Il CEO della LTA propone un programma a lungo termine per rilanciare il movimento britannico, memore dei grandi risultati con Tennis Canada. Meno investimenti sui professionisti e più soldi alla base, per aumentare i praticanti. La ricetta sta nel marketing e in un nome da rinfrescare.Se tutto andrà come in Canada, in Gran Bretagna possono star sereni. Nel mondo del tennis il nome di Michael Downey, dal gennaio del 2014 amministratore delegato LTA (Lawn Tennis Association, la federazione britannica), suona famigliare a pochi, ma per lui parlano i dieci anni alla guida di Tennis Canada, un movimento quasi assente reso in poco tempo uno dei meglio funzionanti al mondo, con due top ten (in crescita) e tanti giovani promettenti. Nel Regno Unito, invece, malgrado lo storico successo di Andy Murray a Wimbledon, i praticanti sono costantemente calati, e da anni dietro allo scozzese non c’è un top 100 stabile. Ma ci stanno lavorando. Da quando Downey è sbarcato a Roehampton, nel sistema tennis britannico sono cambiate tante cose. Ha tagliato circa 50 dipendenti su 300, tolto i finanziamenti a tutti i ‘pro’ con più di 24 anni e alzato i criteri per farvi accedere i più giovani. Dopo aver risparmiato oltre due milioni di sterline di finanziamenti senza guardare in faccia a nessuno, nemmeno a quell’Oliver Golding che nel 2011 vinse lo Us Open juniores, Downey ha investito nelle strutture, riformando (anche grazie all’aiuto di Bob Brett, ex coach di Marin Cilic) i ventuno High Performance Centre, costati una valanga di sterline ma incapaci di produrre giocatori. Ora che le Accademie sono pronte a formare i futuri campioni, bisogna far sì che vi arrivi il maggior numero di talenti possibile. Da qui la saggia scelta del Chief Executive di investire di nuovo sulla base. Prima del suo arrivo, nel pieno del pandemonio per lo stipendio stellare dell’ex presidente Draper – che si autogarantì 640.000 sterline all’anno, cifra quattro volte maggiore rispetto a quella percepita dal Primo ministro David Cameron – si vociferò dell’intenzione di congelare i finanziamenti da questa parte per concentrarsi sull’attività di vertice. Lui ha fatto l’esatto opposto, ma vien da fidarsi delle sue scelte. In Canada la sua presidenza ha portato a un aumento dei praticanti intorno al 30%, lasciando un eredità pesantissima alla nuova presidente Kelly Murumets.
IL MARKETING AL PRIMO POSTO: 26 MILIONI DAL 2018
“Il nostro sport è in declino – ha detto Downey – e il problema è alla base. Come in tutti gli sport con la palla, il tennis sta vivendo un calo di partecipazione. È in atto una sorta di battaglia con i cosiddetti sport porta a porta, come la corsa, la palestra o la bicicletta, che richiedono una minore organizzazione, togliendo spazio agli altri”. Negli ultimi cinque anni, nonostante la popolarità (e i profitti) di Wimbledon siano in costante aumento, nel Regno Unito si è registrato un costante calo del 5% dei praticanti. Ma il segnale che spaventa è un altro: il tennis è praticato più dagli over 55 col desiderio di tenersi in forma che dagli under 25 con ambizioni agonistiche. La riforma di Downey vuole dare nuova linfa ai giovani, che nelle scuole praticano tennis più di ogni altro sport (per un totale impressionante di 2,6 milioni di bambini) ma poi preferiscono altre discipline. In termini economici, i vincitori del nuovo progetto dell’ex CEO di Tennis saranno i responsabili del settore marketing, che vedranno il loro budget raddoppiato nei prossimi quattro anni, fino a un totale di circa 26 milioni di sterline da spendere dal 2018 in avanti. La politica di Downey vuole partire dal basso, concentrandosi sul numero di praticanti, da raggiungere attraverso una serie di misure sensibili, su tutte la promozione fra i più giovani, attraverso anche il rilancio del tennis nei parchi pubblici, spesso dotati di campi comunali. I due quarti di finale consecutivi in Coppa Davis non sono certo frutto del suo insediamento, ma è una coincidenza fortunata che fa comodo anche a lui. Gli permette di lavorare con maggiore serenità, da cui la decisione di evitare rivoluzioni e concentrarsi su un progetto a lungo termine in pieno stile Downey: niente promesse e poca esposizione mediatica, ma tanto lavoro dietro le quinte. Downey vuole dare più sostegno ai club e agli allenatori, e togliere pressione ai giovanissimi, favorendo un ambiente più sereno e meno competitivo. “Cercheremo di dare maggiore enfasi agli eventi di squadra, per favorire il valore ricreativo del tennis”.
“GIOCHI I FUTURES A 27 ANNI? NON CI INTERESSI”
Nessuna menzione al discorso delle superfici: la gran parte dei campi sono in erba sintetica (di cui nel circuito non c'è traccia) e ce ne sono pochissimi in terra battuta. Semplicemente, pare che a Downey per il momento importi poco del settore ‘pro’, e punti solo su una maggiore partecipazione alla base. “Non penso che un giocatore che a 27 anni gioca i Futures diventerà mai un top 50. Il tennis è un business spietato, senza compromessi”. Per questo, ha tagliato i fondi agli over 24 e non si è opposto alla modifica del criterio per ricevere le wild card a Wimbledon: essere fra i primi 250 non basterà più, ma verranno valutati anche comportamento, stato di forma, professionalità, progressi e risultati. Il che, per chi non si chiama Andy Murray o Heather Watson, significa non avere più la garanzia delle 27mila sterline riservate agli sconfitti al primo turno. Soldi che a quei livelli contano tantissimo. Un’idea che stride sia con l’età media dei top 100 in costante aumento, sia con i suoi progetti a lungo termine: chiede tempo, ma non è disposto a offrirne altrettanto. Tuttavia, nonostante nei nuovi progetti lo spazio per i professionisti sia molto marginale, le sue idee sono piaciute molto ad Andy Murray, incontrato un paio di settimane fa a Glasgow, nel corso della sfida di Coppa Davis contro gli Stati Uniti. Non ci sono ancora indizi su come il 28enne di Dunblane verrà coinvolto nei progetti, ma Downey si è detto colpito dell’interesse dello scozzese, ragion per cui è facile immaginare una sua partecipazione. Sarebbe molto importante, per vincere finalmente una sfida che vari predecessori del canadese hanno fallito. Nel frattempo, pare che Downey abbia perso la battaglia per ringiovanire il nome della Federtennis. Lawn Tennis Association, in effetti, sa di vecchio, ma per il momento rimarrà tale. La speranza è che migliori tutto il resto. In Canada gli è servita una decina d’anni, intorno al 2024 scopriremo se avrà saputo ripetere il miracolo.
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