US OPEN – Andreas gioca un buon match contro il numero uno del mondo, ma si arrende comunque in tre set. Decisive poche situazioni, gestite meglio da un Djokovic attentissimo. L’azzurro esce a testa alta e può puntare ai top 20 entro la fine dell’anno.La cattiva notizia è che lo Us Open di Andreas Seppi si è fermato al terzo turno, quella buona è che l’altoatesino ha obbligato Novak Djokovic a tirare fuori il meglio di sé. Può andare bene anche così: l’impresa quest’anno è già arrivata all’Australian Open contro Roger Federer. Proprio in relazione a quel match di Melbourne, c’era una suggestione statistica interessante: Andreas battè Roger dopo averci perso dieci volte di fila, e nel pomeriggio newyorkese affrontava Djokovic nella medesima situazione, dieci precedenti e altrettante sconfitte. Ma in questo caso la prima vittoria dovrà attendere. Sull’Arthur Ashe Stadium è finita 6-3 7-5 7-5 per il numero uno del mondo, bravo a gestire meglio i momenti delicati. La differenza è tutta lì, perché Seppi ha giocato un match più che dignitoso sotto tanti aspetti, riuscendo quasi sempre a fare ciò che doveva. Con l’esperienza che ha, sa come giocare certe partite. Il suo tennis ha funzionato, dal servizio agli scambi lunghi, e pure col quel diritto che nei primi due turni l’aveva fatto un po’ penare. Ha vinto tanti bei punti, non ha sofferto troppo il tennis di ‘Nole’ e a tratti è riuscito anche a metterlo sotto. Forse avrebbe meritato qualcosina in più, ma non ci sono particolari rammarichi: la vittoria è rimasta sempre lontana. “Dovrò cercare di essere aggressivo per non dargli la possibilità di comandare gli scambi”, aveva detto l’azzurro alla vigilia, e in fondo può essere contento di come è andata. Ma il serbo, al primo vero test del suo torneo, ci ha messo tanta attenzione ed è stato troppo cinico per lasciarsi sorprendere. Dopotutto, se Andreas in carriera è riuscito almeno una volta a battere tutti gli altri Fab Four, mentre contro di lui ci è andato sì vicino al Roland Garros del 2012, ma poi ha spesso raccolto poco, un motivo c’è. Il match di oggi è girato su poche situazioni, ma contro i migliori va così. Giocare bene non è sufficiente. Basta un game non chiuso, una risposta mancata quando serve o una palla corta azzardata in un momento delicato e la partita se ne va.
GLI OTTAVI A NEW YORK RESTANO UN TABÙ
Seppi è anche stato avanti di un break nel primo set, 2-1 e servizio grazie a tre errori consecutivi di ‘Nole’, ma non ha molto da recriminare. Se proprio, lo può fare per quel game perso da 40-0 sul 3-4, che ha dato a Djokovic il primo set e indirizzato l’incontro. Nonostante ciò, l'azzurro ha tenuto duro, continuando a togliere il tempo al rivale per comandare il gioco, un po’ come era successo contro Federer in Australia. Ne è uscito un gran bel secondo set, nuovamente deciso da qualche tentennamento nel finale: sul 5-5 Andreas ha annullato due palle-break ma non la terza, e poco dopo Djokovic ha raddoppiato il vantaggio. Sembrava finita sul 4-2 del terzo, quando l’azzurro ha concesso due palle del 5-2 pesante e pareva a un passo dalla doccia, invece ha rialzato la testa e si è regalato un’altra chance, sino a mettere sul serio paura a Djokovic. Senza più nulla da perdere ha iniziato a colpire la palla sempre più forte, trovando il miglior tennis del suo match. Ha messo alle corde il numero uno a suon di vincenti risalendo da 3-5 a 5-5, poi un paio di errori gli sono costati un nuovo break, ma non ha mollato nemmeno sotto 6-5. E se fosse riuscito a concretizzare una delle due palle-break per acciuffare il tie-break, forse un set l’avrebbe vinto. Meritatamente. Invece le ha giocate maluccio e la partita è finita lì. Ma, come detto, poca amarezza, anche se una vittoria l’avrebbe reso il primo tennista italiano della storia (!) a raggiungere la seconda settimana in tutti i tornei del Grande Slam. Non è certo questa la partita da rimpiangere. Due anni fa, al medesimo round, perse in cinque set contro Denis Istomin. Allora salutò New York con più di un rimpianto, stavolta torna a farlo a testa alta, come non gli accadeva dal 2008, quando si arrese al terzo turno ad Andy Roddick. È un segnale più che positivo: lo Us Open è lo Slam che gli piace meno, ma quest’anno ha fatto comunque il massimo possibile. Se l’urna gli ha riservato Djokovic al terzo turno non è certo colpa sua. Ora, dopo l’impegno di Coppa Davis in Russia, c’è una stagione da chiudere in bellezza. Prima in Asia, poi nei tornei europei sul veloce al coperto, per provare veramente a chiudere l’anno fra i top 20. Questo Seppi ce la può fare.
US OPEN MASCHILE – Terzo turno
Novak Djokovic (SRB) b. Andreas Seppi (ITA) 6-3 7-5 7-5
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