Il Migliore con due facce. Davydenko parte alla grande, Federer non la vede. A metà del secondo cambia tutto. In pratica finisce lì…

di Gabriele Riva – foto Getty Images 

 

Non si vedeva una partita tanto a due facce dai tempi della finale di Champions League del 2005 tra Milan e Liverpool. Nel quarto di finale più atteso del tabellone maschile Roger Federer, n.1 del mondo, ha battuto la testa di serie n.6 del tabellone australiano, Nikolay Davydenko. Il russo aveva vinto gli ultimi due scontri diretti, uno al Masters di Londra a fine 2009 e uno a Doha, in questo primo scorcio di 2010. Ecco perché tutti aspettavano frementi. Ma Federer aveva avvisato: “Guardate che tre set su cinque invece che due su tre, è tutta un’altra cosa”, aveva detto. Non che abbia scoperto la ruota, comunque sia, aveva ragione.

 

Sta di fatto che il Federer che è sceso in campo oggi è stato un Federer a due facce. Inguardabile la prima, da far invidia a Charlize Theron la seconda. Tutto con la complicità di Davydenko, salito e sceso in maniera inversamente proporzionale allo svizzero. Il gioco del fratello di Eduard ha ricordato la famosa PlayStation citata a Londra da Del Potro solo per un set e mezzo. Certo che Roger ha preso un bello spavento: pronti via e 4-1 sotto. Nel primo turno di servizio il n.1 del mondo ha dovuto affrontare, salvandole, due palle break. Poi ha subito due break consecutivi.

6-2 al primo set point, senza storia. Dicono più i numeri delle parole: per Federer solo il 52% di prime palle, quattro punti conquistati sulla seconda di servizio, uno su quattro; quattro palle break concesse. Quello che però i numeri omettono è la condizione di Kolya: pauroso. Velocissimo. Reattivo. Nervoso, nel senso buono del termine. Insomma, quello che si è visto negli ultimi mesi. Quello che ha battuto Top 10 su Top 10, Rogi e Rafa compresi. Quello che se il ranking lo facesse un uomo e non un computer occuperebbe il primo posto della classifica 2010.

 

La musica sta per cambiare, ma non ne dà alcuna avvisaglia. Il secondo parziale si apre con tre palle break (due consecutive) che portano il russo – ancora – sopra di un break. Roger non è mai nemmeno arrivato vicino a strappare il servizio a Davydenko, di palle utili per farlo neanche a parlarne. In campo c’è sempre Dr Roger: altre due palle break consecutive nel quinto game. Poi una terza: Davydenko la spreca affossando in rete un rovescio a metà campo su una palla steccata dallo svizzero. Deve aver cambiato idea un paio di volte prima di decidere cosa fare: grave errore. E’ la svolta. Esce Dr Roger, entra Mr Federer…

 

Prima, ogni volta che Federer si presentava al servizio, era un break potenziale. Manco fosse un match femminile. Dopo, è tornato il braccio sciolto, le prime vincenti, gli ace, le volée e tutto ciò che di federeriano conosciamo. Si era a un passo dal 1-4 e si vola 5-3 Federer. La risposta di Davydenko non è più così efficiente, così come la profondità e l’intensità dei colpi da fondo. I piedi non viaggiano più come all’inizio. Parziale di 14 punti a uno, poi una striscia infinita di palle break, di game in favore di Federer e di servizi tenuti a zero o quasi. Un set pari.

 

In apertura di terzo la rottura prolungata di Davydenko prosegue. L’ovetto è dietro l’angolo: 6-0 concedendo solo due punti in cinque turni di servizio (dalla metà del secondo set). Tra terzo e quarto parziale arriva anche il dodicesimo game consecutivo dello svizzero: praticamente 6-0 6-0. Finalmente Davydenko tiene il servizio e interrompe l’emorragia di 13 giochi consecutivi persi. Gli improvvisi segni di vita del russo regalano un finale di quarto set ancora una volta imprevedibile. Davydenko piazza la zampata, vale a dire il break, proprio mentre Federer sta servendo per il match: lo fa dopo aver annullato il primo match point dell’incontro con una risposta di rovescio pazzesca. Con un’altra risposta vincente, stavolta di diritto, guadagna la palla break per allungare la partita. La sfrutta con un passante incrociato di rovescio.

 

L’undicesimo game, Davydenko al servizio, è il più lungo dell’incontro. Si va ai vantaggi: Federer ha quattro palle break. L’ultima è quella buona per andare a servire (la seconda volta consecutiva) per un posto in semifinale. Per lui significa molto: intanto la 23esima semifinale consecutiva in un torneo dello Slam, e poi ricacciare le ambizioni di Djokovic sullo scettro del regno Atp. Motivi più che validi per chiudere il match con un game a zero. Partita strana, schizofrenica ma, a suo modo, spettacolare.

 

Al microfono di Jim Courier, in mezzo alla Rod Laver Arena, un Federer raggiante (e te credo!) spiega che all’inizio quel sole che andava e venive sulla struttura gli ha dato non poco fastidio. Sole o non sole, aspetta il vincente della riedizione della finale 2008 tra Novak Djokovic e Jo-Wilfried Tsonga per sapere chi dovrà affrontare sulla strada del suo 16° Slam…

 

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