Nole e Serena hanno deciso di non usufruire degli hotel messi a disposizione dei giocatori. Djokovic: “Non voglio sembrare arrogante, ma non è una situazione facile per chi ha scelto l’albergo”
La bolla non è uguale per tutti a New York. Novak Djokovic e Serena Williams hanno deciso di usufruire di case private, ovviamente segnalate dall’Usta, invece degli hotel riservati ai tennisti. “Voglio giocare ma ho pensato che fosse un rischio per la mia salute essere in albergo con le altri giocatrici – afferma la statunitense al New York Times, riferendosi all’embolia polmonare avuto dopo il parto di Olympia – In una casa posso controllare meglio il tutto, avevo bisogno di riposare la mente per poter competere al meglio”. Dello stesso avviso il numero 1 Atp Djokovic, nell’occhio del ciclone per l’Adria Tour e già risultato positivo al coronavirus assieme alla moglie Jelena. “Sono grato di poter essere in un posto con alberi, pace e serenità. Non voglio sembrare arrogante, so che l’Usta ha fatto il possibile per garantire un alloggio ai giocatori ma ho visto gli hotel: non dev’essere facile per loro aprire non poter aprire le finestre ed essere in piccole stanze”. Le abitazioni non si sottraggono alle regole della bolla: a queste possono accederci solamente persone negative al virus ma con l’obbligo di fornirsi di un sistema di sorveglianza h24 per assicurarsi che nessuno esca dalle camere se non per partite, allenamenti o test. I costi, però, sarebbero ‘astronomici’. E fa specie se a dirlo è uno come Andy Murray che in carriera ha guadagnato 61 milioni di dollari: la cifra dell’affitto si aggirerebbe tra i 50.000 e i 70.000 dollari a settimana. “Ogni giocatore ha avuto l’opportunità di fare questo investimento – ha sottolineato Nole – è un lusso e ne sono grato”.