di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Lo strano caso del Doctor Andy e Mister Murray. Chissà cosa avrebbe scritto del suo connazionale oggi, se fosse tra noi, lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson, autore di uno dei più grandi classici della letteratura fantastica, che così bene si addice all’indecifrabilità che contraddistingue il gioco di Andrew “Andy” Murray.
Anche questa settimana l’epigono del Dr. Jekyll era sì giunto in finale (la settima in un Masters1000, la prima a Shanghai) senza perdere un set, ma ci era riuscito facendo storcere il naso a coloro i quali gli rimproverano da sempre una scarsa propositività e una passività irritante, a tratti esasperante. Il cinese Bai, poi Chardy, Tsonga (ancora convalescente) e Juan Monaco (in semifinale) rappresentavano ostacoli poco significativi per un Murray che si presentava al penultimo Masters1000 stagionale, dopo la cocente delusione patita a New York, sconfitto nei sedicesimi da Wawrinka, e l’uscita precoce a Pechino per mano di Ivan Ljubicic. Come a Toronto, ci è voluto un ottimo Roger Federer per costringere Murray e tirare fuori il meglio di sé. E come nella finale vinta dallo scozzese in Canada, il match si apre con un break in suo favore nel primo gioco, con l’elvetico incapace di sfruttare un vantaggio di 40-15. Roger, che si presenta a questa finale forte delle strepitose prestazioni fornite nei quarti contro Robin Soderling (6-1 6-1) e in semifinale contro Djokovic (cui ha così sottratto la seconda posizione del ranking), deve salvare con un gran dritto l’opportunità per il britannico di portarsi avanti di due break sul 3-0, così com’era successo a Toronto. Gol mancato, gol subito si direbbe nel calcio. Quasi. Federer, infatti, sciupa malamente la chance di ricucire immediatamente lo strappo nel quarto game. La palla corta, che gli avrebbe regalato il controbreak, si infrange in rete. Graziato dal suo avversario, Murray tiene la battuta grazie anche a un servizio che quest’oggi viaggia a 208 Km/h di media, 20 Km in più rispetto all’elvetico. Roger non può permettersi un atteggiamento attendista, deve affondare tutte le volte che ne ha l’opportunità. Quel che è peggio è che non può sbagliare, a differenza di Murray che è molto più solido e può permettersi una tattica più conservativa in attesa di liberare, al momento opportuno, il suo letale rovescio lungolinea.
Con un avversario così centrato in risposta, la seconda palla di Federer si tramuta in un vero e proprio bagno di sangue (chiuderà con il 24%, 5/21). Sul 4-2 Murray, per la terza volta su 4 turni di battuta, lo svizzero è costretto a fronteggiare palle break, che a questo punto coincidono con veri e propri setpoint. La colpa è anche sua che sparacchia lungo un comodo smash che gli avrebbe consentito di tenere agevolmente il servizio, ma che invece lo costringe a prolungare le sorti di un game durato 16 punti. Roger si salva ancora una volta e, dal possibile doppio break di svantaggio, si procura nuovamente l’opportunità di riequilibrare il set. Lo scozzese tira fuori dal cilindro un ace provvidenziale, ma non questa sarà l’unica magia del primo set che si chiude nel game successivo con due autentiche prodezze: prima un passante di dritto lungolinea, dopo aver recuperato due dritti quasi definitivi dello svizzero, poi un altro passante di dritto, ancora più incredibile, correndo a rete per riprendere una volee bassa di dritto che contro un altro giocatore sarebbe stata risolutiva. Se non è il punto dell’anno, poco ci manca.
Si chiude così un primo set straordinario per Murray che oggi sembra irriconoscibile (in senso positivo) rispetto alle scorse giornate.
Federer non si lascia intimorire da questo doppio colpo del K.O., portandosi per ben due volte sul 15-40 in apertura di secondo set. Murray non si scompone, annullando tutte e 4 le chance, l’ultima con un rovescio lungolinea al termine di uno scambio di 29 colpi. Andy chiude alla prima accelerazione, dopo che Roger le ha provate tutte. La frustrazione si trasforma in rabbia quando nel game successivo, sotto per 2-1, Federer è costretto a fronteggiare una palla break. Il suo schiaffo al volo con cui sembra chiudere lo scambio, viene chiamato out con molto ritardo dal giudice di linea. Il falco per una volta dà ragione a Federer che, però è costretto a ripetere il punto. Innervosito dall’errore del giudice (peraltro ampiamente giustificato dalla velocità della palla che colpisce un “nanometro” di riga), Federer sbaglia di rovescio e si consegna all’avversario che può chiudere con il punteggio di 6-3 6-2 in un ora e 25 minuti quella che è la lezione più severa inflitta allo svizzero, sconfitto per l’ottava volta su 13 incontri.
Per Murray si tratta del sesto Masters1000, il 16° titolo Atp della carriera. L’unico a batterlo nella finale di quelli che una volta si chiamavano Master Series rimane Rafael Nadal, vincitore a Indian Wells nel 2009.
Con la superiorità ostentata quest’oggi, Murray si candida al ruolo di favorito per le Atp World Tour Finals, cui in settimana aveva ottenuto la qualificazione matematica. Occorrerà solo verificare se quello che scenderà in campo alla “O2 Arena” sarà Dottor Andy o Mister Murray.
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Gli Highlights della finale