di Federico Mariani – foto Getty Images
Vince ancora Novak Djokovic, come sempre verrebbe da dire. Il serbo, con la vittoria a Miami, ha sin qui fagocitato tutto ciò che di più importante era in ballo nei primi mesi del 2015: dopo l’Australian Open, infatti, è arrivata la doppietta Indian Wells-Miami. E’ il primo a centrare l’accoppiata americana in back to back in tre stagioni, impresa riuscita nel 2011, 2014 ed appunto 2015.
Vince Djokovic senza tuttavia convincere appieno. Come già successo a Melbourne, Murray cede di schianto a livello fisico dopo due set lunghi e dispendiosi raccogliendo un altro bagel nell’ultimo set proprio come successo a gennaio.
Nel primo set il serbo maluccio, tanto che Murray va per due volte avanti di un break (2-1 e 4-3) cedendo però sempre il servizio quando era chiamato a confermare il vantaggio. Si approda, dunque, al tie break dove Murray in un attimo cancella quanto di buono fatto nel corso del set ritrovandosi sotto 0-4. La mini-rimonta dello scozzese si arresta sul 2-4 e Djokovic, più ordinato in questa fase nonostante un doppio fallo, chiude per 7-3.
Nel terzo game del secondo set il numero uno del mondo ha addirittura quattro chance per strappare il servizio al rivale e, probabilmente, assestare un colpo definitivo al match ma non riesca a capitalizzare. In questo momento qualcosa si spegne nella testa prima che nel tennis di Djokovic che diventa estremamente nervoso, al punto di rivolgersi in modo decisamente poco carino ad uno spettatore. Si seguono le rotazioni dei servizi fino al 5-4 Murray quando Djokovic gioca un game disastroso alla battuta e lo scozzese ne approfitta piazzando il break a zero che gli vale il set.
Ci vogliono più di due ore per completare i primi due set, un dispendio di energie troppo elevato per Murray che, infatti, cede di schianto. Il set decisivo diventa presto una passarella per Djokovic che chiude assestando al rivale un umiliante 6-0, il secondo stagionale contro lo scozzese.
Col successo in Florida, il quinto in carriera, il serbo rimpingua il suo bottino di titoli Masters 1000 a quota 22 portandosi ad una lunghezza dai 23 di Federer. Raggiunto lo svizzero per quanto riguarda i 1000 giocati su cemento (17), mentre supera in un sol colpo sia lo svizzero che Nadal per quanto riguarda la striscia di finali vinte consecutivamente, che oggi allunga a 10.
Djokovic, pur giocando a tratti male non solo oggi ma nell’intero torneo (semifinale con Isner a parte), dimostra una volta di più di essere il più forte giocatore del mondo e si erge quale uomo da battere nel prossimo futuro. Si possono muovere legittime critiche per lo spettacolo offerto, per l’ingiustificato nervosismo, per le scelte tattiche a volte scellerate, ma è doveroso ribadire che quando conta vincere, Djokovic vince.