Qualcuno è stufo. Dice che questo non è tennis, ma una gara di resistenza. C'è qualcosa di vero. Di questa finale ricorderemo il risultato e poco altro, poiché Novak Djokovic ed Andy Murray non hanno esaltato. Si sono visti scambi interessanti, per carità, ma lo spettacolo è un'altra cosa. Il Miami Open è andato al più resistente. Ancora una volta, è stato Novak Djokovic. Segno di una superiorità sempre più netta. Per Nole è il quinto successo a Miami, la terza accoppiata Indian Wells-Miami. Non c'era riuscito nessuno, neanche Roger Federer, oggi distanziato di oltre 4.000 punti. Nole è sempre più dominatore e punta a chiudere in vetta per la quarta volta negli ultimi cinque anni. Nel ranking sputato oggi dal computer, sarà davanti a tutti per la settimana numero 141, proprio come Rafa Nadal. Lo supererà. E ne supererà altri. Vince anche quando gioca male, come gli è successo nei primi turni, quando ha raccolto un paio di richiami e un penalty point. Si è innervosito anche durante la finale, quando Murray gli ha scippato il secondo set. Se l'è presa con uno spettatore, mostrando una volgarità che non gli appartiene. Ma quando fa caldo si può perdere un po' di lucidità. L'ha riconquistata nel terzo set, vinto a zero, da dominatore. E così, dopo 2 ore e 47 minuti, il segnapunti diceva 7-6 4-6 6-0. 22esimo Masters 1000 per lui, a una sola lunghezza da Roger Federer e a cinque dal leader Nadal. Un leader sempre più alla portata. Dovesse intascare uno dei prossimi tre, quelli sul rosso (Monte Carlo, Madrid e Roma), l'aggancio potrebbe essere imminente.
MURRAY, UN MATRIMONIO PER CONSOLARSI
La partita? Un film già visto. Lotta, errori, qualche perla, ma poco entusiasmo. Murray recrimina per un primo set in cui è stato per due volte avanti di un break. Lo ha perso al tie-break, ha lottato duramente nel secondo ma poi si è sciolto, letteralmente, nel terzo. Due rovesci in rete, specchio della fatica, lo hanno condannato al break in avvio. Sullo 0-2 ha fatto il possibile, cancellando cinque palle break, ma erano le ultime energie. Quando l'ennesimo rovescio è morto in rete, dal suo angolo hanno sventolato bandiera bianca. “E' stato un match brutale, faceva molto caldo – ha detto Djokovic, alludendo al terribile 80% di umidità – mi ero preparato a una battaglia fisica, ma un conto è prepararsi e un altro è viverla per davvero. Mi aspettavo scambi lunghi e ho giocato il terzo set come mi sarei aspettato”. Da parte sua, Murray viene respinto ancora una volta. Il ranking lo premia (oggi torna al numero 3 ATP), però ha perso gli ultimi 12 scontri diretti contro i Big Three. L'ultimo successo è arrivato su Djokovic, nella finale di Wimbledon 2013. “Non sono arrivato al livello di Novak, ma ci sono un po' più vicino – ha cercato di consolarsi – mi spiace non aver lottato nel terzo, ci ho provato ma le gambe erano stanche e non ho finito bene. Onestamente non posso fare di più per stare meglio fisicamente. Devo continuare a lavorare e vedere se c'è qualcosa che posso fare meglio”. Si vedrà. Intanto si prenderà una pausa, giacchè sabato prossimo si sposerà con l'amata Kim Sears, nella sua Dunblane. Nonostante la lunga amicizia, Djokovic non ci sarà. “Non sono stato invitato, ma gli auguro il meglio” ha sorriso Nole.
LA CORSA A PARIGI PARTE DA QUI
Djokovic è sempre più leader. I migliori sono un gradino sotto e gli altri non sono regolari. Vien da pronunciare la fatidica frase: “non si vede da chi possa perdere”, ma la storia ci ha insegnato che i cambiamenti sono dietro l'angolo. Il serbo, sempre lucido, lo sa bene: “Devo sfruttare al massimo questo momento in cui sto giocando il mio miglior tennis, perchè so che non andrà avanti per sempre. Tra non molto ci sarà un cambio generazionale”. Sulla partita ha espresso pochi altri pensieri: “E' stata una battaglia fisica. Non abbiamo servito bene, ci sono stati pochi punti gratis. Per questo abbiamo dovuto lottare duramente per conquistare ogni singolo punto”. Il problema – per gli altri – è che non ha mai dato la sensazione di poter perdere. Anche quando era sotto, anche quando sciupava una palla break dopo l'altra (ne ha trasformate solo 5 su 18). L'unico momento di vera crisi c'è stato negli ottavi contro Dolgopolov, quando è stato in svantaggio di un set e un break. Durante quel match ha anche frantumato una racchetta. Ma se vince i tornei anche quando si arrabbia, si innervosisce e concede qualcosa…beh, son dolori. E se Nadal non si riprende in fretta, c'è il rischio che il dominio vada avanti anche nei prossimi due mesi. La corsa al Roland Garros è appena iniziata. E Nole è davanti a tutti.
MASTERS 1000 MIAMI – Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Andy Murray (GBR) 7-6 4-6 6-0
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 27
Roger Federer – 23
Novak Djokovic – 22
Andre Agassi – 17
Pete Sampras – 11
Andy Murray – 9
Thomas Muster – 8
Michael Chang – 7
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marcelo Rios – 5
Andy Roddick – 5
Marat Safin – 5