– Ha resistito un set, Francesca Schiavone, chiamata all’impresa dal bicipite femorale della Errani, troppo dolente per farla scendere in campo, nonostante sia la nostra miglior arma sulla terra rossa. Rammarico doppio perché anche una Sarita zoppa sarebbe bastata contro una Garbine Muguruza ancora in difetto di condizione (diciamo così…) e poco a suo agio sulla terra rossa, peraltro con palle che dopo un paio di game diventano lentissime e poco adatte al suo tennis di forza.
La Schiavone si era letteralmente issata al tie-break, salvando una decina di palle break, spesso con un degno contributo della sua avversaria, incapace di sfruttare due volte un vantaggio di 40-0 sul servizio dell’azzurra. La quale, le va dato atto, ha tirato fuori l’anima e usato quel che resta del suo magnifico tennis: smorzate millimetriche, un back di rovescio come poche altre sanno giocare, qualche fiammata sotto rete e una capacità difensiva non banale per una 35enne. Peccato solo per quei due regali nel tie-break, in un momento che definire decisivo è eufemistico: 4-3 per lei (dopo una magia in corsa di dritto e un filo di riposo dato dallo svenimento di una signora in tribuna, dove si son toccati i 30 gradi), è riuscita a mancare un dritto a campo aperto e poi una volée a campo libero.
In quel preciso istante, avrebbero già potuto mettere in campo Roberta Vinci e Carla Suarez Navarro, anche se un paio di dati possono spiegare come la Muguruza alla fine avesse meritato quel successo: ha conquistato 8 punti in più dell’avversaria (tanti quando si finisce al tie-break) e sul suo servizio si sono giocati 35 punti, contro i 57 sul servizio Schiavone. Insomma, la tipica arma dell’arrangiarsi italica è arrivata vicina all’obiettivo di vincere un parziale e magari di far uscire i fantasmi che quest’anno hanno quasi consigliato uno stop agonistico alla Muguruza. Ma vicini non è sufficiente.
Come era logico, il secondo set è scappato via nel tempo di buttar giù queste righe.
Qualche minuto in più (62) è servito a Carla Suarez Navarro per sbarazzarsi di Roberta Vinci, appoggiata anche dal tifo di Flavia Pennetta. Mentre Schiavone e Muguruza ci raccontavano le loro impressioni, la tarantina mostrava la sua scarsa attitudine alla terra rossa, soprattutto considerando che si è agli esordi stagionali su questa superficie (è presumibile che la Vinci faccia meno fatica a passare dalla terra al cemento o erba). Comunque sia, non c’è mai stata partita, con una Suarez Navarro ben centrata e con sufficiente “mano” (intesa come talento tecnico) per non farsi irretire dai back e dalla variazioni di Robertina. Ne è uscito fuori un durissimo 6-1 6-2, in un match che non è mai cominciato.
E ora serve un miracolo per non ritrovarsi in Serie B dopo 18 anni, vista l’assenza di Sara Errani anche nella giornata di domani.
FED CUP – Play off World Group I
SPAGNA-ITALIA 2-0
Garbine Muguruza (ESP) b. Francesca Schiavone (ITA) 7-6 6-0
Carla Suarez-Navarro (ESP) b. Roberta Vinci (ITA) 6-1 6-1
La Schiavone si era letteralmente issata al tie-break, salvando una decina di palle break, spesso con un degno contributo della sua avversaria, incapace di sfruttare due volte un vantaggio di 40-0 sul servizio dell’azzurra. La quale, le va dato atto, ha tirato fuori l’anima e usato quel che resta del suo magnifico tennis: smorzate millimetriche, un back di rovescio come poche altre sanno giocare, qualche fiammata sotto rete e una capacità difensiva non banale per una 35enne. Peccato solo per quei due regali nel tie-break, in un momento che definire decisivo è eufemistico: 4-3 per lei (dopo una magia in corsa di dritto e un filo di riposo dato dallo svenimento di una signora in tribuna, dove si son toccati i 30 gradi), è riuscita a mancare un dritto a campo aperto e poi una volée a campo libero.
In quel preciso istante, avrebbero già potuto mettere in campo Roberta Vinci e Carla Suarez Navarro, anche se un paio di dati possono spiegare come la Muguruza alla fine avesse meritato quel successo: ha conquistato 8 punti in più dell’avversaria (tanti quando si finisce al tie-break) e sul suo servizio si sono giocati 35 punti, contro i 57 sul servizio Schiavone. Insomma, la tipica arma dell’arrangiarsi italica è arrivata vicina all’obiettivo di vincere un parziale e magari di far uscire i fantasmi che quest’anno hanno quasi consigliato uno stop agonistico alla Muguruza. Ma vicini non è sufficiente.
Come era logico, il secondo set è scappato via nel tempo di buttar giù queste righe.
Qualche minuto in più (62) è servito a Carla Suarez Navarro per sbarazzarsi di Roberta Vinci, appoggiata anche dal tifo di Flavia Pennetta. Mentre Schiavone e Muguruza ci raccontavano le loro impressioni, la tarantina mostrava la sua scarsa attitudine alla terra rossa, soprattutto considerando che si è agli esordi stagionali su questa superficie (è presumibile che la Vinci faccia meno fatica a passare dalla terra al cemento o erba). Comunque sia, non c’è mai stata partita, con una Suarez Navarro ben centrata e con sufficiente “mano” (intesa come talento tecnico) per non farsi irretire dai back e dalla variazioni di Robertina. Ne è uscito fuori un durissimo 6-1 6-2, in un match che non è mai cominciato.
E ora serve un miracolo per non ritrovarsi in Serie B dopo 18 anni, vista l’assenza di Sara Errani anche nella giornata di domani.
FED CUP – Play off World Group I
SPAGNA-ITALIA 2-0
Garbine Muguruza (ESP) b. Francesca Schiavone (ITA) 7-6 6-0
Carla Suarez-Navarro (ESP) b. Roberta Vinci (ITA) 6-1 6-1