Murray è il primo britannico in finale a Wimbledon dopo 74 anni, sconfitto Tsonga in quattro set. Contro Federer proverà ad eguagliare Fred Perry vincitore nel 1936.
Andy Murray ha conquistato la quarta finale Slam in carriera, la prima a Wimbledon
Di Lorenzo Baletti – 7 luglio 2012
Ora gli inglesi dovranno cancellare quella data del 1938, anno dell’ultima finale britannica nella storia di Wimbledon. Saranno felici di farlo, perché nell’occasione Henry "Bunny" Austin prese una stesa niente male da Donald Budge. Per 74 anni, Austin è rimasto l’ultimo tennista della Gran Bretagna ad aver giocato l’ultimo atto del torneo londinese. Prende il suo posto Andy Murray, scozzese, che in semifinale ha sconfitto il francese Tsonga per 6-3 6-4 3-6 7-5. Domenica, contro Roger Federer, proverà a cancellare anche la memoria di Fred Perry, ultimo vincitore a Wimbledon nel lontanissimo 1936. Per Tsonga è sfumata la possibilità di raggiungere la finale per la prima volta in carriera ed eguagliare il connazionale Pioline, ultimo finalista francese nel 1997. Il transalpino si ferma ancora una volta in semifinale dopo l’eliminazione dell’anno scorso. Oggi Murray ha meritato la vittoria, ha saputo soffrire, si è portato avanti, è caduto e si è rialzato. Sotto gli occhi di decine di milioni di inglesi.
La partita proponeva un contrasto di stili che preannunciava grande spettacolo ed emozioni. Spettacolo che c’è stato in tutto e per tutto, con l’esplosività, la potenza e la propensione ad attaccare di Tsonga opposte alle grandi capacità difensive di Murray. Nei primi due set questa differenza di gioco ha giovato a Murray, con Tsonga troppo frettoloso e un po’ esuberante. Con tante grazie da parte del n.4 al mondo, ben felice di tirare passanti da ogni parti del campo ed infilare gli attacchi, talvolta sconsiderati, del francese. Nel primo parziale Murray è solido in ogni colpo, a partire dal servizio con ottime percentuali di prima e di seconda, e con i colpi a rimbalzo: 11 vincenti e appena 3 errori. A conferma invece della poca accortezza di Tsonga, basti guardare la prestazione alla battuta: molto bene l’87% di punti vinti con la prima, ma a dir poco disastroso il 22% di seconda. Alti e bassi che sono poi continuati nel secondo set. Anzi, se possibile, Tsonga ha mostrato ancor di più quanto sia stata altalenante la sua prestazione all’inizio del match: 81% di punti vinti con la prima, ma, tenetevi forte, 0% con la seconda. Insomma, grande volontà e grande potenza, ma poca testa per Tsonga. Di testa invece ne ha avuta tanta Murray, sempre concentrato, un solo errore non forzato, e un solo punto perso con la prima. Ordinaria amministrazione, perché lo scozzese va a nozze con gli attacchi di Tsonga, può appoggiarsi alla violenza dei suoi colpi e giocare di rimessa, la tattica preferita. Avanti 2 set a 0, è tranquillo.
Evidentemente troppo tranquillo, però, perché in avvio di terzo set succede ciò che tutti gli inglesi temevano. Tsonga va sul 3-0 in un attimo, con addirittura palla del 4-0. Murray non molla, si tiene a galla, ma il francese comincia a giocare alla sua maniera: vincenti da ogni parte del campo, serve and volley improvvisi, colpi al volo, rovesci addirittura alterni a una o due mani, e tuffi da grande spettacolo. E’ Tsonga, quando si esalta diventa un carro armato, e insieme alla potenza aggiunge precisione. I vincenti salgono a 15 e gli errori gratuiti scendono a 8. Murray è quasi sconsolato, non riesce più a rispondere, e cala proporzionalmente alla crescita del francese. Sul 5-3 per Tsonga, Murray colpisce accidentalmente il francese alle parti basse, ma non basta a fermare l’esplosività dell’avversario. Nel quarto set il canovaccio continua: Murray ottiene il break sul 2-1, ma nel game successivo è subito contro break per Tsonga: ancora vincenti incredibili, rovesci pazzeschi a una mano, palle break da una parte e dall’altra ma sempre annullate. E sempre con grandi colpi, ace, servizi vincenti e voleè. Grande equilibrio e grande spettacolo fino al 4-4, quando Murray concede due palle break che consentirebbero a Tsonga di servire per il set. Ma il francese sbaglia clamorosamente le risposte sparando due dritti in rete. E’ il segnale del destino, quel destino che Murray prende al volo sul 6-5 in suo favore, quando sul match point mette a segno una risposta vincente sull’ennesimo, sconsiderato, serve and volley di Tsonga. Che chiama il challenge, ma non serve a nulla. In finale ci va Murray, e qualcuno spera proprio che vinca: a Wimbledon il custode si sarà pur stufato di lucidare la statua di Fred Perry.
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