Lo spagnolo si conferma indistruttibile e vince a Buenos Aires, schiantando Wawrinka al terzo set. Per lui è il 20esimo titolo. E qualcuno sussurra: “Può vincere a Parigi…” 
Bagno di champagne per David Ferrer
 
Di Riccardo Bisti – 25 febbraio 2013

 
Tanti lo chiamano “Il numero 1 degli esseri umani”. Tuttavia, il rendimento di David Ferrer è da vero extraterrestre. Lo ha dimostrato anche al torneo ATP di Buenos Aires, vinto per il secondo anno di fila al termine di una bella finale contro Stanislas Wawrinka. In un match in cui ha mostrato un coraggio leonino, si è imposto con il punteggio di 6-4 3-6 6-1 e ha portato a casa il 20esimo titolo. Torna in mente un’intervista realizzata lo scorso maggio agli Internazionali, quando David ammise che non avrebbe mai sperato di vincere “14 tornei ATP”. Col senno di poi, quell'affermazione fa sorridere. David sta onorando alla grande lo status di numero 4 ATP, ottenuto grazie all’assenza di Nadal ma ugualmente meritato. Dopo aver rischiato con Nalbandian negli ottavi, ha dominato Fognini e Robredo prima di giocare una finale con alti e bassi contro Stanislas Wawrinka, in cui ha tirato fuori il meglio di sè nel momento del bisogno. C’è un’arma che Ferrer ha più degli altri: la capacità di non darsi mai per vinto. Sotto di un break nel primo set, ha trovato la forza per rimontare e vincerlo. Col senno di poi, è stato fondamentale. Nel secondo set è calato, consentendo a Wawrnka di tornare in parità. Ma i grandi campioni, gli “immortali”, sanno cosa fare e quando farlo. Nel terzo set è finito sotto di un break. Per un attimo, si è pensato che potesse terminare l’egemonia spagnola a Buenos Aires. Ma quando Ferrer ha ripreso a giocare come sa, non ce n’è più stato per nessuno. Sei giochi di fila, quasi senza errori, e bye bye Wawrinka. Dopo il matchpoint, ha festeggiato come se fosse stato il suo primo titolo. Ha ancora la forza di emozionarsi per un ATP 250. Forse è questo il suo segreto.
 
La gente ha imparato ad apprezzarlo, gli ha perdonato anche la vittoria contro Nalbandian. La sua correttezza, l’atteggiamento modesto e impeccabile, lo fanno amare da tutti. “Spagna a parte, non ho mai sentito un sostegno del genere” ha detto durante la premiazione. Per la prima volta dopo 30 anni, un giocatore è tornato a vincere il torneo di Buenos Aires per due anni di fila. L’ultimo era stato Guillermo Vilas, a proposito di immortali. In tribuna VIP, qualcuno sussurrava, neanche troppo a bassa voce, che può vincere il Roland Garros. Lui professa modestia, dice che è un obiettivo eccessivo, ma questo può essere l’anno buono. Il grosso problema si chiama Rafa Nadal. L’anno scorso lo ha massacrato in semifinale. Ma se il maiorchino non torna in forma, il buon David può giocarsela con tutti, anche con quel Federer che non ha mai battuto. A quasi 31 anni, è nel pieno della maturità fisica e mentale. E’ come il coniglietto della Duracell, che va avanti e non si stanca mai quando gli altri finiscono le batterie. Non è perfetto, non lo sarà mai. In ben quattro turni di battuta è stato incapace di mettere in campo una sola prima palla. Ha perso un set evitabile. Però è sempre lì, indomito e coraggioso. Puntare per Wawrinka in questa finale sarebbe stato rischioso, giacchè negli ultimi due anni, da quando lo svizzero aveva giocato la sua ultima finale (Chennai 2011), il valenciano ne aveva giocate quindici, vincendone dieci. Wawrinka gioca un tennis elegante, tira un rovescio a una mano che sa incantare, ma gli manca qualcosa sul piano mentale. Lo sa bene Djokovic, e lo sanno anche i doppisti cechi di Coppa Davis. Arriva lì, ad un passo dal successo, ma non riesce mai a coglierlo. Tutto il contrario di Ferrer, che vince tutto quello che può vincere. Adesso proverà ad attrezzarsi anche per i miracoli. Sarà la sua ultima, grande scommessa.