Se non è stato il match più pazzo dell’anno poco ci manca. Anche se alla fine, piaccia o meno, il risultato è sempre lo stesso, come nei dodici precedenti giocati nel circuito maggiore. Novak Djokovic scaccia i fantasmi di una semifinale pazza, per lunghi tratti senza un filo logico, supera Gael Monfils per 6-3 6-2 3-6 6-2 e centra la sua settima finale allo Us Open. Ma di quanto accaduto nelle due ore e mezza di tennis sull’Arthur Ashe Stadium c’è da raccontare molto più del solito. A partire da un Monfils scriteriato, che ha fatto uscire di testa il numero uno del mondo con un tennis apparentemente privo di senso, ma che in realtà il suo senso l’ha avuto eccome. Gli è bastato l’immediato 5-0 in un quarto d’ora, per la verità più dovuto ai suoi doppi falli che al tennis di “Nole”, per capire come sarebbe andata a finire in condizioni di gioco “normali”. E così, anche se è giunto alla sua seconda semifinale Slam giocando il miglior tennis della sua carriera, il 30enne parigino ha deciso di lasciar perdere tutto: basta pensieri, basta tattica, basta tennis. In barba a quanto probabilmente studiato alla vigilia con coach Mikael Tillstrom, la strategia è diventata quella di dimenticare la strategia, di spegnere il cervello e fare solo ed esclusivamente ciò che gli passasse per la testa. E visto che la testa è una delle più pazze del Tour anche quando è collegata, il risultato è stato un mix fra intrattenimento e poco rispetto nei confronti di avversario e palcoscenico, che John McEnroe – da che pulpito! – non ha perso tempo nel definire “una vergogna”. Eppure, a conti fatti, è ciò che gli ha permesso di rendere una partita (o qualcosa di simile), un confronto che altrimenti, per quanto visto, lo sarebbe stato molto meno.
DAI FISCHI AGLI APPLAUSI
Dal 5-0 per il serbo, Monfils è entrato in modalità relax, smettendo di spingere e iniziando a giocare dei rovesci in back a velocità da circolo, senza peso. Sembrava disinteressato allo scambio, ma così facendo ha scombussolato completamente i piani di Djokovic, negandogli ogni possibile riferimento e guardandolo pure con fare minaccioso. Ha salvato il “bagel” annullando un set-point e ha continuato sulla strada del nonsense: si è addirittura inventato un paio di SABR, la risposta d’attacco col chop di diritto resa celebre da Federer, e tanto è bastato per far irritare Djokovic, permettendogli di entrare (a suo modo) nel match. Dallo 0-5 ha annullato quattro set-point e si è rifatto sotto fino al 3-5, addirittura con un paio di palle-break per tornare “on serve”. Djokovic ha detto no e si è conquistato il set, poi ha preso confidenza con la situazione e ha finito per dominare il secondo, ma Monfils non ha cambiato per niente atteggiamento. Almeno fino a quando, dopo aver perso il servizio con un doppio fallo in apertura di terzo set, è stato sommerso dai fischi del pubblico, proprio mentre il presidente della FFT Jean Gachassin scuoteva la testa in tribuna, magari meditando qualche provvedimento che ultimamente in casa Francia sembra all’ordine del giorno. “Lamonf” ha capito che non poteva continuare così, allora ha deciso di provarci e il tentativo è andato a buon fine. Ha iniziato a correre su ogni palla, a non sbagliare più, e il pubblico è passato da odiarlo ad amarlo appena ha annusato la possibilità di vedere più tennis del previsto. Come d’incanto lo 0-2 si è trasformato in un 5-2 e set-point, dando un’altra pugnalata all’orgoglio ferito di Djokovic, peraltro alle prese con un fastidio alla spalla sinistra, massaggiata dal fisioterapista. Sul 5-3 Monfils si è scavato la buca con tre errori, ma ha raddrizzato il game e ha portato a casa il set sparando una bomba col rovescio lungolinea, dopo che Djokovic, nero di rabbia per la risposta sbagliata sul 40-40, aveva addirittura tirato la propria t-shirt fino a strapparla.
SOLO COLPA DELL’UMIDITÀ?
Durante la pausa Djokovic si è rilassato, è riuscito a riorganizzare le idee e al rientro in campo, nonostante la palla-break fronteggiata in apertura ha giocato meglio, ma c’è stato comunque spazio per un po’ di pepe. Monfils ha aggiunto un capitolo al suo match folle chiedendo una Coca-Cola al cambio di campo sull’1-1, dopo aver recuperato (per la seconda volta di fila) il game di servizio da 0-40, malgrado si toccasse in continuazione il ginocchio sinistro. Tuttavia, il break è stato solo rimandato al turno di battuta seguente, quando Djokovic si è preso una chance con uno splendido passante di diritto, e Monfils gliel’ha convertita con un errore, dopo una piccola polemica (sul tempo prima di servire) con la giudice di sedia Eva Asderaki. Ma il match non è finito nemmeno lì, perché Djokovic ha restituito il break e poi ha chiamato di nuovo il fisioterapista, stavolta per la spalla destra. E al rientro in campo è parso addirittura sofferente, ma per sua fortuna la battaglia contro i demoni è durata solamente altri tre game. Monfils ha perso di nuovo il servizio e poi ha staccato definitivamente la spina, consegnandogli l’accesso alla sua 21esima finale (secondo di tutti i tempi) in un torneo del Grande Slam. “Come descrivo questo match? Umido”, ha scherzato il numero 1 ATP a fine incontro. “Il problema è stata l’umidità, non il tennis di Monfils. Ho sperato venisse a piovere e che il tetto fosse guasto, così da riprendere domani”. Battute e parte, la semifinale che si pensava potesse cancellare i dubbi sulle sue condizioni non ha fatto altro che aggiungerne di nuovi, e dare maggiori speranze all’avversario che si troverà di fronte domenica, sia Wawrinka o Nishikori. Anche se contro un Monfils così giocare come si deve è impresa ardua, la prestazione di “Nole” non è stata sufficiente. È sembrato battibile, poco sicuro, si è fatto trattare le spalle e a fine match sembrava molto più scarico del solito. Difficile pensare sia solamente colpa dell’umidità di New York.
US OPEN 2016 – Semifinali maschili
Novak Djokovic (SRB) b. Gael Monfils (FRA) 6-3 6-2 3-6 6-2
Djokovic, una finale fra tanti interrogativi
Semifinale assurda fra Novak Djokovic e Gael Monfils: l’illogica logica del francese e l’umidità di New York fanno impazzire il numero uno del mondo, che però la spunta comunque in quattro set. Settima finale allo Us Open per “Nole”, ma resta più di una perplessità sulle sue condizioni. Fra problemi fisici, incertezze e un rendimento lontano dai soliti standard.