E' quello che accade a tanti giocatori di seconda fascia. John Millman è entrato tra i top-100 ATP e può raccontarlo, ma in tanti non ce l'hanno fatta. Alla luce di questo, come ci si può stupire dei presunti match truccati nel circuito minore? 

E' di poche ore fa la notizia che le autorità belghe avrebbero trovato prove, o quantomeno gravi indizi, su un centinaio di partite sospette nel circuito minore. Non è una gran notizia, poiché è ben noto che il tennis si presta ottimamente a chi vuole fare soldi in modo illecito. Ma c'è un'altra ragione, anch'essa spesso dibattuta: la miseria dei montepremi, spesso insufficienti anche solo a tirare avanti. Per questo sono da condannare (ci mancherebbe!) i giocatori che si fanno tentare dal guadagno facile, ma certe situazioni rasentano la disperazione. A volte non è neanche sufficiente entrare tra i top-100 per agguantare la vita agiata dei Federer, dei Djokovic, delle Sharapova e dei jet privati. Persino un top-20 ATP come Kevin Anderson è ancora costretto a fare il ragioniere di se stesso, come svelato dalla moglie Kelsey nel suo (già famoso) blog. Ma poi esistono situazioni difficili da credere, come quella di un top-100 costretto a…dormire per terra! Come? Cosa? Abbiamo letto bene? A quanto pare è tutto vero, ed è accaduto all'australiano John Millman, numero 72 ATP che ha spiegato quanto sia drammatica la situazione finanziaria dei tennisti prima che entrino tra i primi 100. Come molti sapranno, l'ITF ha effettuato uno studio secondo cui soltanto i primi 164 del mondo riescono a coprire tutte le spese di una stagione che può costare – con varie sfumature – anche 160.000 dollari. John Millman sta vivendo il suo miglior periodo: ad oggi, il 2015 gli ha fatto pervenire bonifici per 166.839 dollari. A suo dire, i costi sono talmente oppressivi che un tennista può essere disposto a dormire sul pavimento pur di partecipare a un torneo.


SISTEMI ALTERNATIVI PER SOPRAVVIVERE

“La maggior parte dei giocatori sono in difficoltà – dice Millman – il tennis non è solo quello che trasmettono in TV. Quello è il lato glamour, ma ce n'è un altro ben diverso. Quello è una lotta”. Per questo motivo, la partecipazione a uno Slam diventa prioritaria, soprattutto quando i guadagni sono così elevati. Perdere al primo turno dello Us Open garantiva 39.500 dollari e non deve sorprendere che diversi giocatori siano scesi in campo in condizioni precarie, pur di avere il diritto di passare alla cassa. Per questo abbiamo assistito a una dozzina di ritiri al primo turno: su tutti, quello di Vitalia Diatchenko, che si è presentata in condizioni pietose al match contro Serena Williams. Non è stata una bella immagine per lo sport, ma è difficile biasimarla. I prize money vengono pagati in dollari americani: in questo momento, per gli atleti australiani è un vantaggio anche se il costo della vita dalle loro parti è particolarmente alto. In tutta la sua carriera, Milman ha intascato 428.000 dollari, spalmati su otto anni. Facile immaginare che non siano sufficienti per vivere: “Infatti conosco diversi giocatori che hanno dovuto smettere a causa delle finanze insufficienti – dice Millman – noi abbiamo dovuto trovare un sistema alternativo per sopravvivere. Io ho giocato le gare a squadre…e, si, ho dormito sui pavimenti delle stazioni ferroviarie. Credo che i giocatori lo facciano perché amano il tennis: direi che è l'unica ragione”. Qualcuno ce l'ha fatta, qualcun altro no (su due piedi vengono in mente i casi di Karin Castiblanco e Guillermo Alcaide), qualcun altro ancora ha scelto qualche scorciatoia per provare a inseguire un sogno. Una dura realtà, di cui non si parla mai abbastanza. E Millman, dopo aver perso al primo turno contro Stakhovsky, ha ritirato i soldi, si è fatto due conti in tasca…e ha realizzato di essersi pagato almeno una parte di stagione. Forse non dormirà più alla stazione.