L'azzurra dà filo da torcere alla leader stagionale Simona Halep, ma quando il match sembra poter girare arrivano doppi falli ed errori gratuiti. I 18 sbagli in più hanno fatto la differenza nel 6-4 7-5 che chiude una campagna americana non troppo positiva. 

Le partite di Camila Giorgi sono le più facili da commentare, ma anche le più difficili. Facili perchè è semplice prevedere cosa succederà, come si comporterà, quale colpo giocherà. E' di una prevedibilità assoluta. Sono difficili perchè si ripetono, sistematicamente, le stesse cose. Dopo ogni vittoria si auspica che sia la volta buona, che il potenziale (tecnico e atletico) sia stato incanalato nel modo giusto. Dopo ogni sconfitta, come quella incassata da Simona Halep al Premier Mandatory di Miami, è il festival dei “se”. Se avesse giocato quel colpo, se avesse commesso meno doppi falli, se fosse stata un po' più regolare…Il fatto è che Camila ha 23 anni e il tempo sta passando. Avrà ancora mille possibilità e qualcuna, giocoforza, la sfrutterà. Ma è un dato di fatto che nel ranking WTA è preceduta da giocatrici che sono più giovani di lei. E da dietro ce ne sono altre che spingono. Insomma, il futuro può essere roseo, molto roseo, ma urge un cambio di rotta. E se è vero che Camila sa sempre sorprendere, adesso arriva la parte della stagione che meno le si addice: la terra battuta. Contro Simona Halep non le si chiedeva di vincere, ma di offrire il meglio: la rumena ha appena vinto Dubai e Indian Wells, guida la Race stagionale e in tutto il 2015 ha perso solo una partita, l'agghiacciante quarto di finale a Melbourne contro Ekaterina Makarova. Non sta esaltando, non “spacca” le avversarie e le capita spesso di essere trascinata al terzo set. Contro la Giorgi non ne ha avuto bisogno, imponendosi col punteggio di 6-4 7-5. C'è un dato che spiega tutto, al di là della “consueta” doppia cifra di doppi falli (undici, a fronte di due ace): entrambe hanno tirato 13 colpi vincenti, ma la Halep ha commesso 23 errori (alcuni certamente favoriti dal bang bang della Giorgi), mentre Camila 41. Diciotto punti di differenza, quattro game e spiccioli. Guarda caso, la Halep si è aggiudicata quattro game in più.


CAMILA SEMPRE IN RINCORSA

Quando sono le cifre a parlare, il resto è secondario. Le splendide soluzioni di Camila, soprattutto con il rovescio (anche in risposta) diventano tragicamente fine a se stesse se non supportate dalla giusta solidità. E gli errori, spesso, arrivano nei momenti importanti. Nel primo set aveva recuperato un break di svantaggio, poi è andata a servire sul 4-4. Avanti 30-15, ha commesso tre errori gratuiti (almeno uno gridava vendetta) che hanno spinto la Halep a servire per il set. La rumena, da campionessa consumata (eppure le due sono coetanee…), ha tenuto il servizio e si è portata avanti. Il secondo è stato una girandola di break, con un unico comune denominatore: Camila sempre in rincorsa. Per tre volte la Halep prendeva un break di vantaggio, per tre volte la Giorgi restava a galla. Ma quando finiva in svantaggio, commetteva sistematicamente doppi falli o errori gratuiti che consentivano alla Halep di riprendere il vantaggio. Sul 6-4 5-4 la Giorgi ha effettuato l'ennesimo controbreak: poteva nascere una storia diversa. Invece ha commesso altri errori che la rumena, stavolta, non poteva non raccogliere. Termina con una sola vittoria (contro la qualificata Alison Van Uytvanck, a Miami) la campagna americana di Camila, il cui inizio di 2015 non è certo stato esaltante se non per i primi due set contro Venus Williams a Melbourne. Ma anche lì ha perso la partita. La terra non è la sua migliore superficie, ma poi arriverà l'erba. Papà Sergio, tra le tante affermazioni, ha detto che le difficoltà di Camila in questo scorcio di stagione erano prevedibili, ma che poi avrebbe potuto spiccare il volo. Volendogli credere, da giugno in poi, tra erba e cemento estivo, potrebbe esserci il definitivo salto di qualità. Per adesso, francamente, non c'è stato.

 

WTA PREMIER MANDATORY MIAMI – Terzo Turno

Simona Halep (ROM) b. Camila Giorgi (ITA) 6-4 7-5