Lo svizzero “apre” alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. “Di certo non ho intenzione di ritirarmi a breve”. La sua capacità di gestirsi sembra aumentare le possibilità.
Roger Federer ha giocato 1045 partite nel circuito ATP
Di Riccardo Bisti – 27 luglio 2012
“Rio 2016? Chi lo sa. Penso di avere una chance”. Eccola lì, la frase strappatitolo. La prendiamo in prestito anche noi, perché le parole di Roger Federer tranquillizzano chi guarda con terrore al giorno del suo ritiro. A due giorni dall’inizio di Londra 2012, hanno chiesto al numero 1 del mondo se ha intenzione di partecipare a Rio de Janeiro 2016. Lui non ha chiuso la porta, anzi. Nel 2016, lo svizzero avrà 35 anni. In genere, a quell’età un tennista ha alzato bandiera bianca. Non tutti sono come Jimmy Connors, semifinalista allo Us Open a 39 anni. Borg si è ritirato giovanissimo, Lendl ha mollato a 34 anni, Becker a 32, Edberg a 30, Sampras ha giocato la sua ultima partita a 31…l’unico che è andato avanti più a lungo è stato Andre Agassi, il cui commovente match contro Benjamin Becker si è giocato quando aveva 36 anni e mezzo. E Federer? Fino a quando potrà giocare? Fino a quando potremo vedere il suo tennis classico, la sua eleganza, i suoi colpi al limite del disumano? Prendiamo Andre Agassi: il kid di Las Vegas ha giocato 1144 match nel circuito maggiore (870 vinte e 274 perse). Si è ritirato perché il suo fisico non ne poteva più, restava in piedi grazie a unguenti e cerotti.
Federer si presenterà al match contro Falla con 1045 partite sulle gambe (853 vinte e 192 perse). Supererà Agassi sia per numero di vittorie che di match totali, ma continuare ad essere competitivo fino al 2016 significa giocare 70-80 partite all’anno. Significa che da qui a Rio de Janeiro 2016 potrebbe giocare circa 280-300 partite. Che la può fare? Agassi è stato così longevo anche perché la sua carriera è stata piena di pause più o meno forzate. Negli ultimi anni, poi, era diventato un mostro di programmazione. Testa e fisico di Federer sono perfettamente integri: quindi si, ce la può fare. Lo svizzero presta particolare attenzione alla prevenzione degli infortuni. Non ha mai avuto problemi, a parte una leggera mononucleosi e qualche problema alla schiena. Ed è un maestro nel programmarsi, alternare tornei, allenamenti, riposo e…famiglia. Forse non ci arriverà da numero 1, ma la quinta olimpiade non è un miraggio. Lo deve alle Olimpiadi, in fondo. A Sydney 2000, quando è giunto in semifinale e ha perso la finale per il bronzo contro Arnaud Di Pasquale, conobbe la sua attuale moglie Mirka Vavrinec. I due si puntarono per due settimane. Ammiccamenti timidi, fatti di sguardi e parole. Fino all’ultimo giorno, quando arrivò il fatidico bacio. Un bacio che ha cambiato la vita e la carriera dello svizzero. La presenza della Vavrinec, non sempre apprezzata dagli addetti ai lavori, gli ha dato una stabilità eccezionale. E’ sfociata in un matrimonio, da cui sono fiorite le due gemelline Charlene Riva e Myla Rose. Nel 2004 era già lo sportivo svizzero più importante e gli fecero portare la bandiera svizzera durante la cerimonia inaugurale dei Giochi di Atene. Sul campo andò meno bene, con la sconfitta al secondo turno per mano di Tomas Berdych. A Pechino è stato nuovamente portabandiera, ha perso nei quarti con James Blake ma si è rifatto aggiudicandosi l’oro in doppio con Wawrinka. Quest’anno è il favorito numero 1, nel 2016 potrebbe chiudere il cerchio che si è inaugurato a Sydney.
Un addio al tennis alle Olimpiadi sarebbe affascinante, ma ci sono tanti tornei che meriterebbero di ospitare l’ultima partita di Federer: Wimbledon, Basilea, il Masters…Vedremo. Di sicuro non è uno che parla a vanvera. Quindi bisogna prenderlo sul serio quando dice: “Non credo sia impossibile vedermi a Rio. Sto per compiere 31 anni, allora ne avrò 35 ma la mente è ben disposta. Vedremo. Attualmente non c’è alcun progetto di ritirarmi. Ho già progetti per l’anno prossimo e oltre”. Quando ha vinto il Roland Garros 2009, completando il Career Grand Slam, gli chiesero se avrebbe giocato fino a Londra 2012. La risposta fu affermativa. “Bene, eccomi qui”. Sul torneo, Roger ha detto che pensa soltanto al primo turno contro Alejandro Falla (non semplice, visto che il colombiano lo stava per battere un paio d’anni fa) e ha ribadito le ragioni della scelta di non fare il portabandiera. “L’ho già fatto due volte, penso che qualcun altro meriti la chance di portare la bandiera. Mi sarebbe piaciuto farlo ancora: quelle di Atene e Pechino sono state grandi esperienze, ma mi fa piacere che il Comitato Olimpico Svizzero abbia scelto Wawrinka. Cedo che sia una bella decisione”. L’ultima frase sembra un messaggio in codice: “Guardate che non sono stato io a imporre Wawrinka”. C’era stata qualche polemica, ma quando il torneo inizierà ce le saremo già dimenticate. Magari ne riparliamo per Rio 2016, ok?
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