di Daniele Rossi – foto Getty Images
Novak Djokovic si conferma il numero 1 del mondo per il secondo anno consecutivo. La classifica ce l'aveva già detto, ma questa finale aveva tutta l'aria di essere lo spariglio perfetto per capire chi fra Nole e Roger si meritasse la copertina come uomo dell'anno. Alla fine l'ha spuntata Djokovic, dopo una partita sì conclusasi in due set, 7-6(6) 7-5 in due ore e sedici minuti, ma altamente spettacolare, combattuta allo spasimo e giocata ad un livello di tennis stratosferico.
A Federer non è bastato portarsi avanti di un break sia nel primo che nel secondo set per avere ragione di un Djokovic indistruttibile sia fisicamente, che mentalmente. Roger, come ha detto durante la premiazione con la voce un pò rotta dall'emozione, non poteva giocare meglio di così. Le ha provate tutte, mettendo sul campo oltre che la sua immensa classe, anche una grande dose di cuore e coraggio.
Lo svizzero esce sconfitto, ma a testa alta e siamo sicuri che nel 2013 saprà ancora essere protagonista ad alti livelli.
Inizio sprint di marca Federer che scatta sul 3-0 con un parziale di 12 punti a 2. Djokovic però si risveglia subito e sfrutta un game di servizio senza prime di Roger per rientrare in partita. Ed è proprio l'elvetico a dover cedere la battuta sul 4-4: annulla le prime due palle break, ma sulla terza il suo diritto si infrange sul nastro.
Djokovic va a servire per il set e si porta anche sul 40-30, ma Roger gioca in spinta e costringe Nole ad un errore di rovescio. I seguenti punti tutti cuore e difesa del campione in carica, consentono a Federer di breakkare il serbo – che sul 5-6 si trova sotto 0-30 prima di infilare quattro punti di seguito – e di portare il set al tie-break.
Si gira sul 3-3, poi Novak sul 6-5 si procura il secondo set point. Federer lo salva con un punto che ha del miracoloso: prima aggancia una voleé quasi in tuffo e poi colpisce un diritto vincente spalle alle rete. Il punto fa esplodere la O2 Arena e l'adrenalina di Federer, che però vanifica tutto nel punto succcessivo quando spedisce malamente un rovescio in corridoio. Questa volta Djokovic non si fa pregare e chiude per 8-6.
All'inizio del secondo set ti aspetteresti un Djokovic carico e un Federer demoralizzato per il set perso. E invece il più distratto è il serbo, che cede il servizio in apertura dopo un lunghissimo gioco di undici minuti. Roger non sfrutta l'occasione del doppio break sul 3-1, ma anche Nole si vede cancellata una palla break da un chirurgico ace del basilese sul 4-3.
Federer va a servire per il set sul 5-4, il momento in cui si decide il match. Si porta sul 40-15, ma Djokovic gioca aggressivo e costringe Roger a due errori di diritto. Il terzo invece è totalmente gratuito e consente al serbo di guadagnarsi una palla break prontamente trasformata.
Sul 6-5 il destino di Federer è segnato. Va a servire per guadagnarsi almeno il tie-break, ma sul 30-30 sbaglia un rovescio che regala a Djokovic il match point. E' subito quello buono, perchè lo svizzero tenta un attacco a rete, ma Nole lo infila con uno spettacolare passante di rovescio che chiude in modo fragoroso questo splendido match.
Difficilmente si poteva chiedere di più ad una finale di un Masters, anche se non ha avuto il brivido del terzo set. La qualità di gioco è sempre stata altissima, così come l'intensità e il furore agonistico di entrambi i giocatori.
Federer ha messo tutto quello che aveva, peccando solo nel momento cruciale del secondo set. La voglia e la determinazione che ha comunque dimostrato oggi certifica ancora una volta – anche se non ce ne era certo bisogno – il suo status di campione assoluto, che non si è certamente annoiato di vincere.
Per Roger è la seconda finale persa al Masters, dopo quella ad opera di un'altra sua (ex) bestia nera, David Nalbandian a Shanghai nel 2005.
Per Djokovic invece è il secondo titolo di Maestro, dopo quello ottenuto sempre in Cina su Nikolay Davydenko nel 2008. Nonostante sia riuscito a confermare "solo" uno Slam su tre, Nole si è dimostrato il più continuo e solido dei Fab Four. Questo infatti è il suo sesto successo stagionale (Australian Open, Miami, Cincinnati, Pechino e Shanghai gli altri), corredato da sei finali (di cui due Slam) e quattro semifinali.
Le uniche due sconfitte giunte prima delle semifinali sono giunte in condizioni particolari: sulla terra blu di Madrid ai quarti contro Tipsarevic e al secondo turno di Parigi Bercy, dove forse ha preferito non affaticarsi troppo prima del Masters, lasciando strada a Sam Querrey.
Mossa azzecatissima, visto che ha trionfato da imbattuto, preparandosi al 2013, dove sarà ancora lui l'uomo da battere.
La stagione tennistica avrà la sua naturale conclusione con la finale di Coppa Davis il prossimo week-end tra Repubblica Ceca e Spagna, ma è possibile già stilare un bilancio.
Il 2012 verrà ricordato come l'anno dell'incertezza, il primo dal 2003 in cui i quattro Slam sono stati vinti da quattro giocatori diversi. Tante le storie, dalla supremazia di Djokovic, al settimo sigillo di Nadal al Roland Garros, al ritorno al successo a Wimbledon e in vetta di Federer, alla prima volta di Andy Murray agli Us Open. Ma anche la grande stagione di David Ferrer e Andreas Seppi, l'infortunio di Nadal e gli exploit di Lukas Rosol e Jerzy Janowicz. Insomma un 2012 splendido, divertente e imprevedibile.
E non vediamo già l'ora che sia gennaio, per ricominciare tutto ancora una volta dall'Australia.
FINALE
N Djokovic (SRB) [1] b. R Federer (SUI) [2] 7-6(6) 7-5