A quasi 9 anni dall’ultimo successo nel circuito maggiore, Jelena trionfa a Kuala Lumpur annullando 2 matchpoint alla Safarova…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

Sette giorni dopo il ritorno al successo di Juan Martin Del Potro, il mondo del tennis festeggia la rinascita di una delle tante enfant prodige del circuito femminile, giunte al vertice troppo presto e per troppo poco tempo. Jelena Dokic riprova ancora una volta a ricomporre i cocci della propria vita e della propria carriera, trionfando in Malesia nella finale di Kuala Lumpur, al termine di una finale soffertissima che sembrava ormai persa sul punteggio di 6-2 5-3 per Lucie Safarova. Un ultimo atto tutto in salita, come d’altronde lo è stata tutta la carriera della naturalizzata australiana, brava a strappare per la prima volta il servizio all’avversaria proprio a un passo dal baratro (sotto 4-5) e a trascinare la ceca al tiebreak. Qui la fidanzata di Tomas Berdych non sfrutta ben 2 matchpoint (sul 6-5 e 8-7), sbagliando di dritto in entrambe le occasioni e cedendo con il punteggio di 11-9.

 

La Safarova non si demoralizza, ricominciando di gran carriera anche nel terzo set. L’iniziale vantaggio di 3-1, però, si rivela ben presto illusorio. La Dokic non molla e reagisce nuovamente aggiudicandosi cinque dei successivi 6 game, coronando la sua splendida rimonta con il 13° ace della partita, al terzo matchpoint: 2-6 7-6 6-4 il punteggio per Jelena dopo 2 ore e 40 minuti di battaglia. Curiosamente lo score è identico a quello con cui nel primo turno aveva estromesso la nostra Francesca Schiavone; come la Safarova, anche la milanese, condizionata da un problema alla caviglia destra, non aveva sfruttato il vantaggio di un set e un break.

 

Per la 27enne di passaporto australiano (ma nata ad Osjiek, in Croazia, da una famiglia di origine serba) si tratta del sesto titolo in carriera. Sono passati otto anni e otto mesi dal suo ultimo successo ottenuto sull’erba di Birmingham, nel giugno del 2002. In precedenza si era imposta a Roma, Tokyo e Mosca nel 2001, a Sarasota nel 2002.

 

Si completa così in Malesia un processo di ricostruzione lungo e faticoso, inaugurato il 25 gennaio 2009 in una magica notte australiana. Nel paese che diede asilo a lei e ai suoi familiari, fuggiti dalle bombe della madrepatria, Jelena emozionò tutti cogliendo un insperato quarto di finale a Melbourne, battendo per 8-6 Alisa Kleybanova, al termine di una partita thrilling.

Sembrava potesse ripartire da lì la carriera di un talento condizionato dagli infortuni e da innumerevoli problemi familiari (a cominciare dai contrasti con il padre Damir) ed esploso precocemente, con la vittoria degli US Open juniores nel 1998 (e n.1 della classifica mondiale). Per non parlare del leggendario esordio a Wimbledon dell’anno successivo quando, appena sedicenne, estromise l’allora incontrastata dominatrice mondiale Martina Hingis per 6-2 6-0.

 

La speranza oggi, così come il 25 gennaio 2009, è che questo exploit non rimanga isolato, ma che  rappresenti solo l’inizio di una nuova cavalcata verso quel gotha del tennis, frequentato per troppo poco tempo, cui lei appartiene di diritto.

 


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