Di Cosimo Mongelli – 4 ottobre 2014
Niente da fare. L'aria di Pechino piace davvero tanto a Novak Djokovic. Se non per il cibo (la sua dieta rigorosa non permette digressioni) o il plumbeo e inquinatissimo cielo, forse per i tifosi e il ricchissimo montepremi. Sta di fatto che dopo quattro trofei sollevati e 23 successi consecutivi Nole è di nuovo in finale. Al suo cospetto, in semifinale, si presenta un Andy Murray che nonostante il primo successo stagionale a Shenzhen, sembra ancora faticare parecchio per ritornare ai fasti e il livelli che l'avevano portato a contendersi la prima posizione mondiale. L'equilibrio dell'incontro dura lo spazio di 7 game, poi sul 4 a 3 Nole si vede consegnare il break direttamente dallo scozzese. Il quale, dopo aver annullato due palle break, affossa in rete due rovesci di ordinaria amministrazione e permette dunque al serbo di servire per il set. Lo 0-30 al momento di chiudere non intimorisce Djokovic e al secondo set point la pratica del primo set è chiusa. Andy scuote la testa, impreca, mette in piedi il solito teatrino di quando si trova in difficoltà. E perde completamente la bussola. Cede subito la battuta a zero e si ritrova, due game più avanti, sotto 0-30. Serve un sussulto d'orgoglio, per arginare quest'ecatombe e lo scozzese lo trova. Tiene il servizio, comincia a battagliare ferocemente su ogni palla. Non vuole relegarsi al ruolo di sparring. Si procura financo le occasioni per riaprire l'incontro. E se sull'1 a 2 sulle due palle break è sin troppo rinunciatario per poterle sfruttare, sul 2 a 3 si ricorda come si può aggredire un avversario e sull'occasione concessagli costringe Nole all'errore e riporta il set in parità.
CONTRO BERDYCH PER IL QUINTO TITOLO
Ma è un emozione da poco. Sul 4 pari, smaltito il passaggio a vuoto, Djokovic torna a giocare da numero uno al mondo. Mette alle corde uno spaurito Murray e con tre punti consecutivi si procura due palle break. Quelle decisive. Andy non può nulla, ogni palla colpita gli ritorna dieci volte più pesante e alla fine cede. Cede incredulo, iracondo e stizzito. Cede il servizio, scaglia la racchetta per terra con sdegno, rimedia un warning e sventola bandiera bianca. Nole chiude di lì a pochi istanti, dopo un'ora e mezza. In un match di certo non entusiasmante. Ancor meno entusiasmante l'altra semifinale, che ha visto di fronte Tomas Berdych e quello che tutti ricorderanno come il giustiziere di Rafael Nadal (senza tener conto delle condizioni non ancora ottimali di Rafa, ma questa è un'altra storia), Martin Klizan. Match equilibrato solo nel primo parziale, con Tomas che corre e sventa l'unica palla break concessa nel settimo game ma che conduce l'incontro senza problema alcuno, costringendo lo sventurato ceco a fare il tergicristallo, dominando gli scambi e regalando poco o nulla al servizio. Il ceco, già vincitore di questo torneo nel 2011, affronterà Nole Djkovic per la 18esima volta. Impietoso il bilancio dei precedenti (15 a 2 per il serbo). Con la speranza che si assista , almeno in finale, ad un incontro degno di questo nome.
ATP 500 PECHINO – Semifinali
Novak Djokovic (SRB) b. Andy Murray (GBR) 6-3 6-4
Tomas Berdych (CZE) b. Martin Klizan (SVK) 6-4 6-1