US OPEN – In una giornata non troppo positiva, Novak Djokovic trova il modo per battere Wawrinka e centrare la quinta finale. Lo svizzero lo "incorona" con una parolaccia. 
Djokovic ha sconfitto Wawrinka per la 15esima volta. Ma che fatica…

Di Riccardo Bisti – 8 settembre 2013

 
“Mentre giocavano il terzo game del quinto set, tutti pensavano che sarebbe stato decisivo. Quando l’ho perso, il mio match è diventato ancora più difficile”. Chissà se Novak Djokovic bluffa o dice sul serio. Comunque sia, è riuscito a sfangarla anche stavolta nonostante abbia rischiato grosso contro un ottimo Wawrinka, non maestoso come contro Murray, ma ormai pronto a entrare tra i primi 5-6 al mondo. Non c’è stata l’epica di otto mesi fa a Melbourne, ma le emozioni sono state intense e concentrate in un unico game, quello che ha portato Wawrinka sul 2-1 al quinto. Col senno di poi non gli è servito, poichè Djokovic si è imposto col punteggio di 2-6 7-6 3-6 6-3 6-4, ma abbiamo visto 30 punti e ventuno minuti di tennis siderale, da tenere incollati alla sedia anche gli appassionati più tiepidi. A differenza di tanti “vassalli”, Wawrinka non ha alcun timore nell’affrontare i più forti. Se c’è da urlare lo fa, se c’è da mancare di rispetto…anche. Ha annullato alla grande almeno quattro delle cinque palle break concesse, poi si è preso l’ovazione del pubblico prima di intascare il game al sesto tentativo. La gente dell’Arthur Ashe si è alzata in piedi e ha strappato un sorriso a entrambi. Sia Stan che Nole hanno incitato il pubblico a urlare ancora più forte, anche perchè così avrebbero potuto rifiatare un po’. Wawrinka ha vinto il punto successivo, ma quel momento è stato mortifero. Gli ha fatto perdere la concentrazione. Djokovic è un mostro di mentalità ed è abituato a vivere queste situazioni. Lo svizzero è uno sfacciato, ma per lui era la prima semifinale Slam. Guarda caso, dopo il cambio di campo, ha incassato il break poi risultato decisivo. Cinque minuti di distrazione che gli sono costati il più importante risultato in carriera.
 
Sul 2-2 si è trovato 15-40. Djokovic gli ha concesso due errori, ma alla terza palla break del game un rovescio lungo (proprio il rovescio, Stan!) ha mandato avanti il serbo. Djokovic non ha più rischiato, chiudendo con un ace e alzando le braccia al cielo con quel modo di fare un po’ così, che esalta i suoi sostenitori e fa arrabbiare chi lo denigra. “Stan ha giocato a tennis meglio di me – ha ammesso con onestà Djokovic, vincitore nel 2011 – è stato più aggressivo e io ho cercato di restare in partita e trovare il mio ritmo. La differenza? Stare lì, crederci fino alla fine ed essere forte mentalmente. Non è la prima volta che mi capita di vincere al quinto set dopo essere stato in vantaggio”. Djokovic è la mente suprema del tennis. Se Michael Chang è riuscito a diventare numero 2 e vincere uno Slam grazie (soprattutto) alla testa, Djokovic ha vinto un mucchio di partite grazie a una solidità mentale impressionante. Per battere Wawrinka in queste condizioni ci voleva una testa d’oro. E Djokovic ce l’ha. “Sapevo che lui avrebbe giocato in un certo modo, picchiando forte con il rovescio. Io non ero pronto, ero lento di piedi e ho sbagliato troppo. Di sicuro avevo giocato meglio nei turni precedenti, poi in semifinale c’è ancora più pressione”. Sembrano le parole di chi ha perso, invece in finale ci va lui, per la quinta volta (la quarta consecutiva). “Il gioco c'è, ma oggi non mi ha sorretto a dovere. Forse ho avuto poco tempo per recuperare dopo i quarti. Sono arrivato al limite, ma siamo alle fasi finali e sono contento di dover affrontare degli esami”. Ma se manca il gioco, tanto, c’è la testa a tenere in piedi Djokovic. Adesso avrà 48 ore per recuperare e dare la caccia al settimo Slam. Come un certo John McEnroe. Piano piano, nella storia ci sta entrando anche lui. Nell’epoca di Federer-Nadal, è davvero una grande impresa.
 
US OPEN UOMINI – SEMIFINALI
Novak Djokovic (SRB) b. Stanislas Wawrinka (SUI) 2-6 7-6 3-6 6-3 6-4
Rafael Nadal (SPA) b. Richard Gasquet (FRA) 6-4 7-6 6-2