Un ottimo Bolelli supera Florian Mayer a Kitzbuhel e ritrova i quarti in un torneo ATP dopo 3 anni. L’Italia sta ritrovando un giocatore importante?
Simone Bolelli con Gabrio Castrichella dopo la bella vittoria su Florian Mayer
Di Riccardo Bisti – 25 luglio 2012
La barba lunga. L’orecchino da pirata. Il cappellino all’indietro. La faccia incazzata. Le parolacce dopo un errore. La voglia di vincere sotto la pioggia. Immagini più adatte a uno “zingaro” del tennis, uno che non ha niente da perdere. Invece sono i flash che abbiamo estrapolato dalla bella (bellissima?) vittoria di Simone Bolelli ai danni di Florian Mayer al torneo ATP di Kitzbuhel (410.175€, terra). La storia di questo torneo, in fondo, è simile a quella del bolognese. Storica tappa dell’estate tennistica, dall’albo d’oro deluxe, ha vissuto un periodo molto difficile ma ora cerca di tirarsi su. Qualche anno fa, dopo la morte di St. Polten / Portschach, lo hanno spostato a maggio, subito prima del Roland Garros. Fu un’edizione in tono minore, vinta da Guillermo Garcia Lopez. Con tutto il rispetto, non paragonabile ai campionissimi che hanno sollevato il trofeo all’ombra della mitica Streif: Guillermo Vilas, Adriano Panatta, Vitas Gerulaitis, Emilio Sanchez, Thomas Muster, Pete Sampras, Goran Ivanisevic, Albert Costa, Alex Corretja, Juan Martin Del Potro e altri ancora. Nel 2010 l’hanno addirittura cancellato dal circuito ATP, declassandolo a challenger. Vinse il nostro Andreas Seppi. Poi, l’anno scorso, il ritorno alla storica data di fine luglio e la vittoria di Robin Haase. Adesso Kitzbuhel prova a riconquistare il suo prestigio con un torneo dal discreto montepremi, anche se l’edizione 2012 è tranciata dalle Olimpiadi e l'anello superiore dello stadio è coperto da enormi striscioni perchè non ci andrebbe nessuno. Solo quattro top 50 in tabellone e tanti giocatori di seconda fascia. Ma Florian Mayer è un signor tennista. Reduce dai quarti a Wimbledon, è stabile tra i top 30 ed è uno sempre difficile da affrontare. Ma Simone è entrato in campo col piglio giusto, nonostante gli organizzatrori non gli abbiano fatto un favore collocando il match alle 13 dopo che ieri sera aveva finito alle 22.
Il match si è giocato sotto un leggera pioggerellina. Fosse stato Wimbledon, li avrebbero mandati di corsa negli spogliatoi. Sulla terra, invece, si può dare quel tocco di epicità. Simone, col berretto nero, la barba lunga e la faccia incazzata, ha dominato il primo set senza annullare palle break e tenendo un’impressionante percentuale di trasformazione con la prima di servizio, trovando il punto in 14 occasioni su 15 (93%). Mayer, testa di serie numero 2, ha provato a far girare la partita nel secondo. Avanti di un break, col suo tennis leggero (poco adatto, in verità, a un campo così pesante) ha resistito fino al 4-3 e servizio. Lì Bolelli è stato bravo a tornare in carreggiata e ad annullare due scivolose palle break nel nono game. Il set si è trascinato al tie-break, dove Simone ha confermato di avere un braccio abbastanza glaciale nei punti chiave. Sotto 2-4, ha vinto gli ultimi cinque punti. Lo ha fatto d’autorità, picchiando duro e costringendo Mayer a stare 3-4 metri dietro la linea, costretto sulla difensiva dal martellamento bolelliano. Il penultimo punto è forse il simbolo del nuovo Bolelli: è sceso a rete dietro al solito dritto anomalo, con Mayer che ha tirato un passantino incrociato in slice. Simone si è piegato come si deve, giocando una difficile volèe bassa di rovescio. Mayer ha tirato un bel pallonetto, ma la “veronica” di Simone è stata sufficiente a fargli sbagliare il passante. Chissà, forse per un attimo si è ricordato di essere cresciuto nel mito di Stefan Edberg e Patrick Rafter, due tra i migliori “volleatori” di sempre. Nel punto successivo, un passante di dritto lo ha spinto ad alzare le braccia al cielo come raramente gli è capitato negli ultimi tre anni. Simone torna nei quarti di un torneo ATP dopo 3 anni esatti: era l'ultima settimana di luglio 2009, quando a Umago battè Ramirez Hidalgo e Fognini prima di perdere da Nikolay Davydenko.
Sarà un caso, ma da quando al suo angolo siede Umberto Rianna sono arrivate soltanto vittorie (anche se oggi al suo angolo c'era il coach federale Gabrio Castrichella). Quella contro Mayer è la settima consecutiva. C’è da essere ottimisti, perché non è un exploit isolato ma si inserisce in un contesto positivo. Dopo il Roland Garros, Simone ha iniziato a giocare bene e dal Queen’s in poi ha già intascato 245 punti ATP. Mica male per uno che ne ha raccolti 509 negli ultimi dodici mesi. Lo scoglio “top 100” è virtualmente raggiunto, ma c’è da essere ottimisti. Intanto c’è da giocare Kitzbuhel e un quarto di finale contro Martin Klizan, talentuoso slovacco numero 62 ATP, nei quarti grazie al doppio 6-4 su Pavol Cervenak. In caso di vittoria, Simone tornerebbe in una semifinale ATP dopo oltre quattro anni, dalla gran settimana di Monaco di Baviera quando perse in finale contro Fernando Gonzalez. Altri tempi, altre ambizioni. Il coach di Caserta, formatosi da Bollettieri tra il 1993 e il 1996 e un’esperienza al vecchio Centro FIT di Cesenatico, lavorerà per ricostruire le ambizioni di quel periodo. L’avventura non poteva iniziare meglio. E poi Simone ha la barba lunga, l’orecchino da pirata, il cappellino all’indietro, lo sguardo incazzato…
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