In un’intervista alla tv serba, Nole ha parlato a lungo dell’educazione dei figli e della scelta contro tendenza di non concedergli il cellulare
Nole mima il gesto del violino, in onore di sua figlia Tara – foto Ray Giubilo
Proprio nei giorni in cui anche in Italia si accende il dibattito sull’uso dei cellulari tra i minori (la richiesta di una nutrita schiera di personaggi della cultura e dello spettacolo è quella di vietarli agli under 14, negando l’accesso ai social fino ai 16 anni), sull’argomento si è espresso Novak Djokovic nel corso di un’intervista alla televisione serba.
Nole non ha mai nascosto il suo contributo all’educazione dei figli, tanto che da quando i piccoli Stefan, 10 anni il prossimo mese, e Tara, 7 anni, sono cresciuti e non possono più viaggiare costantemente con il campione, ammette di soffrirne la lontananza, specie nelle lunghe trasferte di inizio anno.
Durante lo scorso week end, Novak ha parlato della scelta sua e della moglie Jelena di non concedere ai figli il cellulare, per cercare di stimolare in loro la creatività, nella speranza che i figli rivolgano i propri interessi alla musica – conosciamo già l’amore di Tara per il violino – alla lettura o ad altre attività “analogiche”. Si definisce un genitore “vecchia scuola” e nel suo intervento a “Vece sa Ivanom Ivanovicem” ha voluto ricordare gli insegnamenti della sua prima maestra Jelena Gencic, scomparsa nel 2013, riconoscendo tuttavia la difficoltà di portare avanti la scelta nei riguardi dei figli.
“Ho imparato da Jelena Gencic perché è importante ascoltare musica classica, leggere libri, la generazione di oggi ha molte più sfide, allora non c’erano i social network, si guardavano solo i telefoni. Ora non guardiamo le cose da una prospettiva diversa, viviamo in un’era digitale, lo sviluppo tecnologico è incredibile, i miei figli non hanno ancora il telefono, io e mia moglie siamo in difficoltà”.
Poiché nella scuola privata frequentata dai figli, pare che Stefan e Tara siano gli unici ancora senza cellulare e abbiano iniziato a farlo notare!
“Si lamentano del fatto che nella loro scuola tutti hanno un telefono tranne loro. Non è facile, e questo si riflette su altri livelli. Se tutti fanno qualcosa, il branco funziona così, bisogna seguirlo. Be’, non deve essere così. È qui che penso che ci differenziamo dagli altri, perché siamo testardi sia in senso positivo che negativo”, ha detto Djokovic.
Approfondendo poi la scelta della scuola, Nole ha chiarito il motivo della frequentazione di un istituto serbo, nonostante i figli siano nati altrove.
“Ho vissuto all’estero per molti anni, soprattutto per lavoro. Da qualche anno sono qui con la mia famiglia, con i miei figli. Voglio stare qui, che i miei figli vadano a scuola in Serbia, che sentano cosa significa la Serbia, perché è anche il loro Paese, anche se non sono nati qui. Ne parlo costantemente con loro”.