C’è anche chi è uscito con le ossa rotte dai Championships. Rafa Nadal ha preso una dura lezione, ma piange anche la Sharapova. Male le vecchie glorie e alcune abitudini da cambiare.
Caroline Wozniacki non vince più una partita
Di Riccardo Bisti – 10 luglio 2012
Dopo i promossi, ecco i nostri 10 bocciati di Wimbledon. Buon viaggio…dietro la lavagna. A noi piace raccontare i fallimenti “veri”, quindi non vi arrabbiate se non trovate i vari Djokovic, Kvitova e Clijsters….
BOCCIATI
RAFAEL NADAL
E’ il grande deluso. Contro Bellucci si è trovato 0-4 nel primo set, ma l’ha sfangata. Nessuno, proprio nessuno, pensava che avrebbe potuto perdere da Lukas Rosol. Il ceco ha giocato il quinto set in paradiso, ma Rafa l’ha persa nei primi set. E lo sa bene. Si è scoperto che aveva qualche problemino fisico, ma non esistono giustificazioni. In classifica è lontanissimo dai primi due e deve ricostruirsi mentalmente. Le Olimpiadi possono dargli una grossa mano, mentre sul cemento americano può soffrire. Vediamo se riuscirà a sorprenderci anche stavolta.
MARIA SHARAPOVA
Era la favorita del torneo, ancor più di Serena Williams. Invece si è fatta sbattere fuori dalla Lisicki. La tedesca gioca bene, per carità, ma “Masha” non ci può perdere. Non esiste. Eppure era convinta di essersi preparata bene, di non aver esagerato con i bagordi dopo il successo al Roland Garros. Perde un primato faticosamente conquistato e ci si domanda se potrà riconquistarlo. Il cemento americano potrebbe darle una mano. In fondo, continuiamo a preferirla a Radwanska e Azarenka.
L’ITALIA DEGLI UOMINI
Solo Fognini al secondo turno. Il ligure ha battuto Llodra e perso con Federer, quindi è assolto. Peccato per Seppi, battuto da Istomin che poi sarebbe arrivato negli ottavi. Male Cipolla, malissimo Volandri e Starace, addirittura ritirati prima di stringere la mano all’avversario. Assoluzione per Paolo Lorenzi, bravo a portare al quinto Mahut, mentre Bolelli aveva passato le qualificazioni e nutriva ambizioni importanti. Niente, fuori al primo turno contro Jerzy Janowicz. La semifinale di Bracciali nel torneo di doppio non ci consola, anche perché con la vittoria di Marray-Nielsen….
CAROLINE WOZNIACKI
Ormai è un caso. Alla vigilia aveva detto che avrebbe potuto vincere il torneo, anche se la motivazione era un po’ debole: “E’ un periodo di confusione, possono vincere tutte, anche io”. Il sorteggio le ha messo contro una Paszek scatenata ma stanca dopo le fatiche di Eastbourne. La danese non è più lei, non fanno notizia neanche i due matchpoint buttati via. Per rinascere ha scelto Thomas Johansson, ex ottimo giocatore senza esperienza da coach. In bocca al lupo, ne ha un gran bisogno.
LE VECCHIE GLORIE
Che disastro. Hewitt ha perso al primo turno da Tsonga senza neanche fargli il solletico, nonostante la nuova divisa griffata “Come On”. Nalbandian è stato cancellato al primo turno da Tipsarevic, senza colpo ferire. Meno male che non ha preso a calci nessuno. Roddick si è spinto al terzo turno, ma contro Ferrer si è progressivamente spento come una candela senza più fiammiferi. Stiamo parlando di gente che a Londra ha vinto e giocato finali. A conti fatti, il miglior “vecio” è stato Xavier Malisse, giunto negli ottavi contro Federer. E se avesse avuto un po’ di cattiveria in più…
MILOS RAONIC
Che palle. Il canadese ci piace, più come ragazzo che come giocatore, e speriamo sempre che esploda. Invece colleziona una delusione dopo l’altra. In Australia era inciampato contro Hewitt e vabbè. Ma perdere contro Sam Querrey in un derby tra bombardieri non va bene. Soprattutto se hai ambizioni importanti. E’ troppo serio per non arrivare tra i primi 10, ma la sua crescita è più lenta del previsto.
MARION BARTOLI
Che figura! Tagliata fuori dalle Olimpiadi per i dissidi con la Federtennis francese, sognava di fare un grande torneo. L’obiettivo minimo era arrivare tra le prime quattro, invece si è arenata al secondo turno contro Mirjana Lucic. A noi è andata bene perché abbiamo potuto raccontare di nuovo la storia della croata, ma per la figlia di Walter è stato un fallimento. Anche perché Roberta Vinci ha dimostrato che questa Lucic era tutt’altro che irresistibile. I federales francesi avranno fatto un sospiro di sollievo, se non una risata…
LA RIGIDITA’ DEGLI INGLESI
Wimbledon ha saputo aprirsi all’innovazione più e meglio di altri tornei, ma alcune fisime sono anacronistiche. Due, in particolare. Sinceramente troviamo assurda la regola che prevede lo stop agli incontri alle 23. E’ per far defluire il pubblico prima che chiuda la metropolitana, dicono, nonché per preservare la tranquillità del quartiere. Detto che chi è con i mezzi pubblici se ne va anche a match in corso, gli abitanti di Wimbledon sanno benissimo che per due settimane c’è casino. Che cambierà mai un’oretta di luci accese in più? Il quarto set di Murray-Baghdatis, giocato con l’occhio all’orologio, è stato uno spettacolo deprimente. E poi l’abbigliamento dei giudici di linea donne. Quei gonnelloni fanno ridere. Qualcosa di più comodo e sportivo no, eh?
L’ERBA INTONSA NEI PRESSI DELLA RETE
Che brutto vedere l’evoluzione dei campi. Fino a una dozzina d’anni fa l’erba si rovinava in tutte le zone del campo, rete compresa. Adesso diventa un triste terriccio dopo pochi giorni, ma solo dietro alla linea di fondo. Dentro il campo resta verde, perfetta. Perché nessuno ci mette piede. L’erba rallentata negli ultimi anni ha mietuto diverse vittime ma il riflesso estetico è lì, a ricordarci i tempi che corrono. Come se non bastasse un passante di Juan Monaco.
STOSUR E KUZNETSOVA
Avevano giocato bene a Parigi. Svetlana è sparita al primo turno, scappando via senza lasciare tracce. L’australiana si è incredibilmente arresa contro Arantxa Rus, non certo un fulmine da guerra. L’idiosincrasia di “Sammy” per l’erba è incredibile. Serve meglio di tutte (ehm, di quasi tutte…), tira bombe di dritto e ha un velenoso slice di rovescio. Senza contare il sangue australiano che dovrebbe darle una mano. Anche la nostra Sandra Cecchini aveva un tennis adatto, ma a Wimbledon non ne azzeccava una. Misteri del tennis.
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