ROLAND GARROS – Il serbo piange, ma con la stampa non fa drammi. “Battere Rafa a Parigi è quasi impossibile, io ho avuto troppi alti e bassi”. Quel doppio fallo sul matchpoint. “Se magari fossi stato mancino…”
Di Alessandro Mastroluca – 9 giugno 2014
È andato meglio dell'anno scorso, ma il suo primo tango a Parigi è rimandato ancora. Ha chiuso peggio dell'anno scorso, con un doppio fallo sul match point. È ovviamente deluso Novak Djokovic, che si presenta in sala stampa appena 20 minuti dopo la fine della partita. Il serbo, che ha fallito l'aggancio al numero 1 del mondo e al Career Grand Slam, arrivava da quattro vittorie consecutive negli ultimi quattro confronti diretti. “A Roma ho giocato benissimo – ha ammesso – oggi no. Il record di Nadal al Roland Garros parla da solo. Ha vinto 9 volte, ha perso una sola partita. Batterlo qui al meglio dei cinque set è quasi impossibile, perché devi mantenere a lungo un livello di gioco incredibile. Invece oggi ho avuto degli alti e bassi, lui copriva benissimo l'angolo del dritto mentre il mio rovescio, soprattutto incrociato, ha funzionato meno bene che nelle ultime partite”.
“Ho iniziato molto bene” spiega Djokovic, che ha chiuso il primo set dopo 44 minuti con l'11esimo vincente, di dritto, contro i soli 5 di Nadal, un po' incerto proprio con il dritto, almeno nel primo parziale. Nel secondo, poi, è riuscito a farsi più incisivo al servizio, a uscire dalla sua diagonale migliore trovando efficaci variazioni anche di rovescio. La partita, ammette il serbo, è cambiata dall'ultimo game del secondo set. Un doppio fallo e un errore di rovescio, il 14esimo del set, costano a Djokovic il break e il 7-5. “Da quel momento l'inerzia del match è passata completamente dalla sua parte. Ho iniziato a far fatica dal punto di vista fisico, per me il terzo set è stato durissimo. Nel quarto mi sentivo di nuovo bene ma lui ha giocato meglio i punti importanti”.
Djoko ha chiuso con un vincente in meno, 43 contro 44, e dieci gratuiti in più, ma ha pagato soprattutto il modesto 37% di punti con la seconda. Finale di partita polemico per il serbo, disturbato dal pubblico che in un certo senso provoca il doppio fallo sul matchpoint. “La gente ha fatto un gran tifo per lui – ha ammesso Djokovic, che a fine partita ha ironicamente applaudito i tifosi – ho provato a concentrarmi solo sui miei supporter. È chiaro che la gente si sente coinvolta, che partecipa, e in campo riesci a sentire la tensione. Ma non posso dare la colpa al pubblico, sono io l'unico responsabile della sconfitta”.
Una sconfitta che pesa, che inevitabilmente delude. Ma Djokovic ha imparato sulla sua pelle a dare il giusto peso allo sport, a guardare al quadro di insieme, a ponderare valori e priorità. “La vita va avanti. Mi sono già trovato in questa situazione. È dura quando vuoi disperatamente qualcosa e per anni non riesci a ottenerla” ha spiegato, con rifermento implicito, al suo sogno cullato fin da piccolo di trionfare a Wimbledon. Un sogno iniziato con la sua prima maestra Jelena Gencic, con cui giocava a ritagliare coppe in cartone e immaginarsi campione nella cattedrale del tennis. Un sogno realizzato nell'indimenticabile estate del 2011 con una vittoria su Nadal che lo ha consacrato per la prima volta numero 1 del mondo. Ma di sicuro alludeva anche a un Career Grand Slam che continua a non arrivare. E Parigi sembra una città maledetta. “Se guardo le cose in prospettiva, comunque, non posso che considerarmi un privilegiato. So come fare per gestire queste situazioni” ha concluso il serbo, che ha perso la seconda finale sulle due giocate al Roland Garros. Nonostante la delusione, Djokovic conserva un po' della sua abituale simpatia. “Se si fosse giocato alle 18, con la temperatura più bassa, pensi che avresti vinto?” gli chiedono”. “Forse se fossi stato mancino…”.
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