Novak Djokovic non muore mai. Una novità? Tutt’altro, ma stavolta il serbo aveva veramente un piede e mezzo nella fossa, contro un Alexandr Dolgopolov indiavolato. Per un'ora abbondante l’ucraino l’ha bucato da ogni angolo, strappando al tie-break un primo set che l’aveva visto condurre per due volte di un break, prima di involarsi sul 4-1 nel secondo. Djokovic gli rimandava il possibile, ma lui colpiva ogni volta più forte, girando dalla sua parte anche gli scambi inizialmente favorevoli al serbo. Erano già pronti i titoloni, per esaltare il tennis anarchico capace di ubriacare il numero uno, con accelerazioni e back millimetrici, variazioni, imprevedibilità. Invece, l’upset alert, come amano chiamarlo gli americani, è caduto nel vuoto pochi minuti più tardi, mentre Djokovic rovesciava il match con una facilità disarmante, da 6-7 1-4 a 6-7 7-5 6-0, dando l’ennesimo sfoggio del suo immenso carattere. Pareva una mission impossible, invece gli è bastato uno scatto nel momento più difficile. Quello che in molti non saprebbero trovare, ma lui ha nel DNA. Poteva anticipare il rientro a casa per abbracciare il figlioletto Stefan con qualche giorno d’anticipo, invece non gli è nemmeno passato per la testa. A differenza del primo set, quando frantumando la sua Head ha preso anche un punto di penalità, ha mantenuto i nervi saldi, stretto i denti e rifiutato la sconfitta, consapevole che prima o poi la soluzione sarebbe arrivata. Ha dato i primi segni di reazione cancellando due palle dello 0-4, la prima con un vincente di diritto che mancava da un po’, e poi salendo 30-0 in risposta nel game successivo. Non è arrivato il break, ma il messaggio sì, forte e chiaro.
6-0 IN TREDICI MINUTI
‘Nole’ è finalmente riuscito a non farsi schiacciare, il tennis del rivale ha perso incisività, e la potenziale sconfitta ha iniziato ad assumere il contorno opposto, quello più famigliare al tennista di Belgrado. Spingendo a più non posso sulle righe si è preso sul 2-4 la palla per riaprire i conti, Dolgopolov l’ha aiutato mettendo in rete un diritto, e il match si è immediatamente rovesciato. L’ucraino è riuscito appena a portarsi 5-4, poi Djokovic è salito in cattedra offrendo la sua lezione preferita, tradotta in nove game consecutivi di dominio, con soli cinque (!) punti persi su quarantuno. Dall’altra parte del campo, anche a causa di un fastidio alla pianta di entrambi i piedi (medicati dal trainer fra secondo e terzo set), è emersa invece tutta la sregolatezza fino a qualche minuto prima sovrastata dal genio. Via le fiammate di classe, spazio agli errori, uno dopo l’altro per uno dei 6-0 più veloci di sempre, maturato in appena tredici minuti. Malgrado tutto, Dolgopolov ha trovato lo stesso la forza di sorridere al cambio campo del 5-0, consapevole di aver comunque fatto qualcosa di importante. Nonostante un set e mezzo da urlo torna a casa con le ossa rotte, mentre Djokovic può continuare a sognare una nuova doppietta Indian Wells-Miami, dopo quella di dodici mesi fa. Prossimo nome nella sua lista nera David Ferrer, l’altro grande protagonista di questa prima fetta di stagione, impreziosita da ben tre titoli. Lo stato di forma dello spagnolo è di buon auspicio per gli amanti delle battaglie, ma Djokovic non ci perde dal 2011 e ha vinto le ultime otto sfide, cedendo giusto un paio di set. Difficile sia lo spagnolo a fermare la sua corsa. Certo, avanti 7-6 4-1 Ferrer perderebbe difficilmente, ma in quella situazione bisogna prima saperci arrivare. Non è roba da tutti.
NISHIKORI PASSEGGIA SU GOFFIN
Poco spettacolo invece nell’altro potenziale big match di giornata, che vedeva affrontarsi sul GrandStand Kei Nishikori e David Goffin. La colpa è di una prestazione sottotono del belga, che ha retto di fatto soltanto nelle prime battute di entrambi i set, prima di inginocchiarsi alla maggiore varietà dell’avversario, passato 6-1 6-2 in 68 minuti. A compensare la mancanza di grande interesse ci ha pensato in apertura di giornata il ventunenne austriaco Dominic Thiem, bravo a trovare la chiave di volta per battere un solidissimo Mannarino, regolato 7-6 4-6 7-5 al termine di una battaglia di oltre due ore. Dopo l’ingresso fra i primi 40 dello scorso settembre, il talento di Wiener Neustadt sembrava essersi leggermente fermato, con appena tre vittorie nel tour da inizio stagione. Eccone quattro in Florida, foriere del primo quarto di finale in un Masters 1000. Domani la sfida contro Andy Murray, che battendo Kevin Anderson in tre set ha raggiunto quota 500 vittorie in carriera nel circuito.
David Ferrer (ESP) b. Gilles Simon (FRA) 7-6 6-0
Kei Nishikori (JPN) b. David Goffin (BEL) 6-1 6-2
Dominic Thiem (AUT) b. Adrian Mannarino (FRA) 7-6 4-6 7-5
Andy Murray (GBR) b. Kevin Anderson (RSA) 6-4 3-6 6-3
Tomas Berdych (CZE) b. Gael Monfils (FRA) 6-3 3-2 ritiro
Juan Monaco (ARG) b. Fernando Verdasco (SPA) 6-3 6-3