Dopo un 2014 sfortunato, il 20enne piemontese ha iniziato bene il nuovo anno. A Napoli ha vinto un bel match al primo turno, mostrando i progressi del lavoro invernale e un tennis che fa sperare. Ora la sfida con Golubev.Mentre non ci sono più dubbi sul fatto che il futuro prossimo del tennis azzurro sarà nelle mani di Gianluigi Quinzi e Matteo Donati, rimane qualche perplessità su chi dei due potrebbe essere il vero trascinatore. Tutti si augurano che entrambi possano raggiungere i piani alti della classifica, ma è normale per ogni appassionato prediligere l’uno piuttosto dell’altro. Ed è qui che qualcosa sta cambiando. Fino a qualche tempo fa i più puntavano forte sul mancino di Porto San Giorgio, ma le sue difficoltà degli ultimi mesi (anche se oggi ha dato un bel segnale, battendo facilmente lo sloveno Blaz Rola) hanno indotto molti a riporre maggiori speranze in Donati, di un anno più grande. Sensazioni confermate da un tennis che al momento pare superiore, ma soprattutto sembrerebbe avere meno punti deboli. Il condizionale è d'obbligo, ma se ne sono accorti anche i tanti spettatori presenti al Tennis Club Napoli per la Capri Watch Cup, torneo Challenger tornato prepotentemente in calendario dopo un anno di assenza, con il massimo montepremi per la categoria (106.500€) e ambizioni da circuito maggiore. In attesa di provare il grande salto (“aspettiamo l’ok della Federazione, ma credo che già dal prossimo anno potremo entrare a far parte del calendario Atp”, ha detto il presidente Luca Serra), sull’affascinante Lungomare partenopeo si godono un martedì da urlo per i colori azzurri, con ben otto vittorie di casa nostra. Fra queste, appunto, anche quella di un ottimo Donati, che al ritorno sui campi dove lo scorso anno accompagnò la nazionale azzurra di Coppa Davis, impegnata nel quarto di finale contro la Gran Bretagna, ha sovrastato in un’ora e spiccioli il francese Axel Michon (220 ATP), steso con un doppio 6-2.
 
LE PROMESSE MANTENUTE
Rileggendo un anno più tardi alcuni passaggi della chiacchierata con TennisBest svolta nei giorni della Davis, ci sono tanti motivi per essere soddisfatti. “Corrado Barazzutti – raccontava Matteo – mi ha detto di stare più vicino al campo e di non far scendere la palla. In effetti è una cosa su cui devo migliorare. Fra me e i ragazzi della squadra la distanza più grande è nel modo di gestire i punti. Nei momenti importanti loro fanno sempre la cosa giusta, mettono la palla dove vogliono. Io, al contrario, faccio qualche errore di troppo e prendo rischi eccessivi”. A dodici mesi di distanza, il capitano dell’Italdavis, presente in tribuna insieme a Sergio Palmieri e l’ex tour manager dell’ATP Vittorio Selmi, sarà stato contento di trovarlo con i piedi appiccicati alla linea di fondo, a pressare su tutti i colpi con un diritto ‘frustato’ molto potente e un rovescio in continua evoluzione. Un maggiore utilizzo del back non guasterebbe, ma il match odierno l’ha richiesto poche volte, troppo poche per un giudizio accurato. Donati rappresenta il tipico giocatore moderno, che sfrutta le lunghe leve col servizio e spinge da ogni posizione, aiutato da una buona mobilità, forgiata dall’attento lavoro invernale svolto con il trainer Milvio Fantoni. In relazione alla una stazza importante (circa 190 cm) l’alessandrino si muove bene ed è molto esplosivo, e soprattutto riesce a spingere anche con la palla piuttosto lontana dal corpo. La repentina crescita di statura l’ha reso molto snello, ma ha ancora tutto il tempo per montare un’armatura all’altezza. Ottima anche la gestione dell’unica situazione difficile, sul 4-2 del primo set. Dopo l'allungo nel sesto gioco, il piemontese si è trovato 30-40, ma ne è uscito come meglio non poteva: smorzata vincente a salvare la palla-break, serve&volley sulla prima parità, ed ace al centro sulla seconda.
 
LA SFIDA CON GOLUBEV PER CAPIRNE DI PIÙ
Tanti piccoli segnali positivi, che messi insieme consegnano una prova interessante, a conferma del buon avvio di stagione, con tre tornei in Canada chiusi dai quarti nel Challenger di Drummondville, in Québec. Un avvio piuttosto tardivo, solo a marzo, per smaltire al 100% la microfrattura al piede accusata lo scorso ottobre, che insieme ad altri due stop ne ha fortemente condizionato il 2014. Non è stato l’atteso anno della svolta, ma ha comunque restituito un giocatore più maturo e pronto a recuperare il tempo perso con ambizioni importanti. Quali? Per puntare (almeno) ai top 100 non gli manca nulla. Oltre alle qualità tecniche, è un bravo ragazzo, tranquillo e senza gridi per la testa. Difficilmente deluderà, perché è cresciuto lontano dai riflettori e non fa proclami, né ha qualcuno che li fa al posto suo. Coach Massimo Puci, con cui lavora da quattro anni, è una delle guide ideali per un giovane in costruzione, e saprà consigliarlo alla perfezione come ha fatto con Andrey Golubev, compagno d’allenamenti di Matteo. Alla vigilia del torneo di Napoli i due si sono preparati insieme sulla terra di Arma di Taggia, la stessa dove è cresciuto Fabio Fognini, e si ritroveranno uno di fronte all’altro al secondo turno. Un bel test per capire le potenzialità del Donati attuale, contro un avversario che conosce a menadito. Il discorso vale per entrambi, e fa pendere la bilancia dalla parte del kazako, passato 6-1 6-0 sul francese Lokoli. Tuttavia, l'impressione è che non avrà vita facile. Chi l’ha detto che fra i due sarà lui a usare meglio l’esperienza?

ATP CHALLENGER NAPOLI – Primo turno:
Matteo Donati (ITA) b. Axel Michon (FRA) 6-2 6-2
Filippo Volandri (ITA) b. Roberto Marcora (ITA) 3-6 6-4 6-3
Andrea Arnaboldi (ITA) b. Thiemo De Bakker (OLA) 6-2 3-6 6-3
Gianluigi Quinzi (ITA) b. Blaz Rola (SLO) 6-3 6-1
Flavio Cipolla (ITA) b. Jozef Kovalik (SVK) 7-6 6-4
Marco Cecchinato (ITA) b. Enzo Couacaud (FRA) 6.1 6-3
Norbert Gombos (SVK) b. Matteo Viola (ITA) 6-3 7-5
Thomas Fabbiano (ITA) b. Adrian Ungur (ROM) 5-3 ritiro
Federico Gaio (ITA) b. Andrej Martin (SVK) 6-4 7-5
Filip Krajinovic (SRB) b. Potito Starace (ITA) 3-6 7-6 6-2