Esattamente un anno fa, Novak Djokovic annunciava la separazione dal suo vecchio team. Da allora sono trascorsi i dodici mesi più complicati della sua carriera: per risollevarsi, ha scelto di effettuare un ritorno al passato. Dopo aver ripreso a lavorare con coach Marian Vajda, qualche giorno fa è tornato al suo angolo il preparatore atletico Gebhard Phil-Gritsch. Difficile parlare di un rapporto di causa-effetto dopo così pochi giorni, ma il primo turno del Mutua Madrid Open gli ha regalato il miglior successo stagionale. Il 7-5 6-4 contro Kei Nishikori ha un ottimo valore per almeno due motivi: in primis, il giapponese sta vivendo un buon momento di forma, certificato dalla recente finale a Monte Carlo. In secundis, Kei ha sempre giocato bene a Madrid. Nelle ultime cinque edizioni aveva raggiunto almeno i quarti (o meglio), senza dimenticare il successo sfiorato nel 2014, quando soltanto un cortocircuito fisico gli impedì di vincere contro Rafael Nadal, dominato per un set e mezzo. Sul campo intitolato a Manolo Santana, onnipresente in tribuna, Nole ha giocato una buona partita. La palla non viaggia come un tempo e anche il fisico non sembra aver ritrovato l'esplosività dei tempi belli, però gli abbiamo visto fare cose interessanti. Fin dai primi punti, c'è stata la sensazione che Nishikori avrebbe avuto bisogno di 1-2 marce in più nel motore per mettere davvero in difficoltà Djokovic. A ben vedere, lo ha battuto soltanto due volte su quattordici scontri diretti. Qualcosa vorrà pur dire. Nel complesso, Djokovic ha tirato 26 colpi vincenti, bottino importante in una partita basata su scambi piuttosto lunghi, e tenendo conto della qualità del suo avversario. Nishikori scattava meglio dai blocchi, brekkando Nole sul 2-2.
“IL MIO FISICO NON ERA ABITUATO A CERTE DIFFICOLTÀ"
Ma in campo c'era un Djokovic “vero”, bravo a ricucire subito lo strappo. Sul 5-4 aveva un paio di setpoint sul servizio del giapponese, ma non li sfruttava. Sul 6-5, tuttavia, veniva aiutato da un rovescio largo di Kei sul 30-30 e poi azzeccava una bella risposta di dritto a chiudere il set. Il giapponese non si arrendeva, procurandosi una palla break in avvio di secondo. Ma la serenità di trovarsi in vantaggio ha sciolto ulteriormente mente e muscoli di Djokovic, la cui profondità dei colpi metteva sotto pressione l'avversario. Al momento di servire sul 4-5, in un game durato dodici punti, Nishikori metteva fine a due ore di partita con l'errore numero 26. È presto per avventurarsi in considerazioni sulle prospettive immediate di Djokovic, ma un suo recupero ad alti livelli sarebbe auspicabile: stiamo parlando di un giocatore che ha battuto per sette volte Rafael Nadal sulla terra battuta, anche a Madrid. Significa che ha firmato il 20% delle sconfitte di Rafa su questa superficie. E c'è un gran bisogno di un avversario credibile, anche perché gli altri sembrano i primi a non crederci. Prendete Dominic Thiem, finalista uscente e ultimo a battere Rafa sul rosso (l'anno scorso a Roma). Nell'intervista pre-torneo, ha detto che “se non succede qualcosa di strano”, Rafael Nadal avrebbe vinto anche a Madrid. Uno come Djokovic non l'avrebbe mai detto. I suoi problemi sono altri. Nei prossimi giorni capiremo se sono in via di risoluzione, a partire dal secondo turno contro il vincente di Edmund-Medvedev. “Sono lieto che il match sia girato dalla mia parte, avrebbe anche potuto andare diversamente – ha detto Nole – la partita si è decisa su pochi punti, ho provato a giocare i colpi giusto nei momenti importanti. Era esattamente quello di cui avevo bisogno per la mia fiducia”. Nole ha poi parlato della sua condizione generale, e sembra che gli effetti dell'operazione al gomito siano finalmente assorbiti. “Ci sono state delle conseguenze sul mio corpo. Cose di cui non ero a conoscenza, perché in passato non mi ero mai sottoposto a un'operazione”. Le prossime settimane ci diranno se il peggio è veramente passato.
MUTUA MADRID OPEN – Primo Turno
Novak Djokovic (SRB) b. Kei Nishikori (GIA) 7-5 6-4