Il mondo del tennis piange Elena Baltacha, ragazza forte e semplice che andava pazza per la Irn-Bru, bevanda analcolica scozzese. Chi l’ha conosciuta la ricorda con grande commozione.

Di Riccardo Bisti – 6 maggio 2014

 
Quel sorriso delicato evocava scenari morbidi e sereni. Non avremmo mai immaginato Elena Baltacha in un contesto glamour, o ancora peggio violento o aggressivo. Per questo non stupisce un’intervista di quando aveva 17 anni ed era la grande speranza del tennis britannico. Erano gli anni d’oro della Russia: il suo sangue ucraino aveva ingolosito un movimento bisognoso di campioni. Andy Murray era ancora un ragazzino, Laura Robson ed Heather Watson andavano alle elementari. “Vado pazza per la Irn-Bru”, disse. Irn-Bru è una bevanda analcolica scozzese: berla è una specie di ribellione in un paese dove l’alcol scorre a fiumi. Lei era una combattente silenziosa, non amava gli eccessi. Ed anche se non è diventata una campionessa, le volevano tutti bene. Sul campo non ha fatto miracoli: 11 titoli ITF, tre terzi turni Slam e poco altro. Certo, anche un paio di vittorie contro top-10 (Na Li e Francesca Schiavone). Ma chiunque l’ha conosciuta ne ha un ricordo speciale. Aveva colpito nel segno. E' toccante leggere i commenti e le testimonianze di chi le è stato vicino. Certo, l’onda emotiva della scomparsa è ancora molto accesa, ma tra le righe non abbiamo letto opportunismo. Solo sincerità. Come quella di Kheredine Idessane, cronista di BBC Scozia, che l’ha tampinata in giro per il mondo. Stava dietro a Murray, certo, ma poi c’era anche Elena.
 
"HAI BISOGNO DI QUALCOSA? BASTA CHIEDERE"
Bally era nata a Kiev, in Ucraina. Papà Sergei è stato un ottimo calciatore. Difensore centrale della Dinamo Kiev, medaglia di bronzo a Mosca 1980 con la maglia dell’Unione Sovietica. Nel 1988 passò all’Ipswich Town, poi nel 1990 al St. Johnstone, in Scozia. Ed Elena si è sentita scozzese sin da subito. Lo sport ce l’aveva nel sangue, giacchè mamma Olga è stata un’ottima atleta di eptathlon e pentathlon. Anche lei ha gareggiato alle Olimpiadi del 1980. Per questo, ancor più che i successi, la partecipazione a Londra 2012 è stato il momento più bello della sua carriera. Quando Judy Murray l’ha inserita nella lista dei convocati, dicono che abbia pianto di gioia. “Credo sia una delle persone più belle incontrate in 20 anni di sport – ha detto Idessane – era sempre positiva e disponibile, anche dopo le sconfitte”. Quando aveva 19 anni le hanno diagnosticato il problema cronico al fegato, ma nessuno pensava che sarebbe sfociato in un tumore. Non le ha impedito di acciuffare un posto tra le top-50 nonostante altri problemi fisici, tra cui un guaio alla schiena che nel 2007 l’aveva fatta precipitare oltre la 660esima posizione. “Quando scoprì che BBC Scozia aveva destinato un cronista al tennis, fece i salti di gioia. Sapeva che non avevo alcuna esperienza, quindi mi chiese il mio grado di competenza. E mi ribadì che avrei potuto chiederle qualsiasi cosa” ricorda Idessane.
 
RALLY FOR BALLY SI TERRA' UGUALMENTE

L’avventura di Elena è iniziata a cinque anni di età, proprio a Ipswich, dove aveva recentemente aperto un’accademia in cui accoglieva giocatori di ogni livello, senza alcuna discriminazione. “Mio padre mi portò una racchettina di plastica e sono andata avanti così fino ai 10 anni”. Quando era una giovane promessa, il tecnico federale che la seguiva, Alan Jones, disse che stavano lavorando per farla diventare un’atleta adatta al tennis “poichè il suo fisico è perfetto per altre discipline”. Ce l’hanno fatta, poi la sua carriera professionale si è intrecciata con coach Nino Severino, che sarebbe diventato prima partner e poi marito. “La sua influenza nel tennis britannico non era affatto terminata – racconta Pierc Newbery, altro cronista BBC – la sua accademia EBAT era molto ben curata, e poi probabilmente sarebbe diventata capitana di Fed Cup". “Sono molo sicura di me, positiva, determinata, lavoratrice” disse quando era una teenager. Doti che le sono servite a vivere una buona carriera, ma soprattutto a farsi ben volere da tutti. Anche per questo, l’evento “Rally for Bally” in programma il 15 giugno al Queen’s si terrà ugualmente. Sarà un pomeriggio in sua memoria. I proventi andranno alla charity dell’ospedale Royal Marsden (dove era stato in cura Ross Hutchins) e alla fondazione della stessa Elena. Una ragazza speciale, “bella, forte e semplice”. Ma non forte a sufficienza contro un destino maledetto. Il suo ricordo vivrà nella sua accademia, ma sarà importante non dimenticarla. Perchè a volte un sorriso e una parola gentile valgono più di una vittoria o un risultato di prestigio.