Un torneo di successo per Nole Djokovic, soprattutto considerato l’intervento al ginocchio di un mese fa, che tuttavia riconosce il livello superiore di Alcaraz

foto Ray Giubilo

Davanti a un Carlos Alcaraz così, anche un lottatore indomito come Novak Djokovic è costretto ad abbassare le braccia. “Carlos – dice Nole, che a Wimbledon ha giocato 10 finali, con 7 titoli, e che dal 2018 è stato sempre presente all’ultimo atto sul Centre Court – ha meritato di vincere. E’ stato il migliore. Nel terzo set ho cercato di riprendermi, ho annullato tre match point, ho allungato un po’ la partita, ma era inevitabile. Ha giocato meglio ogni singolo punto. Non penso che avrei potuto fare molto di diverso dal punto di vista tattico. Non mi dava punti facili sul mio servizio e non l’ho mai visto servire così. Deve aver avuto un buon allenamento ieri!”.

Il confronto con l’anno scorso, quando pure Alcaraz era risultato vittorioso dopo un epico scontro su 5 set, non regge, secondo Djokovic, che stavolta ha goduto di una rara occasione in cui il pubblico del Centre Court era quasi tutto con lui, forse nella speranza di vedere una rimonta. “Nel 2023 io ero alla mia nona finale qui, lui alla prima, sono partito con un 6-1, poi al tie-break del secondo ho mancato una palla facile che avrebbe potuto cambiare l’incontro, ma fino alla fine siamo andati punto a punto”, ricorda. Naturalmente, l’anno scorso il campione serbo non era uscito, appena un mese prima dei Championships, da un’operazione al ginocchio come quella subita quest’anno. “Ho fatto tutto il possibile – afferma – Se qualcuno mi avesse detto tre settimane fa che sarei arrivato in finale a Wimbledon non ci avrei creduto. Da questo punto di vista il torneo è stato un successo, ma logicamente ora sono deluso”. La preparazione per Wimbedon non ha potuto essere “normale”. “Ho fatto un programma ibrido – sostiene Djoko – che da un lato era la riabilitazione del ginocchio, dall’altro l’allenamento per un torneo del Grande Slam. Nei primi turni gli effetti si sono visti, poi le cose sono migliorate. Ma oggi ero un mezzo passo indietro rispetto al mio avversario sotto ogni punto di vista”.

L’analisi della partita per Djokovic parte da un “incredibile primo game”, durato 13 minuti, con 7 parità e vinto da Alcaraz, strappandogli il servizio, al quinto break point. “E’ uno dei più lunghi primi game che io abbia mai giocato. Ha dato il tono al resto dell’incontro. Ha mostrato che lui era pronto fin dall’inizio”.

Come tutti gli atleti in uscita da Wimbledon, Djokovic guarda ora alle Olimpiadi. “Combatterò per una medaglia per il mio Paese (finora ha al suo attivo solo il bronzo di Pechino ndr) – dice, e si sa quanto Nole tiene a giocare per la Serbia – E’ una superficie diversa, quella su cui mi sono infortunato. Spero di trovare il mio tennis giusto. Le Olimpiadi e lo US Open sono i miei grandi obiettivi per il resto dell’anno. Arrivare in finale a Wimbledon dà una spinta al mio morale. Ma so che Jannik Sinner e Alcaraz quest’anno sono i migliori del mondo e che non sono a quel livello. Per batterli devo lavorare, ma ho una certa esperienza in questo, ho sempre dato il meglio di fronte alle avversità”.

Djokovic ha una parola anche per Kate, principessa di Galles, che lo ho premiato a fine partita. “E’ bello vedere che è in buona salute – dice – E’ un bene per il Paese, per Wimbledon e per il tennis. So che la principessa e sua sorella hanno giocato per anni, hanno rispetto, ammirazione e comprensione per il nostro sport. Questo sostegno da parte della famiglia reale è molto importante”.

Sul Centrale, Nole aveva sottolineato che ai suoi due figli piace giocare a tennis. “Magari ho davanti a me una carriera da coach di mio figlio”, ha scherzato, ma, perché qualcuno non pensasse che questo vuol dire fare un passo indietro dalla sua carriera di giocatore, ha subito precisato: “Ho detto al mio team: andiamo avanti!”.