COPPA DAVIS – Fognini sigla l’ultimo punto, ma tutti i membri del quartetto hanno contribuito al successo contro la Croazia. Nei quarti andremo in Canada: difficile ma non impossibile.
Grande gioia per il team italiano, di nuovo tra le prime otto in Coppa Davis
Di Riccardo Bisti – 4 febbraio 2013
Fabio Fognini ha firmato l’ultimo punto e merita i complimenti. Ma esaltare il solo Fabio sarebbe ingiusto nei confronti degli altri ragazzi. Lo storico successo contro la Croazia è merito di un efficace lavoro di squadra, in cui tutti hanno fatto il loro dovere. Andreas Seppi, bravo a battere Dodig in condizioni psicologiche molto difficili; Simone Bolelli, migliore in campo nel doppio poi risultato decisivo; persino Paolo Lorenzi, nonostante la sconfitta, ha tenuto in campo Marin Cilic per quasi quattro ore. Col senno di poi, la sua prestazione va rivalutata e avrà certamente influito nella pessima prestazione di Cilic in doppio; e poi, ovviamente, Fabio Fognini. L’immagine simbolo di questa tre giorni vede il ligure in ginocchio sulla terra del PalaVela dopo un match in cui ha evitato pericolose derive mentali. Di fronte aveva un Dodig che gli è nettamente inferiore sul piano tecnico ed era più stanco di lui, ma non ha mollato una palla. Il 28enne di Medjugorie le ha provate tutte, ma non aveva più benzina in corpo già da metà del secondo set. Ha adottato una tattica che avrebbe potuto funzionare se ad attuarla fossero stati un Nadal o un Murray. Stava lontano dalla riga e correva dappertutto. Normale che a un certo punto abbia finito la benzina e abbia giocato in riserva la seconda parte del match. In tutto questo bisogna dare il giusto merito a Fognini. Intanto perché non era al 100%: ha avuto un attacco influenzale mercoledì notte ed è stato due giorni a letto. E poi perché è stato molto attento, non si è mai lasciato andare. Ha capito che Dodig andava lavorato ai fianchi. Lo muoveva lateralmente, poi lo sorprendeva con decine di palle corte, quasi mai vincenti ma quasi sempre efficaci, nel senso che faceva il punto otto volte su dieci. Dodig le ha rincorse tutte, con una generosità encomiabile. Ha ricordato il Gaudenzi del 1996, che fece altrettanto contro Evgeny Kafelnikov nel gelo del Foro Italico. Ma anche allora il lottatore dovette cedere al più talentuoso.
Il tabellone dice 4-6 6-4 6-4 6-4, ma il punteggio avrebbe potuto essere più netto. Fognini ha perso il primo set perché era nervoso. Ha perso per tre volte il servizio, poi non avrebbe concesso quasi nulla per un paio d’ore. Lo spartiacque del match è stato il quinto game del secondo set: Fognini ha tolto il servizio a Dodig e ha scacciato le paure di un pubblico corretto ma caldissimo. A quel punto il PalaVela è deflagrato, scoppiando in un boato ogni volta che Fognini faceva un punto. Un ace di seconda firmava il secondo set e anche il terzo era deciso da un break al quinto game, con Dodig sempre più scarico e in confusione. Il croato giocava un serve and volley quasi sistematico per sfuggire allo scambio da fondo. Si aggrappava a un gran servizio, ma quando doveva giocare la volèe erano dolori. E se restava a fondocampo le soluzioni erano due: o veniva sfondato oppure sbagliava lui, soprattutto con il dritto. Anche di metri. A fine terzo set abbandonava il campo nella speranza di ritrovare un briciolo di lucidità. Ma al rientro non cambiava niente, anzi: Fognini prendeva subito un break di vantaggio e volava 2-0. A quel punto Dodig ha tirato fuori le ultime energie, scaricandole in un “Ajde!!!” che ha accompagnato il rovescio vincente del controbreak. Sul 4-3 in suo favore, Dodig si è trovato 0-30 sul servizio di Fognini. Non ha sfruttato l’occasione e si è consegnato al ligure nel game successivo: avanti 40-0 si è arreso a due smorzate di Fabio e ha mostrato limiti imbarazzanti sotto rete. E così l’Italia torna tra le prime otto al mondo, garantendosi il World Group anche nel 2014. Incredibilmente, lo stesso traguardo è precluso alla corazza spagnola: sconfitte in Canada, le Furie Rosse dovranno giocare quello spareggio che noi conosciamo molto bene.
Ci sarà tempo per discutere sulla prestazione di Seppi, onestamente al di sotto delle aspettative. Cilic ha giocato meglio di lui in ogni zona del campo, mostrandosi più concreto e coraggioso. Adesso bisogna guardare al futuro, che si chiama Canada: i ragazzi di Martin Laurendau hanno cancellato le riserve della Spagna e hanno ottenuto un risultato storico: da quando è stato istituito il World Group, i canadesi lo avevano giocato appena quattro volte, perdendo sempre. Ma da quando c’è Milos Raonic è cambiato tutto. E finchè c’è Daniel Nestor in doppio e alcuni vassalli di sicuro interesse, i nordamericani possono dire la loro, soprattutto in casa. “Speriamo di affrontare il Canada” ha detto Corrado Barazzutti a caldo, quando ancora Raonic non aveva ancora battuto Garcia Lopez. Anche il presidente FIT Angelo Binaghi era orientato sulla trasferta in Nord America, poi si è lasciato andare a dichiarazioni entusiastiche, figlie del sollievo “catturato” dalle riprese di SuperTennis subito dopo il matchpoint. “Dopo un grande capitano, abbiamo trovato una grande squadra. Questi ragazzi stanno bene tra loro, con la federazione e con tutto il tennis italiano. Credo che sia l’incontro della svolta: questa squadra darà grandi soddisfazioni agli appassionati, credo anche a livello individuale. La Davis può essere il viatico per fare buone cose anche nei tornei”. Quando gli hanno chiesto il momento più difficile del weekend e un raffronto con il 1998, ultimo anno in cui gli azzurri avevano ottenuto un risultato del genere, Binaghi ha risposto: “Bè, l’inizio di giornata è stato terribile. Pronti, via, abbiamo preso un parziale di 4 set a 0. Contro la Finlandia prendemmo sei set a zero (furono incassati da Sanguinetti e Galimberti in un match in cui venne scelta la terra battuta nel periodo in cui Sanguinetti stava giocando al meglio sul veloce, ndr). E’ stato un brutto sogno, per fortuna è finito in fretta. Nel 1998 il tennis in Italia andava malissimo in tutti i settori. Era l’apice della crisi. Oggi fotografiamo la realtà in modo diverso: siamo fortissimi tra le donne, abbiamo il numero 1 junior, Seppi numero 18 ATP e il movimento va alla grande, dalla base agli Internazionali d’Italia. C’è una nuova voglia di tennis: si sente e si pensa positivo. Nel 1998 era tutto il contrario”. Frasi dettate dall’euforia del momento: ogni concetto andrebbe estrapolato e analizzato singolarmente (i meriti della FIT sono ben diversi da caso a caso), ma è giusto sottolineare che un’eventuale sconfitta non avrebbe modificato la realtà delle cose: ovvero che il tennis italiano sta vivendo un buon momento e il trend è positivo, soprattutto nel settore maschile.
Come detto, è stata una vittoria di tutti. Capitan Barazzutti ha lasciato che il merito se lo prendessero i giocatori, lasciando a Fognini la luce dei riflettori: “E’ stata dura, tanto dura – ha detto Fabio – sono riuscito a stare in campo sul 2-2, nessuno lo avrebbe immaginato. Sono stato bravo di testa ma il merito è anche di tutto lo staff che mi è stato vicino e mi ha rimesso in piedi. Volevo prendermi la rivincita dopo aver saltato partite importanti in Repubblica Ceca e l’esordio con Marin Cilic”. In effetti è un dettaglio da non sottovalutare: il match contro Dodig era il primo singolare in assoluto giocato da Fognini nel World Group. E giocarlo sul 2-2 è un’altra storia. Vincere all’ultimo singolare è una sensazione dolcissima, che l’Italia non provava da tempo. L’ultima volta risaliva al 2008, nello spareggio di Montecatini contro la Lettonia. Era uno match per non retrocedere in Serie C ed era deflagrato il caso Bolelli. Quattro anni e quattro mesi dopo, le cose sono decisamente cambiate.
La stretta di mano tra Fabio Fognini e Ivan Dodig
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