La sfida contro il Canada è fondamentale, ma una nazione che vanta sette finali non può usare l’aggettivo “storico”. I canadesi avranno più pressione: dovremo approfittarne.
Fabio Fognini scherza con Corrado Barazzutti: l’assenza di pressione potrebbe essere un’arma in più (Foto Bo Mon Quan)
Di Riccardo Bisti – 3 aprile 2013
C'è un aggettivo che non va bene per descrivere il match di Coppa Davis contro il Canada: “Storico”. Comprendiamo l’importanza del match per i giocatori e la dirigenza, visto che né gli uni né gli altri avevano mai raggiunto queste vette, ma la sfida di Vancouver è storica solo per i canadesi, mai così in alto da quando è stato istituito il World Group. C’è una coincidenza che spaventa e farebbe la fortuna di maghi e sensitivi: il miglior risultato del Canada in Coppa Davis è una semifinale, raggiunta nel 1913. Esattamente un secolo fa. Persero contro gli Stati Uniti sull’erba di Worple Road, vecchia sede di Wimbledon. Bernard Schwengers e Robert Powell, membri di quella squadra, da lassù staranno ridacchiando. Chissà se Milos Raonic e compagni sono al corrente di questa storia. Tuttavia, non hanno bisogno di motivazioni extra per un match che stanno preparando con cura, a partire dalla scelta della superficie. Si giocherà su un campo in Premier, superficie decisamente rapida e non più utilizzata nel circuito ATP. La riunione tra capitani di martedì pomeriggio, alla presenza del giudice arbitro Andreas Egli, ha rivelato che si tratta di un campo “medio-veloce” secondo i parametri dell’ITF. Sostanzialmente, è lo stesso utilizzato contro la Spagna e che aveva fatto un po’ arrabbiare Alex Corretja. Essendo già stata usata, sarà un filo più veloce rispetto a due mesi fa. In altre parole, i canadesi non hanno commesso l’errore di Yannick Noah, che nel 1996 accolse gli azzurri a Nantes su un campo nuovo di zecca e quindi più lento. Per poco non ci lasciava le penne, con gli azzurri avanti 2-0 dopo la prima giornata salvo poi essere rimontati da Forget, Raoux, Pioline e Boetsch.
La vigilia di Canada-Italia vive soprattutto sul polso di Simone Bolelli. La distorsione patita a Miami è in via di guarigione, ma non ci sono certezze. Lo ha ammesso lo stesso Simone durante la conferenza stampa pre-draw. “Va sempre meglio, giorno dopo giorno. Io ho fiducia, ma vedremo”. Bolelli ha poi menzionato giovedì o venerdì come giorni chiave per sciogliere il dubbio sul suo utilizzo. Più probabilmente si deciderà giovedì, nell’imminenza del sorteggio, anche perchè poi non ci sarà più la possibilità di effettuare cambi. Non dovesse farcela, il suo posto sarebbe preso da Daniele Bracciali. Secondo l’esperto Daniel Nestor, doppista canadese, per gli azzurri non sarebbe un grosso cambiamento. “Bolelli-Fognini hanno fatto ottime cose, ma su campi più lenti. Bracciali è un buon doppista, soprattutto sul veloce. L’anno scorso, in coppia con Knowle, ha battuto me e Mirnyi a Wimbledon”. La differenza sarebbe soprattutto per Fognini, ormai abituato a giocare con Bolelli. I due si completano, tecnicamente e caratterialmente, mentre l’intesa con Bracciali è tutta da verificare. Si parla tanto del doppio perché secondo molti potrebbe essere il punto decisivo. “Stiamo giocando bene – ha detto Nestor, alludendo al duo con Vasek Pospisil – abbiamo perso tre volte su tre, ma vanno analizzate. Contro la Spagna potevamo vincere in quattro set. Contro il Sud Africa ho giocato male, mentre i francesi furono perfetti. Se giochiamo bene, avremo una buona chance”.
Nei singolari, sempre più remota l’opzione Levine, dovrebbero giocare Milos Raonic e Frank Dancevic. Curiosamente, non ci sono precedenti con Andreas Seppi e Fabio Fognini. Per la verità, Fognini ha battuto Raonic nella finalina del Kooyong Classic a Melbourne. Ma tutti, a partire da Fabio, sanno che quel risultato non conta. Per cementare lo spirito di gruppo, il team canadese ha improvvisato una partita di calcio-tennis con alcuni giocatori dei Vancouver White Caps, team calcistico che si allena proprio presso il Doug Mitchell Thunderbird Sports Centre, impianto sito presso l’Università della British Columbia. I tennisti se la sono cavata egregiamente, perdendo solo 5-4. Il clima sembra buono anche nel team italiano. Il giocatore che più di tutti attira l’attenzione è Fabio Fognini. All’estero, il ligure è noto per i suoi alti e bassi e una condotta di gara non sempre impeccabile, ma a Vancouver ride e scherza con tutti. Persino durante la conferenza stampa si è concesso un siparietto con Corrado Barazzutti. Anche Andreas Seppi sta mostrando una certa giovialità. Piccoli dettagli che potrebbero fare la differenza in una serie che si presenta dura ed equilibrata…ma non storica. Un paese che ha vinto una Davis e vanta sette finali non può guardare con troppa ansia a un match come questo. Ciò che conta è che stiamo tornando nelle posizioni che – storicamente – ci competono, ovvero tra le prime 5-7 nazioni al mondo. Il ranking di Coppa Davis ci vede in nona posizione, ma possiamo salire ancora. I tempi in cui eravamo franati in 26esima posizione sono lontani. Finiti per sempre, si spera.
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