Forse per evitare nuovi casi Fancy Bears', l'ITF ha varato un portale da cui i giocatori e i loro medici potranno inoltrare le richieste di esenzione terapeutica per le sostanze vietate. Il protocollo di accesso sarà piuttosto severo. Nel 2017, gli hacker si sono concentrati soprattutto sul calcio.

Un anno e tre mesi fa, anche lo sport ha rischiato di avere la sua Wikileaks. Un gruppo di hacker, autodefinitosi “Fancy Bears'”, aveva individuato una breccia nei sistemi informatici della WADA e pubblicato una serie di documentazioni riservate. C'erano anche dei documenti riguardanti Rafael Nadal e Serena Williams. Si trattava, semplicemente, di documenti che consentivano il TUE (Therapeutic Use Exemption). In due parole: può succedere che uno sportivo abbia bisogno di assumere sostanze vietate dai codici antidoping. In quel caso, richiede l'esenzione speciale tramite i certificati e le prescrizioni di un medico. A quel punto, un'equipe di medici decide se concederlo o no, peraltro senza conoscere l'identità del richiedente. In piena polemica per le vicende riguardanti gli atleti russi, Fancy Bears' provò a gettare un'ombra sul mondo dello sport. La bolla si è sgonfiata rapidamente: non si trattava di vere e proprie rivelazioni, ma della mera pubblicazione di documenti riservati che però non mettevano a nudo nessun comportamento illecito. L'eredità di quei fatti, tuttavia, ha spinto l'ITF a compiere uno sforzo in più in merito al TUE. Dal 1 gennaio, infatti, sarà attivo un portale apposito, destinato a tutti i giocatori, per effettuare qualsiasi richiesta di esenzione terapeutica. “Oltre a migliorare la sicurezza, serve per monitorare la propria situazione in tempo reale” hanno scritto nell'informativa destinata a tutti i giocatori. Dovranno creare un account sia i giocatori che i medici di riferimento (in caso di tennisti minorenni, andranno aperti da un genitore o da chi ne fa le veci).

FANCY BEARS' HA PUNTATO IL CALCIO
I procedimenti di sicurezza saranno molto severi: ogni tennista dovrà mostrare il suo codice WADA, oppure l'IPIN ITF, in modo tale da accertare l'identità e poter ricevere un PIN identificativo tramite il proprio cellulare. Una volta effettuato l'accesso, il giocatore dovrà invitare il proprio medico (che a sua volta avrà un account). In caso di necessità, il medico dovrà inviare i documenti e le prescrizioni richieste per sottoporle al team preposto. Solo allora, si saprà se la richiesta è stata concessa o meno. Ci sarà poi la possibilità di aggiornare le richieste per le esenzioni che devono essere rinnovate di anno in anno. Sul piano dei contenuti non cambia niente: i tennisti continueranno a richiedere le proprie esenzioni e otterranno permessi o dinieghi dallo staff medico ITF, il quale – è importante sottolinearlo – non conosce l'identità del richiedente. Semplicemente, si farà tutto tramite un unico portale che dovrebbe essere a prova di hacker. A parte il calderone aperto da Fancy Bears', le esenzioni terapeutiche non sono mai state oggetto di grandi polemiche nell'eterno dibattito sul doping. Il caso più famoso riguarda il nostro Filippo Volandri, che nel 2009 subì una leggera squalifica per aver utilizzato un quantitativo di Ventolin superiore al consentito: il prodotto contro l'asma gli era stato regolarmente concesso. In sede di dibattito, non fu difficile mostrare l'innocenza del livornese, che infatti vide cancellata la pur modesta sanzione. Fancy Bears esiste ancora, ma nel 2017 ha pubblicato soltanto due documenti, nessuno riguardante il tennis. L'ultimo risale allo scorso agosto e punta a sgretolare il mito secondo cui il calcio sarebbe più o meno esente dal doping. Dal loro sito, è possibile scaricare una serie di documentazioni che certificano casi di positività di diversi giocatori, tra cui Lorenzo Di Livio (figlio di Angelo, ex giocatore di Juventus e Fiorentina), già squalificato 5 mesi dal tribunale nazionale antidoping. Un enorme quantitativo di materiale proveniente da tutto il mondo, comprensivo di diversa corrispondenza, in cui la tutela della privacy viene ampiamente disattesa. Ma questa è un'altra storia.