Maria Sharapova si conferma imbattibile sul rosso se l’avversaria non si chiama Serena Williams: batte in tre set la Halep e si aggiudica il 31esimo titolo in carriera.
Di Alessandro Mastroluca – 11 maggio 2014
La forza dell'esperienza. Con la terza rimonta della settimana, alla seconda finale consecutiva a Madrid, Maria Sharapova firma il 31mo successo in 52 finali, il più importante da oltre un anno, quando vinse a Indian Wells nel 2013. Dopo un primo set da comprimaria, la siberiana chiude 1-6 6-2 6-3 con 7 vincenti (22 a 15) e 6 gratuiti in più (30 a 24). Con questo successo, l'undicesimo consecutivo, Sharapova risalirà al numero 7 del ranking WTA e si conferma la miglior giocatrice sul rosso tra quelle in attività (83%). Dalle semifinali del Roland Garros 2011, ha perso solo 3 partite su 50 sulla terra rossa, sempre contro Serena Williams (due volte a Madrid, 2012 e 2013, prima della finale dell'anno scorso a Parigi). Per Simona Halep, alla prima finale così importante, è la prima sconfitta in un title-match dal 2012: dopo lo stop contro Radwanska a Bruxelles, infatti, erano arrivate sette vittorie di fila. Non arriverà, almeno per ora, al numero 4 del mondo ma resta la miglior rumena di sempre davanti a Irina Spirlea, settima nel 1996, e la sua attuale manager, l'ex campionessa del Roland Garros Virginia Ruzici (numero 8 nel 1979). A fine partita, la gioia di Maria Sharapova lascia il posto alla commozione per la cerimonia di addio al tennis di Dinara Safina, che a Madrid si era imposta nella prima edizione (2009) e ci aveva giocato il suo ultimo torneo. “Il tuo nome sarà scritto per sempre insieme a quello delle migliori del mondo” le dice Stacey Allaster, che la ricorda come una delle 22 ad essere arrivate al numero 1 del ranking (restandoci per 26 settimane) e l'unica con un fratello capace di completare la stessa impresa.
INIZIO DA INCUBO, POI GROENEFELD…
In una Madrid che aspetta Nadal, alla 90ma finale in carriera, per un set Halep mette in totale crisi Maria Sharapova. La rumena, sempre battuta nei due precedenti confronti diretti (ma risalivano al 2012, quando era intorno al numero 50 WTA), ha dominato negli scambi da fondo nel primo set (19 punti a 10) con il suo abituale mix di profondità e angoli che ha piegato un'esausta Petra Kvitova in semifinale. Sharapova, già costretta alla rimonta contro McHale (da 1-4 nel terzo) e Li Na, ha ottenuto solo 10 punti al servizio. Con 15 gratuiti a fronte di 5 vincenti ha potuto solo evitare il “bagel”. Masha, all'ottava finale in un torneo Mandatory, si è affidata in avvio di partita alla sua strategia consolidata, un tennis fatto di palle pesanti ma senza troppi angoli. Halep, chiamata a coprire meno campo della russa in orizzontale, detta i tempi, piazza subito il doppio break e con una risposta aggressiva si prepara il punto del 6-1 in meno di mezz'ora. Sotto 0-5, Sharapova ha chiesto l'intervento di coach Sven Groeneveld. “Muoviti di più, entra di più in campo, spingi più forte col dritto” le dice. Masha metterà in pratica i consigli, e i vantaggi si vedono a partire dal secondo set. Il primo vero errore tattico costa alla rumena il break in apertura di parziale, due errori di dritto le impediscono di completare l'immediato controbreak. Due indizi che fanno una prova: è cambiata l'inerzia del match. Al settimo game, gli indizi diventano tre. Sharapova pesca due dritti vincenti in allungo che le valgono un altro strappo, agevolato anche dalla scarsa efficacia di Masha con la seconda palla. L'ultimo game di servizio, tenuto a zero, fa il resto per la russa, che rispetto al primo set dimezza i gratuiti, 7, e raddoppia i vincenti, 12.
ESITO INEVITABILE
La rumena, imbattuta quest'anno al terzo, serve per prima, ma non è poi un gran vantaggio. Secondo una ricerca pubblicata di recente, basata sugli incontri Slam dal 2005 al 2013, tra le donne solo nel 48,6% dei casi chi inizia a servire nel set decisivo porta poi a casa l'incontro; e la percentuale scende al 46,3% se le giocatrici hanno una classifica simile. Sull'1-1 30-0, infatti, Sharapova va a protestare con il giudice di sedia Kader Nouni. Stavolta però Masha ha torto, perché risponde al servizio e solo dopo, fuori tempo massimo, contesta che la palla era effettivamente fuori. L'effetto, comunque, è di spezzare il ritmo di Halep. La rumena è via via più passiva, non riesce più a muovere l'avversaria come nel primo set, e dal 40-15 si ritrova sotto di un break. La russa vince il punto della finale, dopo un primo attacco prevedibile trova un rovescio in recupero sulla riga, e allunga sul 4-1 pesante grazie a un altro doppio fallo della Halep. Sharapova si conferma così letale al terzo set: porta a 130-41 il suo bilancio al parziale decisivo in carriera, 9-3 in stagione (ultima sconfitta contro Camila Giorgi). La rumena, sempre vittoriosa al terzo finora nel 2014, riesce almeno a recuperare uno dei due break di svantaggio, sfruttando l'ottavo doppio fallo e un paio di gratuiti equamente distribuiti tra dritto e rovescio, ma può solo rimandare l'inevitabile.
WTA PREMIER MANDATORY MADRID – FINALE
Maria Sharapova (RUS) b. Simona Halep (ROM) 1-6 6-2 6-3
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