Victoria Duval è stata ostaggio di uomini armati e ha rischiato di perdere il padre nel terremoto che ha colpito Haiti. Ma il destino le consentirà di giocare contro Kim Clijsters, suo idolo d’infanzia.
Victoria Duval, numero 565 WTA, è nata il 30 novembre 1995
Di Riccardo Bisti – 24 agosto 2012
Quando ha vinto i campionati americani Under 18, Victoria Duval ha provato una grande emozione. Non tanto per la wild card che le avrebbero dato allo Us Open. E’ ancora giovane, compirà 17 anni il prossimo 30 novembre e avrà decine di occasioni per vivere il grande tennis. Era contenta perché è riuscita, all’ultimo tuffo, a vedere nello stesso tabellone il suo nome e quello di Kim Clijsters, suo idolo d’infanzia. Potrà coronarla nell’ultimo torneo della belga. Ma c’è di più: la mano beffarda di Jon Vegosen, presidente USTA, ha fatto uno scherzetto. Al primo turno – ovviamente – ci sarà Duval-Clijsters. E' il coronamento di un’adolescenza piena di sofferenze ma che forse è definitivamente alle spalle. Victoria è nata a Miami, il passaporto dice "United States of America", ma la famiglia è di Haiti. E proprio ad Haiti ha vissuto fino agli otto anni di età. Victoria era una bambina quando un gruppo di delinquenti ha fatto irruzione nella casa della zia a Port-au-Prince. Volevano rubare tutto, e per convincere che facevano sul serio l’hanno tenuta in ostaggio, armati di pistole, insieme ai cugini. Queste storie, ad Haiti, di solito finiscono in tragedia. “E’ stata un’esperienza terribile” ricorda a distanza di anni. Mamma Nadine, un medico, pensò che non era questo il futuro che desiderava per la figlia. Allora se l’è portata nel sud della Florida lasciando al marito Jean Maurice la clinica di ginecologia e ostetricia che avevano costrito insieme a Port-au-Prince. “La mia famiglia ha fatto un mucchio di sacrifici – racconta la Duval – ma mia madre non mi ha mai fatto pesare niente. Se lo avesse fatto, non avrei mai avuto il desiderio di giocare a tennis”.
Una volta in Florida, Victoria ha abbandonato il suo primo amore (il ballo) ed è scivolata a Bradenton, dove l’Accademia di Bollettieri sforna tennisti a getto continuo. Poi si è spostata ad Atlanta, dove si è potuta allenare con Brian De Villiers (già coach di Melanie Oudin), presso il “Racquet Club of the South”. In quel periodo, nel gennaio 2010, Haiti è stata colpito dal terrificante terremoto di cui ci si ricorda ancora oggi. Papà Jean Maurice rimase sepolto vivo, travolto dal crollo delle mura di casa. E’ riuscito a tirarsi fuori – da solo – dopo aver ripreso conoscenza, ma era in condizioni disperate. Gambe spezzate, braccio sinistro distrutto, condanna alla paralisi. Senza contare le costole fratturate e le infezioni pomonari. Una famiglia di Atlanta, conosciuta grazie al tennis, si è offerta di dare una mano e ha pagato il trasporto aereo dell’uomo e il ricovero di un ospedale di Fort Lauderdale. Harry Kitchen, padre di Ashley e Natalie, amiche di Victoria, ha pagato 18.000 euro a fondo perduto per noleggiare un aereo privato e garantire la salvezza a Duval Senior. “In quella tragedia abbiamo perso gran parte della nostra famiglia – sospira la Duval – e mi domando come mai mio padre abbia voluto tornare ad Haiti quando potrebbe stare con noi”. La risposta è semplice. Nonostante la paralisi al braccio sinistro, papà Jean Maurice è tornato ad Haiti per continuare il suo lavoro. Un buon medico, in un posto come Haiti, vale tantissimo. I due si sentono via Skype e continuano a volersi bene. “Sicuramente questo episodio ha influito parecchio sul mio tennis. Ma adesso voglio che mio padre sia orgoglioso di me”. Lui, nel frattempo è in attesa dell’ennesima operazione chirurgica al braccio, sperando che cambi qualcosa. “Il dolore è costante. Qualcuno lo aiuta, ma la sua vita è compromessa e non riesce a fare tutto quello che vorrebbe”.
Nick Bollettieri è ottimista sul futuro della ragazza. “Sembra già un’adulta. Sta crescendo mentalmente, suo punto debole fino ad oggi. Deve essere più coraggiosa con il servizio, ma ha già ottimi colpi da fondocampo e la giusta aggressività. Si dice che suo padre avesse solo un minuto di tempo prima di morire. Sono certo che quell’episodio l’abbia provata molto, ma oggi le cose vanno meglio”. Un paio d’anni fa, Bollettieri l’aveva paragonata a Venus Williams, ma lei ribattè: “Io tifo solo per Kim Clijsters. E nei prossimi 10 anni mi piacerebbe di vincere un paio di Slam”. Nel frattempo avrà l’onore di scendere in campo contro il suo idolo di sempre. E potrebbe – incredibilmente – mettere fine alla sua carriera. Ronald Agenor, unico giocatore di livello mai prodotto da Haiti, sarebbe fiero di lei.
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