di Gabriele RivaSiamo in campagna elettorale , dunque in epoca di par condicio
di Gabriele Riva

Siamo in campagna elettorale , dunque in epoca di par condicio. Però per una volta invece di tennis, parliamo di politica. O meglio ancora, di tennis (in effetti da noi non può proprio mancare) applicato alla politica. Perché sulla prima pagina de “il Giornale” di ieri, 20 marzo, l’editoriale incuriosisce.
Invece di “La legge delle urne”, come potremmo aspettarci in questo periodo, il titolo  è “La legge del tennis”. E allora la curiosità viene spontanea. Come può il tennis entrare nelle logiche del dibattito, tanto più in un momento delicato come questo? Semplice, Vittorio Macioce lo prende a esempio per spiegare il movimento pre-elettorale di un personaggio di spicco del panorama politico italiano che a suo dire sta commettendo un errore “tennisticamente” classico: farsi trovare a giocare nella “terra di nessuno”. Di chi si tratta? L’editorialista del Giornale fa riferimento a Pier Ferdinando Casini e alla sua scelta centrista, “il centro di cui parla Casini è una mezza misura, un non scelta, un passo avanti e uno indietro”. “L’istinto gli suggeriva l’azzardo, il desiderio di lasciarsi alle spalle secoli di palleggio degni del miglior Barazzutti e tentare per una volta una veronica, una volée alta di rovescio incrociata”. Cioè, suggerisce Macioce, di fare un po’ il Panatta. Ma, sempre secondo il Giornale, “se uno nasce democristiano ha il passante nel sangue, scambi lunghi, estenuanti, di maratona e resistenza”

Che cosa conclude quindi l’editoriale? Che la scelta del leader Udc, è un né carne né pesce, lo fa finire tennisticamente due passi più avanti della riga di fondo, due passi troppo indietro per giocare bene la volèe. E, in quella posizione lo impallina impietosamente: “Raccontano le cronache del tennis che solo John McEnroe sapeva galleggiare tra rete e fondo campo senza troppi danni. Ma McEnroe lo chiamavano Genius”. Come se la giocherà Casini? E soprattutto che cosa ne penseranno Barazzutti e Panatta?
Di certo da un sacco di tempo il tennis non era tanto al centro dell’attenzione. Se adesso diventa utile anche per spiegarci la politica, beh, verrebbe quasi voglia di fondare un partito. Popolo di chi la butta di là? Partito dei dirigtti? La racchetta nel pugno? No, no, meglio non scendere in campo, in questo caso.