La bella avventura dei fratelli pugliesi Francesco e Daniele Sforza: nel 2012 hanno vinto il "Fantasy Game" dell'ATP, battendo la concorrenza di 35.000 utenti. Premio? Un viaggio alle ATP Finals.
I fratelli Sforza arriveranno a Londra in tempo per seguire il secondo match di Federer
Di Riccardo Bisti – 6 novembre 2013
Ci vuole passione, coraggio e un pizzico di follia per iscriversi a un gioco come l’ATP World Tour Draw Challenge Circuit. Il concorso, ideato e promosso dall’ATP, chiede ai fans di pronosticare i risultati di ogni partita dei tornei Masters 1000. Una roba folle: devi ipotizzare il torneo dal primo turno alla finale, per un totale di 567 pronostici da marzo (Indian Wells) a novembre (Parigi Bercy). Per ogni pronostico azzeccato hai un punteggio. Un concorso su scala globale, con 35.000 partecipanti da ogni parte del mondo. Ma alla fine ha vinto un italiano, anzi due. Perchè l’ATP ha premiato il barese Francesco Sforza, 23 anni e studente in medicina, ma Francesco ha fatto squadra per tutto l’anno con il fratello Daniele, 18enne all’ultimo anno del liceo scientifico. “Sul sito ATP risultavo io perchè bisogna avere almeno 21 anni per partecipare, ma abbiamo fatto tutto insieme – racconta Francesco – ci siamo organizzati così: io facevo i pronostici e mio fratello li correggeva, perchè in questo momento lui segue più di me”. E pensare che fino a qualche anno fa, Sforza junior odiava il tennis. “Poi l’ho fatto appassionare – continua Francesco – ed è diventato bravissimo a monitorare lo stato di forma dei giocatori. Io ho giocato a tennis per una decina d’anni, poi qualche tempo fa ho iniziato a frequentare il sito www.livetennis.it. L’iscrizione al Fantasy Game è arrivata per caso: un mio ex compagno del liceo mi informò del concorso. Spinto dalla curiosità, mi sono iscritto nel 2010”.
Francesco non aveva idea di quel che sarebbe successo. “Da allora ho intensificato la mia passione, andando a seguire i primi tornei dal vivo: il challenger di Barletta e gli Internazionali d’Italia”. Nel 2012, gli Sforza Brothers sono partiti con discrete ambizioni ma non pensavano di farcela. La concorrenza è terrificante, un buon piazzamento sarebbe bastato a renderli felici. “Anche perchè il mio amico, quello che mi fece conoscere il gioco, un anno si era piazzato tra i primi 100: mica male, su 35.000”. Il segreto di Francesco e Daniele? Una perfetta alchimia: il più grande conosce bene le caratteristiche tecniche di giocatori e superfici, mentre il più piccolo segue con attenzione l’andamento del tour e lo stato di forma dei giocatori. “Ci completiamo a vicenda” dice Francesco. La settimana di Parigi Bercy è stata incredibile: gli Sforza avevano azzeccato i vincitori di sette tornei su otto (sbagliando solo Madrid), e quando Djokovic (da loro pronosticato) ha perso contro Querrey pensavano di non avere più chance. “Credevamo di essere spacciati. Invece hanno perso tutti gli altri favoriti, mandando in crisi anche i nostri avversari. Dopo il quarto di finale tra Simon e Berdych ci siamo accorti di aver vinto ed è iniziata la festa!”.
Tre settimane dopo, l’ATP si è fatta viva per chiedere un’intervista, pubblicata sul sito ufficiale. “E a giugno ci hanno contattato per i dettagli sul premio”. Francesco e Daniele si sono aggiudicati un viaggio a Londra per le ATP World Tour Finals 2013. Tutto pagato: volo, hotel e accesso alla 02 Arena. Giovedì mattina partiranno per Londra e si godranno le fasi finali del torneo. Nel frattempo, Francesco ha scaldato i motori concendendosi una visita al Roland Garros. “All’inizio i nostri genitori non hanno preso troppo sul serio la cosa, poi hanno dovuto ricredersi”. Ma come hanno fatto a superare una concorrenza così agguerrita? “Il nostro metodo era semplice: mai puntare su un giocatore che la settimana prima di un Masters 1000 aveva raggiunto una semifinale o una finale. Non abbiamo mai dato importanza agli head-to-head. Strano, ma ha funzionato. Credeteci, non ci ha portato via molto tempo”. E così, in attesa del Messia-Quinzi, l’Italia si è assicurata una presenza alle ATP Finals di Londra. Mica male, no?
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