“Fabio e Paolo avevano giocato con questa formazione già a Monte Carlo, arrivando a matchpoint contro gli specialisti Mirnyi-Huey. Per questo pensavano di essere competitivi”. Parola di Corrado Barazzutti dopo il doppio che ha regalato all’Argentina un vitale 2-1 contro l’Italia. Non è andata proprio così, anzi, ci sono voluti due set – troppi? – per accorgersi che Fabio Fognini doveva giocare a sinistra e Paolo Lorenzi a destra. Con l’Argentina avanti di due set, gli azzurri hanno ribaltato il doppio come un calzino e sono arrivati a tanto così dal successo. Una vittoria che avrebbe messo benzina nel serbatoio mentale degli azzurri, e messo in un angolo gli argentini. Invece sarà una notte di tormenti per Fabio Fognini, rimasto in campo per cinque ore e mezza (tra singolare e doppio) e costretto a giocare di nuovo nel primo match di domenica, poiché i regolamenti ITF sono chiari: nell’ultima giornata, i primi a scendere in campo sono i rispettivi numeri 1. Federico Delbonis proverà a farlo stancare, a rimanere in campo il più possibile. Ma Fabio, in Davis, sa fare i miracoli. Ad esempio, nel primo singolare ha schiantato Juan Monaco in tre rapidi set. Non è arrivato nemmeno a 100 minuti, il 32enne di Tandil. In conferenza stampa ha detto di non aver giocato neanche al 30% del suo potenziale (“Fatti suoi!” ha sibilato Fognini, giustamente orgoglioso della sua prestazione. Va detto che Monaco aveva comunque ammesso la qualità della sua prestazione: “Oggi è facile parlare di Fabio, semplicemente ha giocato troppo bene”). Ha colpito, durante il singolare, il suono dell’impatto delle corde sulla palla. Secco e violento quello di Fognini, morbido e quasi “accompagnato” quello del Pico. Tirava piano, pianissimo, e Fabio ha fatto il fenomeno. Dopo tanto tempo abbiamo rivisto il suo marchio di fabbrica, il terrificante dritto incrociato in corsa. Il vero Fabio c’è ancora, e in Davis è più facile trovarlo. Sarà il clima di squadra, sarà Barazzutti che lo tiene calmo…chissà. In cinque ore e mezza di fatiche, ha scagliato per terra la racchetta solo una volta, nel quinto set del doppio. Ci sta.
Ma resta il problema di questi benedetti due set con la formazione sbagliata. Palesemente sbagliata. Il primo set avrebbe dovuto essere sufficiente per cambiare. Col senno di poi, si può dire che sia stato decisivo. “Ma in realtà è andato molto meglio, perdendolo solo al tie-break, poi abbiamo deciso di fare questo cambio” ha detto Barazzutti, ammettendo che a decidere è stato Fognini, che nel frattempo aveva alzato il ditino e rideva, evidentemente soddisfatto della sua capacità di leggere la partita. Ha funzionato alla grande: 6-3, 6-3, 3-2 e tre palle break che probabilmente ci avrebbero mandato in paradiso e zittito – forse in modo definitivo – i circa 50 argentini che hanno fatto un gran tifo. Come sempre, come è giusto, come è nella loro natura. Lì è stato bravo Pella: non ha esperienza, non ha chissà quale carisma, è si è trovato in una situazione complicatissima: gli azzurri stavano giocando meglio, Del Potro sembrava allo stremo delle forze e lui doveva giocare da solo (o quasi). Cancellate le tre palle break, c’è stato il parziale di 13 punti che ha spaccato la partita. Con Del Potro che, all’improvviso, ha trovato quelle 3-4 soluzioni a rete che hanno fatto la differenza. Ha colpito, subito dopo il matchpoint, la corsa sfrenata di Daniel Orsanic verso Juan Monaco. Un gesto dal gran valore simbolico, specie dopo quello che era successo l’anno scorso. L’abbiamo chiesto al capitano argentino e ha confermato. “Rispetto molto Juan, sia come persona che come giocatore. Ha vissuto una giornata terribile e ho voluto dargli forza e fiducia. Durante il doppio, il suo tifo è stato meraviglioso”. Ma resta quel ronzio in testa, fastidioso come una zanzara, il dubbio di non sapere come sarebbe andata se gli azzurri avessero giocato dalla parte giusta sin dal primo punto, o almeno dal secondo set. A Barazzutti bisogna riconoscere l’umiltà di aver rispettato le decisioni dei giocatori, lui che non è certo stato uno specialista del doppio, ma non c’è dubbio che si sia sbagliato qualcosa. Qualcosa che potrebbe costare molto caro.
Anche perché la presenza di Seppi nell’eventuale quinto punto sarebbe appesa a un filo. “Se ci saranno i presupposti, Andreas scenderà in campo” ha detto Barazzutti, il quale non ha aggiunto dettagli sulle condizioni dell’altoatesino. La verità è che Andreas non sta bene: si pensava a un problema fisico di quelli trattati venerdì (schiena e gamba), invece “Andy” prova un forte dolore alla mano, non riesce quasi a muoverla, vittima di un’infiammazione che sembra essere piuttosto acuta. In attesa che la notte porti consiglio, la sua presenza pare quantomeno “difficile”. E allora non resta che speculare: se Fognini dovesse battere Delbonis (non sarebbe certo un miracolo: certo, i precedenti dicono solo 3-2 per Fabio e ogni sfida è andata al set decisivo), è molto probabile che scenderà in campo Paolo Lorenzi. Il senese ha fatto una gran fatica nei primi due set, poi si è levato di dosso ogni pressione e ha giocato un buon doppio, alternando ottime giocate a errori grossolani. Ma non era il suo ruolo, anzi, va ringraziato per averci provato fino all’ultimo. Difficile (impossibile?) che Barazzutti metta in campo Cecchinato, il quale non ha esperienza e sta vivendo un momento difficile sul piano psicologico per le note faccende extratennistiche. Al contrario, Daniel Orsanic ha una tripla opzione: Monaco, Del Potro e Pella. “Non ho ancora parlato con Mariano Hood (il vicecapitano, ndr) – ha risposto a Guillermo Caporaletti – ma se dovessi scegliere ora, direi che giocherà Juan Monaco”. “Pico” ha la giusta esperienza, Del Potro la qualità (ma sembra stanco, per lunghi tratti del doppio è parso trascinarsi sul campo, salvo riprendersi negli ultimi 3-4 game), Pella l’entusiasmo e un rendimento da “mediano”. E’ un giocatore di cuore, offre sempre la prestazione da 6, magari 6,5, ma nulla di più. Sarebbe sufficiente in un match così delicato? Lo scopriremo in una domenica che si annuncia finalmente calda dopo un venerdì surreale e un sabato a due facce: tepore di giorno, fresco al calar del sole. A distanza di un’ora, lo stesso spettatore è passato dal petto nudo al giubbotto. La verità è che – fino ad oggi – Italia-Argentina è andata esattamente come speravano i nostri avversari. Ma nel tennis, si sa, “it’s not over until it’s over”.
Grande nervosismo in mattinata tra il pubblico pagante. L’idea degli organizzatori era consentire l’accesso ai soli possessori del tagliando di sabato, tenendo fuori chi aveva il biglietto per venerdì (ma aveva visto un solo singolare). Sul biglietto, tuttavia, c’era scritto che in caso di sospensione il tagliando sarebbe rimasto valido. Ma già venerdì sera, il sito FIT aveva dato comunicazione contraria, spiegando che sarebbero stati accettati solo i possessori del tagliando di sabato per motivi di sicurezza. Come era prevedibile, qualcuno non l’ha presa bene: proteste verbali, qualche offesa di troppo, persino un accenno di schiaffoni tra uno spettatore e un uomo della controlleria, sedato dalla polizia. Tra il pubblico che ha faticato per entrare c’era anche Simone Vagnozzi, ex top-200 ATP (marchigiano) che oggi segue Gianluca Quinzi, fratello minore di Gianluigi.
Dieci anni fa, Mariano Hood veniva squalificato per doping. Gli avevano trovato la finasteride, un prodotto per contrastare la caduta dei capelli. Gli diedero un anno di squalifica: lui non presentò appello e si ritirò definitivamente. Il suo caso è tornato d’attualità perché gli avvocati di Maria Sharapova lo hanno preso ad esempio per contrastare i due anni inflitti alla russa: anche la finasteride, infatti, non era proibita fino al 31 dicembre 2004, poi Hood fu pizzicato in maggio, durante il Roland Garros. Oggi è il vicecapitano dell’Argentina di Orsanic…ed è completamente calvo. Diciamo che, al netto del doping, non ha fatto una gran pubblicità alla finasteride…
Il piano viabilità pensato dal Comune di Pesaro per migliorare il flusso di auto e persone fuori dal Tennis Club Baratoff prevede anche il divieto di venditori ambulanti in un raggio di 500 metri. Ma siamo in Italia, quindi qualcuno ci sta provando ugualmente. In una delle vie chiuse al traffico, si trova un cartello su una casa (che sembra) privata, dove viene promessa la vendita di panini e angurie. 50 metri più avanti, dalla parte opposta della strada, c’è un tavolino con due bambini che vendono bevande e granite. Chissà se la loro presenza resterà inosservata, o se la polizia municipale deciderà di chiudere un occhio….
COPPA DAVIS – Quarti di finale
ITALIA – ARGENTINA 1-2
Federico Delbonis (ARG) b. Andreas Seppi (ITA) 7-6 3-6 6-3 7-6
Fabio Fognini (ITA) b. Juan Monaco (ARG) 6-1 6-1 7-5
Del Potro/Pella (ARG) b. Fognini/Lorenzi (ITA) 6-1 7-6 3-6 3-6 6-4
Fabio Fognini (ITA) v Federico Delbonis (ARG) domenica ore 12.30
Andreas Seppi (ITA) v Juan Monaco (ARG) a seguire