La Cibulkova conquista le top-10 nel modo più bello, cancellando tre matchpoint alla Radwanska. La slovacca dimostra che 161 cm di altezza possono essere sufficienti.
La gioia di Dominika Cibulkova: la top-10 è finalmente raggiunta
Di Riccardo Bisti – 27 marzo 2014
Forza e voglia di lottare. Se non sei alta e vuoi sfondare nel tennis delle amazzoni, dove un’altezza al di sotto del metro e ottanta non è più di moda, devi avere qualcosa di speciale. Ce l’ha insegnato Justine Henin, poi è arrivata Sara Errani. Adesso c’è una ragazzotta di 24 anni, proveniente da Bratislava, che ha reso famoso l’urlo “Pome!”, versione slovacca di “Let’s Go” o “Vamos”. Dominika Cibulkova è sempre stata una buona giocatrice, ma dal ‘basso’ dei suoi 161 centimetri aveva limiti precisi. In fondo, è sempre la più piccola delle top-25. Ma quest’anno è riuscita a fare un salto di qualità. La finale all’Australian Open ha cambiato il suo status, dopodichè sono arrivate la vittoria ad Acapulco e la semifinale a Miami, giunta al termine di un match-maratona contro Agnieszka Radwanska. Con forza e voglia di lottare, “Domi” ha cancellato tre matchpoint e si è imposta col punteggio di 3-6 7-6 6-3. La Cibulkova vive di intensità, come se fosse una lampadina perennemente sotto carica. Vive la partita come poche. E diverte. Dopo il matchpoint (sull'ennesimo errore della Radwanska) si è sdraiata per terra, come farebbe un bambino dopo aver vinto il suo primo torneo sociale. “Ho questa dote sin da piccola – spiega la slovacca – quando gioco il mio miglior tennis, potete vedere questo mix di potenza e lotta. Devi avere qualcosa in più se vuoi essere tra le migliori giocatrici e non sei particolarmente alta. Ecco, questo è il mio extra”. Quando si è affacciata nel circuito, raggiungendo la semifinale al Roland Garros, sapeva che l’impresa non era impossibile. Maureen Connolly ha centrato il Grande Slam senza essere alta. Arantxa Sanchez è stata numero 1 sia in singolare che in doppio, e la sudafricana Amanda Coetzer è salita al numero 3 WTA pur essendo alta 157 centimetri.
“L’altezza non è tutto – continua la Cibulkova – anche se sei alto, non significa che riuscirai ad arrivare al 100%. La cosa più importante è volere davvero qualcosa e crederci fino alla fine. Non c’è nulla che conti di più”. La Nuova Cibulkova non è il frutto di chissà quale segreto. E’ nata un pomeriggio di luglio, quando Marion Bartoli ha vinto Wimbledon. Le due sono molto amiche. Nessuno immaginava che la Bartoli, sempre in lotta con la bilancia, fosse in grado di vincere uno Slam. Osservandola, la Cibulkova si è convinta di poter fare qualcosa del genere. E poi sono grandi amiche. All’Australian Open, dopo il successo contro la Radwanska in semifinale, la francese è corsa negli spogliatoi ad abbracciarla, e sono entrambe scoppiate a piangere. Ma erano lacrime di gioia. “Marion è stata una grande ispirazione”. Curiosamente, un’altra vittoria sulla Radwanska le ha dato la certezza matematica di entrare tra le top-10. "Sapevo che tutto è possibile”. E pensare che fino a poche settimane fa si era rifiutata di parlare dell’argomento. L’ingresso tra le prime 10 era diventato una questione di stato. “Basta, non ne voglio piùà parlare. Da anni, tutti mi chiedono perché io non sia tra le prime 10. Semplicemente non la sono. Ma se continuerò a giocare così, potrebbe accadere”.
Detto, fatto. E adesso non si pone limiti, perché Domi gioca bene su tutte le superfici. Ha raggiunto almeno i quarti in tutti gli Slam. La sua carriera è stata costellata di infortuni e alcuni cambiamenti di coach che l’hanno un po’ destabilizzata. Lo scorso anno è cambiato tutto. Matej Liptak, capitano della Fed Cup slovacca, è diventato il suo coach privato. Al team si è aggiunta Iveta Stankova, fisioterapista di provata esperienza. Non è un caso che Dominika non si faccia male da quasi un anno. Neanche un piccolo risentimento muscolare. Sul piano tecnico, Liptak l’ha aiutata a migliorare il linguaggio del corpo, a suo dire il modo migliore per vincere i punti importanti quando non si sta giocando bene. “Un atteggiamento positivo mi aiuta a dimenticare i punti persi, soprattutto quando prendo molti rischi. Anche se sbaglio, non è un problema”. Pur senza un servizio micidiale, e nemmeno chissà quali armi tecniche (a parte un dritto a sventaglio davvero incisivo), Dominika ha centrato il miracolo. Forza e voglia di lottare. Forse basta davvero soltanto questo.
WTA MANDATORY MIAMI – QUARTI DI FINALE
Serena Williams (USA) b. Angelique Kerber (GER) 6-2 6-2
Maria Sharapova (RUS) b. Petra Kvitova (CZE) 7-5 6-1
Dominika Cibulkova (SVK) b. Agnieszka Radwanska (POL) 3-6 7-6 6-3
Na Li (CHN) vs. Caroline Wozniacki (DAN)
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