IL CASO – Arriva il pronunciamento del Tribunale ITF: Masha viene sospesa per due anni per aver assunto il meldonium nel 2016. “Non c’era alcun suggerimento medico che le indicasse di utilizzarlo quest’anno” dice la sentenza. “L’ITF ha speso tempo ed energie, ma il Tribunale ha sentenziato che non l’ho fatto apposta” replica lei. Il caso finirà al CAS di Losanna.

CASO SHARAPOVA – LA SENTENZA ITF

Due anni e carriera (quasi) distrutta. E’ questa la sentenza del Tribunale Indipendente nominato dall’ITF per giudicare il famoso caso di Maria Sharapova, risultata positiva a un controllo antidoping tenutosi lo scorso 26 gennaio a Melbourne. In una sentenza di 33 pagine, prontamente pubblicata dal sito ITF (Dave Haggerty aveva promesso trasparenza e per adesso sta mantenendo la parola), la giuria composta da Charles Flint QC, Barry O’Driscoll e José A. Pascual ha condannato Masha per la “grave negligenza” e la responsabilità personale per la sostanza entrata nel suo corpo. Le hanno tolto i punti WTA conquistati a Melbourne, il montepremi, e hanno stabilito che la sua squalifica terminerà il 25 gennaio 2018. Detto che la sanzione massima per un caso del genere è di 4 anni, la sentenza è appellabile da entrambe le parti. Se la WADA si è riservata di leggerla meglio e poi valutare, la Sharapova ha immediatamente annunciato che farà ricorso presso il CAS di Losanna, ente supremo per questo tipo di controversie. Ecco il messaggio pubblicato dalla russa su Facebook e poi inviato ai media di tutto il mondo da Mary Jane Orman per conto dell’ITF:

“Con la loro decisione di sospendermi per due anni, i giudici dell’ITF hanno concluso che quello che ho fatto non era intenzionale. Il Tribunale ritiene che non ho avuto questo trattamento dal mio medico con lo scopo di ottenere un vantaggio sportivo. L’ITF ha speso un’enorme quantità di tempo e risorse per provare a dimostrare che ho violato intenzionalmente le norme antidoping, ma il Tribunale ha concluso che non l’ho fatto. Dovete sapere che l’ITF ha chiesto al Tribunale di sospendermi per quattro anni – la sospensione richiesta per una violazione volontaria – e il Tribunale ha rifiutato questa posizione. Mentre il Tribunale ha correttamente concluso che non ho violato intenzionalmente le norme antidoping, non posso accettare una scorretta sospensione di due anni. Il Tribunale, i cui membri sono stati nominati dall’ITF, concorda sul fatto che non ho fatto niente di sbagliato intenzionalmente, ma voglio tenermi lontano dal tennis per due anni. Farò immediatamente appello alla Corte Arbitrale dello Sport. Mi manca giocare a tennis e mi mancano i miei fans (…). Ho letto le vostre lettere e i vostri messaggi sui social network (…) Il mio avvocato sta preparando una breve sintesi di come funziona il processo ITF, così ho pensato di passarlo anche a voi, in modo che ne siate consapevoli”.

IL DOTTOR SKALNY E LA DOPPIA POSITIVITA’
Ovviamente la Sharapova si difende ed è giusto che sia così, ma la sentenza è abbastanza lunga e ben più complessa. Tutto comincia dieci anni fa, quando per una serie di problemi alle tonsille e dolori addominali, si è rivolta al suo medico di allora, il dottor Anatoly Skalny. Fu lui a prescriverle l’utilizzo del meldonium (principio attivo presente in una medicazione denominata “Mildronate”). La Sharapova ha presentato un documento in cui il dottore le diceva di prendere 2 pillole un’ora prima di ogni match, dose che poteva essere aumentata a 3-4 in caso dei match più importanti, ma di “contattarlo prima” in quel caso. Skalny ha lavorato con la Sharapova fino a tutto il 2012, poi ha cambiato medico a partire dal 2013. Il fatto è che negli ultimi tre anni nessuno sapeva che Maria ha continuato ad assumere la sostanza. Lo sapevano soltanto il padre Yuri e il manager Max Eisenbud. Nei vari consulti medici avuti in questi anni, la Sharapova non ha mai rivelato di averlo utilizzato (“Perché non me l’hanno chiesto”). Lo aveva detto, su specifica richiesta, soltanto al medico del team olimpico russo. Nel 2015 ci sono stati 24 casi di Meldonium nel tennis (va ricordato che la sostanza non era ancora vietata) e cinque di questi hanno riguardato la Sharapova. La sostanza era già stata rilevata a Wimbledon, alle WTA Finals di Singapore e durante la finale di Fed Cup a Praga. Appena saputo della positività (gliel’hanno comunicata il 2 marzo), la Sharapova ha inviato una lettera all’ITF in cui ammetteva la sua responsabilità e di aver ingerito 500 mg di meldonium prima di ogni match a a Melbourne (18, 20, 22, 24 e 26 gennaio). Tra l’altro, la sentenza rivela che la russa è risultata positiva a un altro test fuori dalle competizioni, tenutosi a Mosca il 2 febbraio.

RIDUZIONE IN ARRIVO?
La linea difensiva – come già annunciato nella conferenza shock dello scorso marzo – si basa sull’ignoranza delle regole. Maria non sapeva che il meldonium fosse stato inserito tra le sostanze proibite. Né lei, né il suo staff. In quel caso, avrebbe immediatamente cessato di prenderlo. Il suo manager, Max Eisenbud, ha dato una curiosa versione sul perché non ha aggiornato Maria sulle liste proibite: di solito faceva un check a fine anno durante una vacanza ai Caraibi, ma nel 2015 non c’è andato perché si era appena separato dalla moglie. La sentenza, oltre a specificare che Eisenbud non aveva le giuste competenze mediche per dare suggerimenti, ha spiegato che – qualunque fosse la posizione di Maria Sharapova nel 2006 – nel 2016 non esisteva alcuna diagnosi medica che continuasse a indicarne l’utilizzo. “Se davvero avesse pensato di usarlo per quel motivo, ne avrebbe parlato con i vari medici a cui si è rivolta”. Tirati per la giacca da una parte e dall’altra, i giudici hanno optato per una sanzione ibrida tra il massimo previsto e l’assoluzione. E’ chiaro che 2 anni sono un periodo enorme, anche se nel gennaio 2018 Masha non avrà ancora compiuto 31 anni. Volendo credere alle sue dichiarazioni, la siberiana ha una gran voglia di tornare a giocare e probabilmente lo farà, anche se il CAS di Losanna non dovesse darle soddisfazioni. Difficile ipotizzare cosa succederà nel prossimo grado di giudizio, perché le carte sono abbastanza chiare: Masha ha preso una sostanza vietata e lo ha confessato. L’ignoranza delle norme, purtroppo per lei, è difficile da dimostrare. Ci si può credere o meno, ma provarlo è un’altra cosa. E’ capitato che Losanna riducesse parecchie sanzioni (quella di Mariano Puerta – menzionata dagli avvocati della Sharapova, così come tante altre – passò da 8 a 2 anni) ed è possibile che anche stavolta si verrà incontro all’atleta. Senza entrare nel merito della faccenda – ognuno può farsi la propria idea leggendo la sentenza – noi riteniamo che nel 2017 tornerà a giocare.