquilla, vedrebbe la convocazione come un premio e da lei non arriverebbero i musi lunghi che potrebbe avere una Schiavone, come peraltro si è già visto in occasione della semifinale controla Repubblica Ceca. Da parte sua, la Knapp sembrava fuori dai giochi quando si è acuita un’infammazione al polso dopo lo Us Open. Il mese di riposo (è andata in Sardegna con il fidanzato Francesco Piccari) le ha fatto bene, e oggi sembra più in forma che mai.
Certo, avrebbe potuto evitare i due doppi falli consecutivi che hanno permesso alla Petkovic di portarsi sul 5-5 nel secondo set, ma è rimasta tranquilla e ha trovato l’ennesimo break nel gioco successivo. Stavolta il braccio non ha tremato, e Karin ha potuto gioire. Questo risultato, tra l’altro, potrebbe consentirle di superare la Schiavone e chiudere l’anno al numero 4 d’Italia. Anche questa sarebbe una soddifazione. Gli unici che non si augurano una sua convocazione sono i dirigenti del Club Nomentano, team di Serie A1 che Karin ha portato al tricolore e che si affidano soprattutto a lei. Il 3 novembre, ci sarà l'affascinante derby contro il Parioli. Giocarlo senza Karin sarebbe una piccola beffa.
Maestrale o ponentino
Dai successi di Berrettini a quelli dell’uragano Sinner, in attesa dell’anno che verrà: che aria tira nel tennis italiano?...